Con la vendemmia 2019 si ritorna nelle medie produttive degli ultimi anni, con una qualità in molti casi eccelsa. Si possono riassumere così le stime fornite da ASSOENOLOGI, ISMEA E UIV a chiusura di una vendemmia iniziata in ritardo rispetto allo scorso anno e protrattasi sino ai primi giorni di novembre, che ha segnato una produzione complessiva di vino e mosto di 44.5 milioni di ettolitri con una flessione del 19% rispetto ai 54,8 milioni del 2018. Il dato di novembre, quindi, ha registrato un ulteriore calo del 3% rispetto alle prime stime di settembre.
Nella penisola si è riscontrato un ritardo dell’inizio delle operazioni vendemmiali dai 7 ai 15 giorni rispetto allo scorso anno. Tutte le regioni italiane hanno segnato un decremento produttivo più o meno marcato, ad eccezione della Toscana che, invece, ha registrato un aumento del 10% rispetto al 2018. La prima regione a staccare i grappoli è stata la Sicilia nella prima settimana di agosto, seguita, a cavallo di Ferragosto, dalla Puglia e poi dalla Lombardia (Franciacorta) nella seconda decade di agosto. Tra la fine di agosto e la prima settimana di settembre, nella maggior parte delle regioni italiane, si sono svolte le operazioni di raccolta per le varietà precoci (Chardonnay, Pinot, Sauvignon). Il pieno della raccolta, in tutta Italia, è avvenuto tra l’ultima decade di settembre e la prima di ottobre. La vendemmia si è conclusa tra la fine di ottobre e gli inizi di novembre con i conferimenti degli ultimi grappoli di Nebbiolo in Valtellina, di Cabernet in Alto Adige, di Aglianico del Taurasi in Campania e dei vitigni autoctoni sulle pendici dell’Etna.
I ritardi nella vendemmia hanno però giocato un ruolo positivo e determinante sulla qualità del prodotto raccolto, avendo beneficiato, da nord a sud, di un clima particolarmente asciutto, se non con qualche sporadico giorno di pioggia che però non ha influito sulla qualità delle uve. Per quasi tutto il mese di agosto le temperature si sono mantenute elevate, così come l’umidità, cosa che ha favorito un rigoglioso sviluppo della vegetazione nei vigneti, gestito con attenti interventi di potatura del verde. Nei mesi di settembre e ottobre, il clima particolarmente caldo e asciutto ha dato un ulteriore contributo positivo alla maturazione delle uve rosse e ha portato però, allo stesso tempo, ad una contrazione della produzione dovuta anche ad una minor resa uva/mosto. Di fatto, in molte zone, tale situazione ha permesso di vendemmiare grappoli in perfetto stato fitosanitario, il che ha favorito, soprattutto nelle regioni nel nord, la concentrazione degli aromi nelle uve a bacca bianca. Questa serie di variazioni climatiche e meteorologiche, accompagnate da sapienti scelte tecniche quali l’individuazione della corretta maturità fenolica, prospettano un’annata vinicola molto buona e, fatte salve le zone colpite da fenomeni temporaleschi di forte intensità, si rilevano già diversi casi di eccellenza che si dovranno concretizzare con un attento lavoro in cantina.
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