“La porti un Santoni a Firenze”. Cambiando leggermente il ritornello della celebre canzone di Odoardo Spadaro, possiamo riassumere lo spirito locale/globale di un prodotto che nasce e torna a Firenze, passando però per tutte le metropoli internazionali del bar. Stiamo parlando ovviamente di Amaro Santoni, espressione del proprio territorio (Toscana), della città che meglio rappresenta l’amore per il bello (Firenze) e anche della dimensione interculturale che da sempre contraddistingue queste zone.
Amaro Santoni – distribuito in Italia da Velier e già premiato con alcuni fra i più importanti riconoscimenti del mondo spirits – ha Firenze nella propria essenza, così come nelle proprie forme. Fra le botaniche utilizzate al suo interno spiccano non a caso il rabarbaro, venduto nelle botteghe degli Speziali del centro storico fin dal Rinascimento, e l’iris, simbolo e stemma del capoluogo toscano. La parte superiore della bottiglia, inoltre, si ispira direttamente allo splendore architettonico della cupola di Santa Maria del Fiore, ideata dal Brunelleschi e capace di stupire cittadini e visitatori fin dal 1436.
Ma, proprio come ha sempre fatto Firenze, Amaro Santoni guarda anche alle eccellenze degli altri continenti. Grazie al commercio internazionale che portava in tutta Europa le spezie acquistate nei porti dell’Egitto e del Mediterraneo orientale, gli Speziali erano infatti tra i mercanti più ricchi della città. Il loro viaggio verso Oriente prevedeva carichi notevoli di tessuti fiorentini, che al ritorno si trasformavano in seta, allume, cotone, sostanze coloranti, oltre alle preziose e immancabili spezie. Questo grandissimo patrimonio di conoscenze e di tecniche legate all’arte fiorentina dei Medici e degli Speziali continua a essere vivo ancora oggi attraverso le creazioni di aziende che, utilizzando ricerca e innovazione, operano nel settore della profumeria, della cosmesi e della liquoristica. A partire dalla famiglia Santoni.
E chi poteva raccontarci nel dettaglio il passato, presente e futuro di questo nuovo grande protagonista della scena bar internazionale, se non Stefano Santoni, intervistato da Beverfood.com insieme ai suoi soci Simone Caporale e Luca Missaglia. Tre volti, tre vision e tre storie molto diverse fra loro, ma con un obiettivo comune: portare un sorso di Firenze (“un Santoni”) nel mondo, senza mai però dimenticarsi di tornare a casa.
Com’è nato e cosa rappresenta
Stefano Santoni, proprietario di Santoni Spirits e inventore di Amaro Santoni: “La distilleria Santoni nasce nel 1957. Mio padre, Gabriello Santoni, l’ha fondata nella nostra casa di Chianciano Terme in Toscana per realizzare i migliori liquori e distillati italiani utilizzando i nostri metodi tradizionali. Nel 1960 creò due fantastici prodotti, quali l’Amaro Chianciano e il Rabarbaro Santoni, diventati ben presto delle vere e proprie icone di ogni bar toscano e della Dolce Vita italiana più in generale. Nel 2013, dopo tutto il successo ottenuto da mio padre, ho rilevato personalmente l’attività e sono tuttora l’orgoglioso proprietario di Amaro Santoni insieme al mio valido e giovane team. Dopo aver accumulato un’esperienza trentennale nel settore, attraverso l’utilizzo di prodotti botanici e di diverse tecniche di produzione, nel 2018 ho rivisitato una ricetta originale di mio padre e ho dato vita ad Amaro Santoni. L’obiettivo era rimanere fedele ai suoi gusti con le inconfondibili note erbacee e il basso grado alcolico del prodotto (16% vol. alc.), ma volevo al contempo creare una bevanda moderna e nuova per gli italiani e per le persone di tutto il mondo. Amaro Santoni per me è qualcosa di speciale, dalle intrinseche e orgogliose radici toscane: pensate, ad esempio, che tutte e 34 le botaniche che uso per crearlo sono acquistate e vendute dai commercianti di spezie a Firenze, a partire dai fiori di iris”.
Come si posiziona oggi
Simone Caporale, pluripremiato bartender/imprenditore e volto internazionale di Amaro Santoni: “Credo che Amaro Santoni rappresenti davvero il concetto di aperitivo moderno. Abbiamo ripreso l’aspetto classico di un amaro e gli abbiamo dato quel tocco tipico del XXI secolo per avvicinare l’aperitivo alle giovani generazioni, che oggi sono alla ricerca di modi più semplici per bere con moderazione. In Italia l’aperitivo è una parte fondamentale della nostra cultura, prima di un pasto e non solo. Ho notato il trend crescente legato al bere semplici aperitivi shakerati, con un cocktail preparato con un solo ingrediente, ma Amaro Santoni può essere degustato anche in un’ampia gamma di cocktail moderni. Penso che Amaro Santoni sia uno spirito così versatile da non avere limiti a livello di potenziale espansione, mi riferisco anche agli svariati modi per usarlo in miscelazione e per berlo tanto all’interno di un drink quanto in purezza. Spero di continuare a vedere Amaro Santoni nei bar, negli hotel e nelle case di tutto il mondo, consentendo alle persone di esplorare appieno la propria creatività attraverso le bevande”.
Come degustarlo in miscelazione
Luca Missaglia, pluripremiato bartender/imprenditore e volto internazionale di Amaro Santoni: “La tradizione dell’aperitivo italiano sta sicuramente vivendo un boom globale. Il focus dell’aperitivo è quello di stimolare l’appetito prima di cena, aprendo lo stomaco con le sue tipiche note amare che derivano dalle botaniche utilizzate. L’arancia, il rabarbaro e le erbe aromatiche, come ad esempio il rosmarino, sono un ottimo stimolante prima dei pasti, per questo a livello di drink consiglierei sempre uno Spritz fatto con Amaro Santoni. Sono italiano, quindi direi di abbinarci il Prosecco, ma ciò non significa che se ci troviamo in Francia non possiamo usare uno Champagne o un Crémant. La soda non è sempre necessaria insieme ad Amaro Santoni, spesso può rendere il nostro drink un po’ troppo annacquato, ma si può sempre aggiungere una soda aromatizzata al rabarbaro o al pompelmo, o solo qualche semplice goccia di tonica per amplificare davvero quello spirito amaricante. Dallo Spritz si spazia poi a qualcosa di più aromatico, con un liquore aromatizzato o un cordiale a base di fiori di sambuco, caffè o frutta. Infine, come garnish, io scelgo sempre due olive, in quanto decorazione e spuntino allo stesso tempo: vi assicuro che questo dettaglio completa una vera esperienza italiana”.