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Trovare lati positivi in un momento così duro come quello attuale, una passeggiata di certo non è. L’industria del beverage, collegata ai segmenti dell’ospitalità, è trai settori colpiti più duramente dalle conseguenze della pandemia di COVID-19, e le lente riaperture non sono accompagnate, come prevedibile, da immediati recuperi. Eppure una speranza c’è, ed è interattiva: nel corso dei vari lockdown, l’eCommerce di prodotti alcolici ha visto un incremento a tre cifre.

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A più di sei mesi dallo scoppio (in Cina, novembre 2019), i devastanti effetti  socioeconomici della pandemia continuano a farsi sentire nitidamente: bar, ristoranti, fiere sono per lo più in un limbo, nel quale riflettere su come e quando riaprire, insieme a uno strascico di problematiche sommerse o meno, come disoccupazione, salute mentale dei dipendenti, integrità del business. Il tutto condito da disparità sensibili da un punto di vista geografico: in Europa come negli USA, stati confinanti (quando non addirittura regioni) adottano soluzioni diverse. Una situazione apocalittica, che ben si evidenzia dall’ultimo rapporto dell’Associazione Nazionale Ristoranti degli Stati Uniti: più di 140.000 ristoranti hanno abbassato la serranda o sono in procinto di farlo, in molti casi definitivamente. L’unico spiraglio a cui si stanno affidando più o meno tutte le attività riguarda la vendita off-premisefuori dal luogo di produzione o distribuzione: delivery, take away e simili.

Con il lockdown, le aziende di beverage fronteggiano problemi enormi circa la mancanza di una vera filiera, in assenza di punti vendita disponibili. E le soluzioni si sono moltiplicate: eCommerce, app di acquisti online, consegne personalizzate, massiccia presenza sui social media, aperitivi e degustazioni virtuali. Secondo stime fornite da Chicory, un’azienda statunitense di advertisement dell’enogastronomia, l’esperienza degli acquirenti e le loro preferenze si sono drasticamente modificate tra febbraio e maggio: gli acquisti di alcolici sono aumentati del 58%, distribuiti piuttosto equamente tra vino (+39%), birra (62%) e distillati (59%). L’impennata è stata addirittura superiore a quella generalmente registrata in occasione del 4 luglio, Indipendence Day, l’appuntamento tipico per consumo di alcolici negli USA. Yuni Sameshima, fondatore di Chicory: “È l’unico canale che i consumatori hanno per provare l’esperienza cui erano abituati in ristoranti e bar, ma anche nelle mense degli uffici e nelle aree relax”.

Come ovvia conseguenza, si assiste a una conversione quasi totale degli sforzi e degli investimenti verso le vendite off-premise: ed è qui che l’eCommerce esplode, come racconta  Michael Weiss, CEO e fondatore di Spirit Hub, che crea una rete di consegna e acquisti tra più di 200 distillerie e 2000 etichette artigianali. “Abbiamo registrato nuove fasce di acquirenti che in circostanze abituali non avremmo mai raggiunto. Per non parlare di come anche i vari Stati abbiano reagito positivamente, allargando le maglie delle regolamentazioni per la vendita di alcolici online”. Nell’ottica del mercato complessivo, le vendite online sono passate dal rappresentare il circa 3% delle vendite totali, all’8%, incidendo in modo smisurato sulle singole realtà: Drizly ad esempio, negozio online di alcolici, ha visto un incremento di fatturato del 500% a metà aprile.

Secondo ricerche di mercato Nielsen, l’eCommerce di alcolici ha visto un balzo del 234% nei mesi di marzo e aprile, con un picco all’inizio di maggio, descritto bene anche dall’astronomica pioggia di recensioni online: quasi un milione e mezzo di reviews relative a circa 1500 brand, che si sono quindi trovati a dover analizzare dati forse mai considerati finora. Passi giganteschi per un ambiente storicamente restio nell’approcciarsi alle vendite online, anche alla luce di ovvi motivi legislativi, controlli anagrafici e qualitativi. Il trend non sembra inoltre destinato a decrescere troppo in fretta: con la recessione in arrivo, si prevede una certa predisposizione dei consumatori a bere in casa, preferendo gli acquisti digitali che sono più rapidi ed economici.

Fonte: bevindustry.com

 

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