Cosi ha titolato niente meno che il New York Times, con un ampio reportage a cura di Eric Asimov, critico enogastronomico del quotidiano della grande mela. Sulle pagine social delle cantine valtellinesi l’articolo sta diventando virale. Condivisioni e letture attente, rigorosamente in lingua inglese, che mostrano una Valtellina del vino al top. E se ce lo dicono gli americani, centro nevralgico del mondo e una delle piazza principali del vino mondiale, non può che essere un importantissimo riconoscimento per un comparto come quello dei vini valtellinesi che sta riscuotendo successi non solo in Italia, ma soprattutto all’estero. Uno spot e un traino importante, che viene da una firma autorevole come Eric Asimov, che ha assaggiato un panel di venti bottiglie di dodici produttori nel corso di un wine tasting insieme a Florence Fabricant, altra firma del NYT, Jeff Porter, beverage director del gruppo della ristorazione Batali & Bastianich e Aaron Von Rock, wine director di Patina Restaurant Gruop che proviene da Wine Spectator. Tutti nomi che hanno potenzialmente la capacità di influenzare le scelte dei consumatori, per un vino valtellinese che sta uscendo dall’anonimato.
NEBBIOLO DELLE ALPI
Il reportage parte con una localizzazione geografica della Valtellina, incastonata nel nord Italia, tra la Lombardia e la Svizzera, una serie di vigneti terrazzati abbracciano le colline che si affacciano sul fiume Adda. Con le Alpi a nord, il fiume che scorre lungo la valle a sud tra secolari castelli, la cartolina della Valtellina descritta ai lettori è straordinariamente bella. Una produzione di vino di piccoli produttori, vini diversi, a base di nebbiolo, vigneti terrazzati ripidi, tutti curati quasi interamente a mano. Il reportage parla anche di una rapida industrializzazione della Lombardia, che ha portato alcuni coltivatori ad abbandonare le terrazze nella metà del XX secolo.
VINI AUSTERI
“Mi ricordo nel 1990, alcuni vini valtellinesi occasionalmente si trovavano sugli scaffali di New York, ma l’atteggiamento prevalente del consumatore americano era che questi vini erano troppo austeri, troppo acidi”. Tanto è cambiato da quei giorni bui. Dopo gli anni ’90, non c’è stato un ampliamento della produzione, ma alcuni nuovi produttori hanno portato grande energia alla zona con vini distintivi e dal grande potenziale. Allo stesso tempo, molti americani negli ultimi anni hanno imparato ad apprezzare l’acidità come caratteristica principale insieme alla bevibilità e ai sentori fruttati, mentre il cambiamento climatico ha reso più facile l’evoluzione dei vini, diventati naturalmente più ricchi e più intensi.
BAROLO, BARBARESCO E AMARONE
Alternative meno costose di Barolo e Barbaresco. Asimov fa un paragone delle quotazioni, a fronte di una domanda per il Nebbiolo in crescita, anche i prezzi sono aumentati. Quindi per trovare un ottimo Nebbiolo, che a differenza di molte altre uve non ha prosperato fuori del suo territorio di appartenenza, oltre alla Valtellina vengono citate altre regioni alpine del Piemonte, come Carema, Ghemme e Gattinara. Nebbiolo che è noto come Chiavennasca, i vini sono definiti da due livelli di qualità di base. La Doc Rosso di Valtellina, con un vino che tende ad essere leggero di corpo e tannico, mentre per avere più complessità c’è il Valtellina Superiore con le cinque sottozone. Sassella, Grumello, Inferno, insieme a due new entry per la piazza di New York come Valgella e Maroggia. E non viene dimenticato lo Sforzato, definito un vino potente e strutturato stile Amarone, con la tecnica dell’appassimento per favorire la concentrazione e il corpo del vini. Una fama di vini angolari e bevibili, ma i degustatori hanno trovato un’ampia variazione di stili, con i produttori che lavorano sul profilo altimetrico per offrire vini diversi tra loro.
PRODUTTORI E ASSAGGI
Poche cantine ma che stanno crescendo. Asimov insieme agli altri degustatori ha avuto un panel di venti bottiglie in degustazione, con dodici cantine. Alcuni vengono definiti produttori affermati come Aldo Rainoldi e Fay, più recenti Dirupi e Mamete Prevostini, mentre Ar.Pe.Pe, viene paragonato a un produttore di culto per la Valtellina. Top wine è stati giudicato il Valtellina Superiore Dirupi 2011 con un classico profilo aromatico Valtellina, con note erbacee e floreali, con il carattere minerale del Nebbiolo. Secondo vino è stato giudicato il Sassella Sommarovina 2011 di Mamete Prevostini, un vino altamente seducente con grande purezza. Al terzo posto è stato giudicato l’Inferno Fiamme Antiche riserva da Ar.Pe.Pe., che ha mostrato la ricchezza e la complessità, mentre miglior rapporto qualità prezzo Inferno Riserva 2010 Rainoldi. Negli assaggi vengono citati anche nomi nuovi per l’autore, come il Sassella La Castellina 2008 della Fondazione Fojanini, persistente con sapori di frutti rossi e liquirizia, il Sassella Grisone 2010 di Alfio Mozzi definito ricco e tannico e il Grumello 2008 di Alberto Marsetti, semplice ma profondo.
FONTE
www.nytimes.com/2016/02/10/dining/wine-review-valtellina.html?smid=fb-share