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Semmai una sera aveste voglia di starvene a casa per qualche ora (o un paio di giorni addirittura), pensateci bene. Esiste un posto che rivoluziona il concetto stesso di “casa”, permettendo di aprire porte e chiudere conti, scoprire storie sconosciute o tornare a memorie che sembravano perse. Un viaggio orizzontale e verticale, a seconda che vogliate sperimentare gusto, convivialità o comfort. C’è tutto, in ogni senso e per ogni senso, purché si accetti di mettere piede in un’oasi dove non c’è spazio né tempo per negatività o preoccupazioni. Cocktail bar, ristorante di classe, albergo di lusso. Scegliete voi.
CASA FUORI CASA – È il The Yard, l’albergo seminascosto di Piazza XXIV Maggio a Milano. L’ingresso apparentemente anonimo è un armadio di Narnia verso una dimensione introvabile, frammentata in ogni aspetto dell’ospitalità e in ciascuno di questi vincente. Non fatevi spaventare dalle apparenze hipster e sofisticate: un busto in marmo o un ananas d’alluminio, un pianoforte scordato o una riproduzione del Titanic in scala. Sono tutti contributi essenziali alla personalità del posto, che si dimostra duttile e anticonformista in ogni sua espressione. Era nato come una “casa fuori casa” per la famiglia Cesario, oggi è una meta di pellegrinaggio per gli amanti del buon bere e del saper vivere, grazie al polo della mixology al piano terra.
THE DOPING CLUB – Il cocktail bar dell’albergo si fonde in realtà con l’anima dell’ospitalità del The Yard: si chiama Doping Club, un omaggio allo sport in tutte le sue forme e varianti, a maggior ragione le più scalcinate e meno conosciute. Nato nel 2013 su sprone dei clienti dell’albergo, fu lanciato dal celebre bartender Massimo Stronati, ed è passato di mano fino allo scorso autunno, quando in sella è montato Francesco Galdi, pluripremiato giramondo del bancone. Il segreto? “Qui si beve bene perché cerchiamo semplicità, e curiamo un’atmosfera unica, nei dettagli, dalla luce giusta alla musica di sottofondo, alla coperta per le sere più fredde”. Una macchina perfetta che genera circa 700 cocktail a sera, in una list creata da Francesco e ispirata alle emozioni e alle esperienze che gli hanno lasciato segni indelebili: “Al Doping proponiamo un servizio tailormade, su misura per i nostri ospiti. Non ci sono orari, le tempistiche sono rilassate, il servizio dedicato ed esclusivo”. È così che è diventata la destinazione delle sere più interessanti, e non certo una stazione di passaggio.
PERSONE – Si tratta di un universo multiforme, dalle mille anime, tutte in equilibrio sul filo dell’eleganza, della qualità e della novità. Galdi ci arriva dopo l’esperienza vincente al DRY Milano, sentendo già aria di casa: è al Doping Club che pochi mesi fa aveva trionfato nella finale della Diageo World Class, prima di partecipare alla finale mondiale di Berlino in ottobre. “Ho portato con me l’intero staff e il mio metodo di lavoro. Ma non avrebbe mai attecchito se non avessi trovato dei ragazzi intelligenti e prontissimi”. Carlo Dato, Fabiana Canella, Federica Corlazzoli, Luciano Valente, tutti giovani che Galdi cresce, quasi plasma, con l’obiettivo in futuro di lanciarli nelle cocktail competitions sotto il nome del Doping Club. Il più esperto della truppa è Franco “Tucci” Ponti, già resident dell’Atomic Bar, con cui il rapporto va ben oltre il bancone. Basta dare una scrollata ai social networks di entrambi.
SPORT-TELLING – Lo sport è il filo rosso che si intreccia e si respira in tutte le sfaccettature di questo luogo cristallizzato nel cuore del caos della Milano da bere. I divani in pelle e l’arredamento kitsch si mescolano con trofei originali (o meno) e attrezzatura d’antan, dalle racchette da tennis in legno al cuoio imperfetto di un pallone da football, in una fotografia che regala sprazzi di vecchia Londra. Il progetto di Galdi è legato proprio alle discipline sportive, ma con un tocco creativo e nuovo: “Vogliamo percorrere due strade in realtà. Siamo un contenitore di esperienze e per questo permettiamo a chi ci vive di farne collezione. Il nuovo menu di gennaio sarà un album di figurine, un ritorno all’infanzia, ognuna delle quali sarà ovviamente un drink. Undici proposte come in una formazione, e una volta completato l’album si scoprono le riserve”. L’altro lato dello sport è quello che davvero suscita più curiosità: uno storytelling degli atleti più oscuri e impensabili che mai abbiano praticato qualsiasi disciplina. Sapevate che il leggendario Renèe Higuita, oltre a cavarsela come calciatore e spacciatore, è un appassionato collezionista di ragni?
COCCOLE – Ciascuna delle trentatré stanza dell’albergo è inoltre incentrata su uno sport in particolare, che sia polo, nuoto, skateboard. L’obiettivo coinvolge tutto l’universo The Yard: “L’intera esperienza qui è in qualche modo collegata in ogni aspetto, c’è un filone che lega bar e albergo. Ogni suite avrà un set da cocktail personalizzato con ghiaccio brandizzato Doping Club e una nostra selezione di vermouth e amari fatti in casa. Chi completa la collezione di figurine magari viene premiato con due notti di ospitalità”. Potenzialmente si rischia di non voler più abbandonare la struttura: dalla colazione nell’ampia sala da ricevimento arredata con pezzi originali di ogni sorta (strumenti musicali, libri, suppellettili), al pranzo sul terrazzino privato, dal rooftop che sarà avviato nei prossimi mesi all’aperitivo di tendenza, fino alla cena al ristorante, parte integrante della proposta beverage: “Collaboro molto con gli chef, a volte mi salvano la vita. Recentemente avevo dei problemi con delle alghe da calmierare, ci abbiamo messo un po’ di paprika e saltate in padella, ora sono chips da sbriciolare sui drink”. E nel weekend c’è il brunch: “Sarà come essere invitati da una nonna ricca che ti riempie di attenzioni”.
BARCELONA – E non preoccupatevi, se avete voglia di estero il Doping Club parla anche spagnolo: lo scorso anno infatti la famiglia Cesario ha esportato la firma a Barcellona, nella centralissima Carrer de Valencia. “Stiamo cercando di costruire un filo logico tra le due realtà, di modo che chi vive l’esperienza di Milano sappia cosa trovare, più o meno, in Spagna e viceversa. Come per Atene, Barcellona era quasi una tabula rasa nel panorama della mixology, si sta sviluppando benissimo adesso. Al contrario di Milano che forse inizia a essere un po’ satura”. Un vecchio archivio della stasi è stato posizionato sul fondo di una pizzeria assolutamente funzionante e attiva, la Dirty Office Pizza, sorella della Dirty Gym meneghina: dietro le ante c’è una manopola per entrare in un secret bar che richiama arredamento e influenza già reperibile in Italia.
SECRET FIVE – A proposito: cinque posti a sedere (più due se risultate all’altezza), cinque drink disponibili, cinquantacinque minuti. Multipli, riferimenti, allusioni tutto intorno al locale con geishe anacronistiche, ideogrammi verticali e serigrafie dedicate. Tutto un tema orientale, un tuffo nella Cina del passato e nei meandri di una società segreta, con un preciso decalogo scritto a mano da rispettare. Uno speakeasy fuori dal mondo a quanto pare, ma è davvero così? “Continuano a chiedermelo, ma io non so nulla. Forse un tale Mister Lee potrebbe aiutare chi è interessato…“.
The Doping Club at The Yard Hotel
Piazza XXIV Maggio, 8
20123 Milano
T. +39 02 89415901
www.thedopingclub.com
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