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Tenuta Mazzolino: quaranta vendemmie di Noir


In quell’Oltrepo’ Pavese che è una virgola di Lombardia, alle pendici dell’Appennino, i latini chiamavano questa zona terra di scambio. Dall’inizio degli anni Ottanta, Tenuta Mazzolino, in Corvino San Quirico, è un punto di riferimento per il vino d’avanguardia, che già dagli esordi puntava a portare l’Oltrepo’ all’attenzione del mondo.



Tremila ettari di Pinot Nero, numeri secondi solo a Champagne e Borgogna, che ne contano undicimila. A duecentocinquanta metri sul livello del mare, dove il terreno nasconde la mescolanza di argilla e calcare, e le colline guardano a Nord. Tenuta Mazzolino vive in questi appezzamenti dal 1980, cinque anni prima di mettere sul mercato la prima etichetta, che già parlava di futuro (Enrico si faceva mandare le barbatelle direttamente dalla Francia): “Mio nonno la vendeva a ventottomila lire, una follia”.

Parole di Francesca Seralvo, che tiene le fila di Tenuta Mazzolino da dieci anni, da quando mise da parte la quotidianità di avvocato in carriera, per dedicarsi all’azienda che il nonno Enrico Braggiotti aveva avviato. Non era scontato toccasse a lei, scelta tra dodici cugini, per quanto fosse stata sua madre Sandra a gestire la cantina per un buon ventennio, prima di lasciarle le redini.

Francesca Seralvo

La Tenuta di oggi è la ricostruzione di memorie che tornano vivide, attraverso le pareti e le bottiglie: alcune, anche estere, nascoste in una cantina di cui solo la madre di Francesca conosce il codice di accesso. Il cuore dell’ospitalità di Mazzolino è una vecchia villa padronale, ristrutturata e rimessa a nuovo (dodici camere destinate all’accoglienza), come quando Francesca e i suoi cugini ci giocavano da bambini: nonno Enrico era là a conversare con Giovanni Bologna, Jean Francois Coucard, Luigi Veronelli, in un simposio di cultura varia e passione per la vigna che oggi vuole essere riproposto e celebrato ancora.

Al fianco di Francesca, dal 2016 c’è il wine grower Stefano Malchiodi: oggi Tenuta Mazzolino conta venti ettari (più uno appena implementato), per una produzione che oscilla tra le ottantamila e le centomila bottiglie l’anno, derivanti da otto etichette – cinque bianchi e tre rossi. La ricetta della cantina parla di resa contenuta (45 quintali per ettaro), inerbimento naturale, nessun ricorso ai concimi chimici, estrema attenzione a processi tradizionali e al rispetto del territorio.

La villa

Fino al ’98 Tenuta Mazzolino raccoglieva, diraspava, e pigiava. Con l’ingresso in azienda di Kyriakos Kynigipoulos, si è cominciato a raffreddare l’uva in vasca per sette/nove giorni a quattro gradi, così da ritardare la fermentazione. È una filosofia di delicatezza applicata, la buccia non viene cotta dall’alcool e viene estratta soltanto la parte più nobile del succo, con i vinaccioli che restano intatti. La fermentazione inizia naturalmente, si sale fino 24 gradi circa (temperatura più bassa in caso di annata calda). Malchiodi la definisce una “quasi infusione”, prima dello svinamento e dell’ingresso in legno, con conseguente eventuale conversione malolattica.

Il territorio era già noto per la vocazione al Pinot Nero, da quando i francesi passarono di qui a metà Ottocento. Non è certo un caso quindi che l’etichetta di punta sia Noir, Pinot Nero in purezza che nasce in una vigna con pendenza del 43%, protagonista di una verticale condotta da Filippo Bartolotta, per celebrare la quarantesima vendemmia.

LA DEGUSTAZIONE

1988 – Naso che presenta coriandolo, spezia, radice e un richiamo mentolato. Sorso leggermente citrico, note di frutto rosso succoso, accenno salino.

1990 – Rotondo, pieno, concentrato, tinte viola e maggiore presenza gessosa. Bocca soddisfacente.

1995 – Ruvido all’olfatto, con presenza di corteccia. Sorso inaspettatamente avvolgente e godibile.

1998  – Fibroso al naso, dai tratti animali, pieni. Tannico e denso al sorso. È la prima annata con Kyriakos Kynigipoulos in azienda.

2003 – Note di tabacco, eucalipto, impatto dolce. Leggermente citrico in bocca, di sorso pieno e deciso.

2008 – Quasi biscottato all’olfatto, con sentori di forno. Più verde al sorso, floreale, pulito, tannino appena accennato.

2012 – Cioccolato, miele, olfatto suadente. Beva agrumata, morbida, tannino penetrante e disteso, punte di sale

2017 – Naso giovane, erbaceo, speziato con toni di incenso. Sorso pungente, secco, asciutto.

2019 – Olfatto speziato di cenere. Sorso già pronto a dare soddisfazioni.

 

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