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“Sarà una fiera del tutto nuova, vi si assaggeranno i vini di ogni parte d’Italia. Festeggeremo la vita”. Così diceva non uno qualunque, ma un certo Luigi Veronelli alla prima edizione di Terra e Libertà/Critical Wine al Leoncavallo, dicembre 2003.
Qualche anno dopo la Terra Trema è tornata al Leoncavallo di Milano puntuale come sempre e con tutta la sua carica ed energia. Bastava fare un giro tra i banchetti della degustazione per sentire vibrare la terra insieme ai vignaioli, che per tre giorni dal 24 al 26 novembre hanno lasciato le loro vigne per arrivare a Milano e raccontarsi in prima persona. Una celebrazione annuale lunga tre giorni nel corso dei quali alle narrazioni si sono alternati concerti, presentazioni, degustazioni guidate, laboratori. Una festa che deve fare i conti con le più recenti politiche su città e agricoltura. Si parla molto di food district, food policy, ma secondo gli organizzatori della Terra Trema si tratta di un linguaggio che ammicca al bel vivere, a presunte socialità felici, ma che nasconde solite dinamiche di capitalizzazione, private e violente, esclusive, per pochi, sempre gli stessi. Nelle campagne la piccola produzione agricola e quella vitivinicola rimangono ostracizzate nella forma e nella pratica dalle disposizioni delle grandi aziende dell’agroindustria, dalle multinazionali, dalla GDO, dalle imprese milionarie che si vedono regalare un sistema di protezione costruito su misura. A chi fa piccola agricoltura di qualità nulla è dovuto, nulla è chiesto, spazio non ne è dato. Deve tirare fuori i denti, combattere, costruire resistenza verso chi tenta di intralciare l’enorme lavoro culturale che compie nel quotidiano per la tutela dell’eccellenza reale e viva in Italia. Siamo stati alla Terra Trema e vi raccontiamo alcuni dei nostri assaggi più interessanti.
CASCINA TAVIJN
È il 25 novembre, Santa Caterina. Al bancone di Cascina Tavijn ci accoglie la piccola Caterina. È il suo onomastico, la sua festa, all’interno di una grande festa del vino. Non sappiamo se da grande seguirà le orme della mamma Nadia Verrua, terza generazione di viticoltori a Scurzolengo sulle colline del Monferrato, in provincia di Asti, la cui famiglia fin dal 1908 coltiva la vigna e produceva del vino per il consumo famigliare e da vendere sfuso. Certo che già oggi Caterina è gia pronta come vignaiola, una spiegazione unica e irripetibile, come i due Ruché di Castagnole Monferrato, Teresa e Teresa La grande, due grandi espressioni di un rosso autoctono del Piemonte riscoperto. Un vino che strizza l’occhio alla Borgogna che ha trovato nel Monferrato il suo habitat naturale, sfumature odorose speziate, bevibilità ed eleganza in bocca.
CAMERLENGO
Antonio Cascarano è un vignaiolo che viene dal Vulture, un personaggio vulcanico, vera espressione della sua terra. Uno dei motivi dell’edizione della Terra Trema era “la Feccia”. Allora quel vulcano di Antonio ha pensato bene di portare un vino appena sfecciato. Colore all’apparenza un po’ torbido, sentori ancora di mosto al naso e beva bella fresca. Alla Terra Trema abbiamo assaggiato anche il Camerlengo, un Aglianico del Vulture in Purezza sempre in grado di farci divertire.
MONASTERO DEI FRATI BIANCHI
La Barsaglina e la Pollera sono due vitigni autoctoni toscani. Due di quei vitigni riscoperti che solo i vignaioli sanno scovare e valorizzare. Come nel caso dell’azienda Monastero dei Frati Bianchi, che prende il nome appunto da un monastero sulle colline della Lunigiana in provincia di Massa Carrara. Pollera e Barsaglina, due vitigni interessanti che dopo la raccolta verso fine settembre vengono vinificati con delle macerazioni lunghe. Al naso belle note di frutta rossa, in bocca un tannino ben levigato, sembra quasi un nebbiolo della Toscana.
FERRACANE
Siamo in Sicilia, nel territorio di Marsala. Ci troviamo di fronte a un vitigno come il Cataratto che dimostra tutta la sua versatilità. Secco, macerato e un vendemmia tardiva. Ci ha colpito positivamente il Macerato Cataratto 2016, un vino che racconta l’intenso rapporto tra il vignaiolo e la sua terra, in una Sicilia d’altri tempi che guarda il passato con gli occhi del presente. Da uve Catarratto in purezza 100% macerate per 17 giorni sulle bucce si ottiene un vino che ci riporta alla memoria dei contadini marsalesi di un tempo, alla Sicilia dei nostri nonni. La macerazione prolungata sulle bucce consente l’estrazione dei tannini dagli acini ottenendo un vino di carattere, con un estratto secco elevato.
ROS MARINUS
Bella scoperta questa azienda ligure che prende il nome dalla coltura del rosarino, senza dimenticare la produzione di olio, altro fiore all’occhiello dell’azienda. La viticoltura si concentra sulla produzione del vitigno Rossese di Dolceacqua, per valorizzare il territorio quello del rossese che ha fatto decidere per la coltivazione del monovitigno in coltivazione biodinamica. Ai banchi dell’azienda ci parlano di un territorio dove non mancano gli abbandoni di ulivo, l’ambiente che circonda le vigne di rossese.
INFO
www.laterratrema.org
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