È la somma che fa il totale, verrebbe da dire in omaggio al più famoso principe della risata: uno che, per inciso, i vini della sua Campania li conosceva bene. Rispetto alla scorsa edizione ci sono un paio di Tre Bicchieri in meno, ma anche diversi finalisti in più (ben settanta) e valutazioni medie decisamente più elevate. Hanno pesato senza dubbio un blocco di annate estremamente favorevoli, ma si manifesta soprattutto l’onda lunga di un movimento, per molti versi sincopato e irregolare, che riesce a tenere insieme entusiasmanti novità e inossidabili conferme, piccoli artigiani e realtà numericamente più rilevanti, territori di vocazione riconosciuta e aree emergenti.
A far da filo conduttore in questo percorso ci siano quasi esclusivamente le varietà tradizionali di una regione ampelograficamente straordinaria, interpretate sempre di più in chiave di freschezza, misura, bevibilità e coerenza rispetto alle sottozone di provenienza. Il contributo più importante da questo punto di vista viene ancora una volta dall’Irpinia, con il Fiano di Avellino a fare la parte del leone. Sono tanti i 2010 che secondo noi potranno offrire grandi soddisfazioni agli appassionati più pazienti e tra questi già svelano una marcia in più la solita coppia d’oro di Lapio (Rocca del Principe e Clelia Romano), cui risponde l’area di Montefredane con la selezione Alimata di Villa Raiano. L’azienda della famiglia Basso è tra gli esordienti di lusso nel club dei Tre Bicchieri, come i Fiano Exultet di Quintodecimo e quello di Guido Marsella, due vini a loro modo estremi per ricchezza e forza glicerica che sembrano aver trovato la quadratura del cerchio in un millesimo sottile, e per molti complicato, come il 2009. I Greco di Tufo 2010 non fanno registrare i picchi della vendemmia precedente, ma il tris di premi è di quelli prestigiosi: per Pietracupa è il quinto alloro consecutivo, il Vigna Cicogna di Benito Ferrara rende di nuovo merito a uno dei più bei cru della denominazione, il Cutizzi toglierà ogni dubbio ai più diffidenti sullo splendido cambio di rotta stilistico pensato a Feudi di San Gregorio.
Annata di equilibrio e sostanza la 2007 a Taurasi, che consacra i fratelli Urciuolo e il Radici di Mastroberardino, affiancati dal Poliphemo di Luigi Tecce, new entry annunciata tra i top della regione; assai meno pronosticabile il massimo traguardo conquistato dal fantastico Taurasi ‘05 di Antico Borgo. Un’altra elettrizzante novità si incontra in provincia di Caserta, dove il Sabbie di Sopra il Bosco ’09 di Nanni Copè-Giovanni Ascione fa compagnia alla certezza Terra di Lavoro pari annata. Ed è ancora un debutto al top quello dell’Aglianico del Taburno Terra di Rivolta Riserva ’08 de La Rivolta, grazie al quale ritornano i Tre Bicchieri in un Sannio che pare in orgogliosa ripresa dopo qualche stagione interlocutoria. La provincia di Salerno trova linfa nei tanti ottimi vini della Costa d’Amalfi, col Furore Bianco ’10 di Marisa Cuomo a guidare il gruppo; chiude il cerchio l’ennesima maestosa versione del Montevetrano, vendemmia 2009.
I Tre Bicchieri 2012 della Campania (N. 17)
Aglianico del Taburno Terra di Rivolta Ris. ’08 – Fattoria La Rivolta
Costa d’Amalfi Furore Bianco 2010 – Marisa Cuomo
Fiano di Avellino 2010 – Colli di Lapio
Fiano di Avellino 2010 – Rocca del Principe
Fiano di Avellino Alimata 2010 – Villa Raiano
Fiano di Avellino 2009 – Marsella
Fiano di Avellino Exultet 2009 – Quintodecimo
Greco di Tufo 2010- Pietracupa
Greco di Tufo Vigna Cicogna 2010 – Benito Ferrara
Greco di Tufo Cutizzi 2010- Feudi di San Gregorio
Montevetrano 2009 – Montevetrano
Sabbie di Sopra il Bosco ’09 – Nanni Copè
Taurasi radici 2007 – Mastroberardino
Taurasi Poliphemo 2007 – Tecce
Taurasi 2007 – Urciuolo
Taurasi 2005 – Antico Borgo
Terra di Lavoro 2009 – Galard
FONTE: www.gamberorosso.it