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Suona sempre più anacronistica la definizione di territorio emergente per la Campania del vino. Se è vero che la sua storia contemporanea di distretto è stata costruita solo nell’ultimo ventennio, o poco più, sono altrettanto innegabili le sue radici millenarie e un movimento straordinario che ogni anno propone nuovi protagonisti, conferme di sostanza, ritorni eccellenti, nelle aree di vocazione riconosciuta come in quelle ancora da scoprire in pieno. Al di là di numeri e punteggi, ci si annoia difficilmente in una regione che ha tanto da offrire anche in funzione tavola: vini gastronomici, dotati di brio e sapore, che declinano un patrimonio ampelografico per molti versi impareggiabile.

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La crisi fa sentire i suoi effetti anche qui, con i prezzi delle uve che precipitano e tante realtà piccole e grandi che rischiano di passare di mano o chiudere. La prova del bicchiere, tuttavia, disegna uno scenario perlomeno incoraggiante: rispetto alla scorsa edizione c’è una sensibile diminuzione dei finalisti (cinquantacinque) ma anche un livello più alto delle punte, la controversa vendemmia 2011 ha tolto qualcosa in termini di profondità e scatto ai bianchi, Fiano di Avellino e Greco di Tufo in testa, ma è anche la nostra asticella a essersi ulteriormente alzata.

I diciassette vini premiati vanno a formare un puzzle entusiasmante, dove per una volta non sono tanto gli esordi da Tre Bicchieri a stupire quanto la forza con cui si consolidano gerarchie territoriali e aziendali. A cominciare dal Salernitano, che porta alla ribalta una prestigiosa serie di 2010: Montevetrano, Fiorduva di Marisa Cuomo e un rinnovato Pietraincatenata di Maffini. Ancora belle notizie da Caserta, anche qui targate 2010: il Sabbie di Sopra il Bosco raddoppia, affiancato dall’Ambruco di Terre del Principe e dal solito Terra di Lavoro. Ma è sempre l’Irpinia al centro della scena, con l’unico bianco del 2011 premiato (il Greco di Tufo di Prisco) e un poker di 2010 da urlo: Villa Diamante, Ciro Picariello e Cupo di Pietracupa sul fronte Fiano, Greco Musc’ ’10 di Contrade di Taurasi tra gli outsider di lusso. E’ una splendida annata anche la 2008 per il Taurasi, dove Luigi Tecce si conferma col suo Poliphemo primo violino di un’orchestra in cui suonano alla grande mostri sacri della denominazione come Salvatore Molettieri (Renonno), Antonio Caggiano (Vigna Macchia dei Goti) e Mastroberardino (Radici). Chiude il cerchio lo strepitoso Taurasi Riserva ’06 di Di Meo, prima volta per la storica azienda di Salza Irpina.

TRE BICCHIERI
Ambruco Pallagrello Nero 2010 Terre del Principe
Cilento Fiano Pietraincatenata 2010 Maffini
Costa d’Amalfi Furore Bianco Fiorduva 2010 Cuomo Marisa
Cupo 2010 Pietracupa
Fiano di Avellino Vigne della Congregazione 2010 Villa Diamante
Fiano di Avellino 2010 Picariello Ciro
Greco di Tufo 2011 Di Prisco
Greco Musc’ 2010 Contrade di Taurasi
Montevetrano 2010 Montevetrano
Sabbie di Sopra il Bosco 2010 Nanni-Copè
Taurasi Piano di Montevergine Riserva 2007 Feudi di San Gregorio
Taurasi Poliphemo 2008 Tecce Luigi
Taurasi Radici 2008 Mastroberardino
Taurasi Renonno 2008 Molettieri Salvatore
Taurasi Riserva 2006 Di Meo
Taurasi Vigna Macchia dei Goti 2008 Caggiano Antonio
Terra di Lavoro 2010 Galardi

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