Secondo le prime previsioni pubblicate dal Ministero dell’Agricoltura, la Francia dovrebbe produrre tra 40 e 43 milioni di ettolitri di vino nell’annata 2024, con un calo stimato tra il -16% e il -10% rispetto al 2023 e tra il -10% e il -3% rispetto alla media quinquennale. Ci sono buone probabilità, quindi, per l’Italia di riprendersi il primato produttivo perduto nel 2023 a favore della Francia, sebbene sia ancora troppo presto per fare previsioni. Sempre che la Spagna, le cui prime stime sono in crescita del +20% verso i 39,7 milioni di ettolitri, non abbia la meglio sugli storici competitor.
Si prevede che la produzione in Francia diminuirà in quasi tutti i bacini. Queste stime del Ministero dell’Agricoltura sono provvisorie in considerazione dei diversi episodi sanitari e delle condizioni climatiche che colpiscono i vigneti. Fatte il 1° agosto, queste prime previsioni tengono conto di un’annata difficile, dove molti vigneti sono stati segnati da fenomeni di coulure (caduta di fiori o di acini giovani) e talvolta millerandage (dimensione variabile degli acini), conseguenza di condizioni umide e fresche durante la fioritura. La peronospora, favorita dall’umidità di inizio estate, colpisce la maggior parte delle zone viticole e potrebbe causare perdite significative, mentre non mancano i rischi climatici, con episodi di gelo o grandine. Il raccolto è ancora lontano, tuttavia i terreni ben riforniti d’acqua potrebbero limitare questo calo di produzione.
Nei vigneti di Bordeaux, la produzione dovrebbe diminuire dopo un raccolto già ridotto nel 2023. Numerosi fattori sono all’origine di questo calo della produzione: la continua pressione della peronospora che ha spinto viti e viticoltori al limite, senza dimenticare la grandine e i cedimenti. Ma anche lo sradicamento: una riduzione di circa 8.000 ha di superficie, in seguito al piano di estirpazione, contribuisce a ridurre la produzione prevista, mentre le terre desolate e gli estirpamenti fuori piano mostrerebbero piuttosto una riduzione di 20.000 ettari del potenziale produttivo della Gironda. Abbastanza per sperare in un ritorno all’equilibrio domanda/offerta per il rosso di Bordeaux con Denominazione di Origine Controllata (AOC – Appellation d’Origine Contrôlée), che è in squilibrio strutturale.
Si prevede un calo delle rese per i vigneti della Champagne, dove gelate primaverili e grandine hanno influito negativamente sulle potenzialità produttive fin dall’inizio, mentre le piogge hanno favorito coulure e oidio. Per i vitigni della Borgogna, le precipitazioni favoriscono anche una peronospora virulenta che dovrebbe causare perdite, con un raccolto previsto inferiore a quello del 2023, che era stato abbondante. Il Servizio di Statistica e Previsioni (SSP) segnala una situazione difficile nel Beaujolais: tra muffe, marciume nero e grandine, quest’ultimo vigneto non è stato risparmiato dall’annata 2024. Proprio come Chablis, segnato da grandine, coulure e muffe.
Il SSP prevede anche un calo del raccolto per i vigneti dell’Alsazia a causa della muffa. Nel vigneto alsaziano si conta su 900.000 hl, senza che nessun vitigno superi i 70 hl/ha, un potenziale che potrebbe essere ulteriormente ridotto sotto la possibile pressione di oidio, marciume bruno o botrytis. Nella Valle della Loira, la forte pressione della peronospora, soprattutto nell’agricoltura biologica, dovrebbe portare a perdite.
Per il Cognac, nella Charentes, le condizioni umide durante la fioritura suggeriscono un calo significativo della produzione rispetto all’anno record 2023, rafforzato dalla peronospora precoce. Dopo due annate molto produttive, i vigneti della Charente tendono a un calo della produzione di Cognac, sostenuto da una riduzione della resa autorizzata fissata a 8,64 ettolitri di alcol puro/ettaro (rispetto ai 10,5 hl AP/ha per ettaro dell’anno precedente). Anche i vini da superalcolici mostrano il calo di produzione maggiore previsto dal SSP nel 2024 (da -28% a -22% rispetto al 2023), mentre i vini con Indicazione Geografica Protetta (IGP) resisterebbero di più (da -5% a -3%) e i vini con Denominazione di Origine Protetta (AOP) sarebbero in netto calo (da -16% a -9%).
FONTE: agreste.agriculture.gouv.fr/agreste-web/