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Su diversi giornali del Regno Unito è comparso il neologismo “drinkflation” che fa riferimento al fenomeno della inarrestabile inflazione legata al mondo delle bevande, specialmente per quello che riguarda la birra che i sudditi di sua maestà Carlo III amano sorseggiare al Pub.

Il fenomeno drinkflation

Dopo la pandemia che ha pesantemente colpito la filiera del Beverage e dei locali, la gente ha ricominciato a uscire ed a consumare nel canale fuori casa ma i costi sono notevolmente lievitati in UK (ed anche in molti altri paesi tra cui l’Italia). La guerra in Ucraina ha colpito i prezzi dell’energia, dei trasporti/logistica, delle materie prime per la produzione ed il packaging.  Ad incidere sulla “drinkflation” è stata anche la Brexit che ha portato nuove imposte ed ha complicato notevolmente il commercio con l’Europa. La Brexit è stata anche responsabile di un aumento dei costi del personale dei locali pubblici perché ha limitato l’ingresso di mano d’opera dai paesi dell’UE.

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Prezzo di una pinta salito di 50p in un anno e potrebbe arrivare a 8£-10£

Secondo i dati del Office for National Statistics il prezzo di pinta di birra nei locali pubblici inglesi è aumentato di circa l’11% in un solo anno. Ora sta raggiungendo le 5 sterline (attualmente è di 4,56£) mentre nello stesso periodo del 2022 era di 4,07 sterline. Alcuni gestori di pub hanno dichiarato che presto potrebbe essere normale pagare una pinta di birra 8£ o anche 10£.

Nik Antona, presidente nazionale della Campagna per la Real Ale (CAMRA), ha detto: “Con le bollette dell’energia per le imprese in aumento vertiginoso e il costo dei beni e del personale, i pub ed i birrifici che li servono – non hanno avuto altra scelta che aumentare i prezzi per far quadrare i conti, nonostante facciano tutto il possibile per continuare ad accogliere i loro fedeli clienti e rimanere a galla”.

Produttori abbassano la gradazione alcolica per contenere i costi

Per contenere l’aumento dei prezzi diversi produttori di birra britannici hanno recentemente abbassato la gradazione alcolica dei loro marchi di birra di punta. Foster’s di Heineken ha ridotto da 4 a 3,7% la gradazione, Old Speckled Hen di Greene King è passata da 5% a 4,8%, Bishops Finger e Spitfire di Shepherd Neame sono passate rispettivamente da 5,4% a 5,2% e da 4,5% al 4,2%. Questa riduzione ha permesso ai produttori di birra di risparmiare sulle materie prime e sulla tassazione che in UK dipende dal grado alcolico. Inoltre dal 1° agosto 2023 entrerà in vigore un adeguamento delle accise sugli alcolici che colpirà maggiormente le bevande con maggiore ABV. Alcuni produttori di birra hanno anche giustificato questa scelta con il fatto che cresce l’interesse dei consumatori per le bevande a bassa gradazione e analcoliche.

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Di certo la riduzione della gradazione alcolica può compensare l’aumento delle accise ma bisogna vedere come risponderanno i consumatori ad un abbassamento della qualità del prodotto. Alcuni bevitori distratti potrebbero non accorgersi di questi cambiamenti ma altri sicuramente cambieranno ad altre birre. Per questo motivo altri birrifici hanno dichiarato che questa mossa potrebbe essere un azzardo e preferiscono aspettare per vedere la reazione dei clienti.

In Italia lattine di birra di 50cl diventano di 44cl

Anche in Italia non andiamo meglio con un’inflazione su base annua di oltre il 12% sui prodotti alimentari e le bevande alcoliche. Non è escluso che anche nel nostro Paese ci siano stati degli abbassamenti di gradazione alcolica per gli stessi motivi. Di certo alcuni produttori hanno ridotto il contenuto delle confezioni. Per esempio, nella grande distribuzione diverse birre che prima erano vendute in lattine da 500ml ora sono vendute allo stesso prezzo in confezione da 440ml.

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