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Un articolo pazzesco, di quelli che valgono moltissimo nell’era del mercato del vino sempre più connesso e sempre più internazionale. Nel pezzo a cura di Jancis Robinson, firma di punta del Financial Times, una delle voci della critica enologica più influenti dell’intero globo, consulente della cantina reale di Regina Elisabetta II per intenderci,si parla dei vini di Valtellina al top. Il titolo “Valtellina: the pinnacle of fashion”, letteralmente tradotto in una Valtellina che è in vetta alla moda dei vini del momento, del gusto contemporaneo, giocando anche con il concetto di vetta che caratterizza il territorio valtellinese.

Le reazioni non sono mancate in Valtellina, con l’articolo del Financial Times che è rimbalzato nelle bacheche social delle cantine, condiviso dai tanti nebbiolo lovers che amano un territorio unico, descritto in maniera dettagliato dalla Robinson. Si parte con una ricostruzione del nebbiolo nella regione del Piemonte, ma poi si passa a geo-localizzare la Valtellina, nell’estremo nord della Lombardia, quasi in Svizzera. “Così lontana dai sentieri battuti dalla maggior parte degli amanti del vino che riceve scarsa attenzione. Ma merita molto di più, non ultimo perché lo stile dei vini della Valtellina è così in sintonia con ciò che cercano molti bevitori di vino del 21°secolo. Fresco, puro, espressivo e minerale”. Un endorsement non da poco, proprio nei giorni in cui la Brexit porta nubi sull’export dei vini italiani, considerato anche il paragone con i cugini piemontesi. “I vini tendono anche a maturare piuttosto prima del Barolo e sono più economici”.

Si parla di storia e della posizione della Valtellina, di quando era un importante centro commerciale subalpino, che forniva grandi quantità di vino a una Svizzera assetata. Ma con il tunnel del San Gottardo e altre rotte transalpine, perse il suo status speciale ma non la sua straordinaria topografia. Vertiginosi pendii del tratto di 50 km lungo la riva destra della valle dell’Adda con 2.500 km di terrazzamenti, percorsi da Walter Speller inviato sul posto del Financial Times, spesso distrutti da forti piogge, alcuni raggiungibili solo con la funicolare. Vigneti estremamente difficili e costosi da lavorare, con rendimenti molto inferiori alla media. Altro paragone con le Langhe, dove una persona può occuparsi di circa 10 ettari di vigna, mentre in Valtellina un ettaro al massimo, per rendere la vita ancora più difficile la dimensione media di un’azienda vitivinicola è minuscola. Meno di 10 dei 900 viticoltori della Valtellina possiedono più di tre ettari ( 7,5 acri) di vigneto, più della metà possiede meno di mezzo acro. Più di due terzi di essi sono vigneron part-time, che curano piccoli frammenti di viti che sono presenti nelle loro famiglie da generazioni. Proprietà molto frazionata come in Galizia, nella Spagna nord-occidentale, anche qui agli agricoltori piace tenersi ciò che hanno, l’acquisto di una vigna può richiedere decenni.

La stragrande maggioranza dei coltivatori vendono le loro uve a uno dei pochi produttori di vino di grandi dimensioni, la cantina Nino Negri ora di proprietà del Gruppo Italiano Vini. Si cita invece come produttore indipendente più affermato Ar.Pe.Pe, che prende il nome del vigneron di quarta generazione Arturo Pelizzatti Perego che ha fondato la cantina nel 1984, gestita oggi dai figli Emanuele, Guido e Isabella, che qualche anno fa alla Robinson confessò che la Valtellina fu praticamente ignorata negli anni ’80 e ’90 dalle potenti guide enologiche italiane, ossessionate dall’alcool e dal legno. “Mio padre era visto quasi in maniera ridicola come interprete di un vecchio stile”. Nebbiolo chiamato tradizionalmente Chiavennasca, citando anche la cittadina di Chiavenna, una rotta importante per il mercato svizzero. I vini alpini della Valellina non sono naturalmente pesanti, alcuni vigneti sono alti fino a 800 metri con le temperature spesso in picchiata di notte. Fino a poco tempo fa, i vitigni più alti hanno faticato a maturare completamente e la tradizione è stata quella di essiccare alcune uve per produrre lo Sforzato, un vino più forte con la stessa tecnica utilizzata per produrre l’Amarone dalla zona Valpolicella, ma con risultati più freschi e leggeri.


A dicembre Jancis Robinson ha avito la possibilità di assaggiare 30 dei migliori vini della Valtellina durante un evento organizzato per portare queste creazioni all’attenzione degli amanti del vino inglesi. Circa 100 assaggiatori tutti contenti, che hanno assegnato punteggi super ai vini di Valtellina, 17 su 20 a 13 di essi. “L’unico problema con questi eleganti Nebbioli è che possono essere difficili da trovare”, scrive Robinson e cita anche il fenomeno emergente di una nuova generazione di produttori, alcuni dei quali partiti da zero. Barbacàn, Boffalora, Cà Bianche, Dirupi, Maria Luisa Marchetti, Alfio Mozzi e Pizzo Coca, tutti nomi che vale la pena cercare. Infine una descrizione del Valtellina Superiore, con vini più maturi, dove si trovano le sottozone di Sassella, Grumello, Inferno, Valgella e Maroggia, disposte lungo la valle come gioielli in una collana. “Sono stata particolarmente emozionata dalla qualità dei due vini del delizioso Inferno di Aldo Rainoldi e Rupi del Nebbiolo, ma purtroppo nessuno dei due ha un importatore del Regno Unito”. Le note di degustazione parlano di parole come “pungente”, “pietroso”, “roccioso” e persino “rocce calde”. Tutto molto in linea con la popolare qualità della mineralità.

Consigli per gli acquisti di Jancis Robinson:

Ar Pe Pe, Rocca de Piro 2015 Valtellina Superiore 13% £ 27 Vini Tutto
Boffalora, Pietrisco 2015 Valtellina Superiore 13.5 % £ 28 FortyFive10
Barbacàn, Pizemej 2016 Valtellina Superiore, Valgella 13,5% £ 34,50 Raeburn Fine Wines
Sandro Fay, Carteria Rizerva 2015 Valtellina Superiore, Valgella 13,5% £ 36 Passione Vino
Sandro Fay, Ronco del Picchio 2014 Sforzato di Valtellina 15% £ 50 Passione Vino
Dirupi, Sbagliato 2016 Sforzato di Valtellina 15% £ 60 Passione Vino

INFO: www.ft.com/content/3da54f34-422a-11ea-bdb5-169ba7be433d

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