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“Au secours tout va bien”, questo è il suo motto, la traduzione francese dell’#andràtutto bene che sta spopolando adesso, per ricordare che tutto può capitare ma che a tutto (o quasi) c’è rimedio. Véronique Enderlin l’ha coniato in tempi non sospetti e ante-Coronavirus, quando ha avviato Les Enderlin, la società di ufficio stampa e relazioni pubbliche che porta il suo nome.
Una francese innamorata delle prelibatezze enogastromiche italiane e degli italiani. Con in tasca una laurea in museologia e storia dell’arte e un master di management culturale conseguiti in Francia, Véronique si trasferisce in Italia nel 2003 per occuparsi di comunicazione culturale. Esperienze importanti in Bondardo Comunicazione e con Fiorenzo Tagliabue alla SECRP, a seguire il passaggio da free lance e consulente esterna di grandi eventi italiani culturali ed enogastronomici. Dall’assessorato Verde e tempo Libero al Comune di Milano, alla comunicazione del Padiglione Zero di Expo2015, al Carnevale di Venezia. Il primo approccio concreto al mondo delle PR food&beverage seguendo eventi come Bottiglie Aperte, Salon du Chocolat, la mostra evento di Gualtiero Marchesi per Storie d’Italia.
Una rete di fidati collaboratori e contatti sviluppati negli anni le fanno capire che erano maturi i tempi per ballare da sola, creando l’agenzia Les Enderlin specializzata in media relation, PR e digital PR di eccellenze enogastronomiche italiane, cuochi, ristoranti, progetti culturali, grandi vini, alta pasticceria, lifestyle e leisure, una storia franco-italiana raccontata per Beverfood in rosa.
– Quando ti sei avvicinata al mondo delle pr nel food&bev?
Sono alsaziana per metà e cresciuta tra i Kougelhopf (lievitato simile al panettone) e la pasta all’uovo di mia nonna, il tajine di mia mamma nata in Marocco, les crêpes et il gratin dauphinois francesi. La cultura della cucina è importante nella mia famiglia, come in moltissime francesi e italiane. Quando sono arrivata in Italia con il programma Erasmus, ho scoperto la materia prima purissima, fragrante – pomodori pieni di sole, prosciutto cotto profumatissimo – e la magia di una cucina quotidiana sincera e genuina, e completamente diversa delle elaborazioni e trasformazioni che conoscevo. Ricordo nitidamente lo shock sensoriale avuto assaggiando la mia prima burrata, che mio futuro marito mi portò in un cestino di vimini, avvolta in foglie verdi. Pochi giorno dopo, conobbi l’estasi del culatello e la vertigine dell’Amarone e pensai: “voglio vivere qua, e voglio in qualche modo farne il mio lavoro”! L’incontro con Sara Vitali di Cinquesensi e Gualtiero Marchesi ha fatto il resto.
– Com’è cambiata la figura della donna nelle pr food&bev?
Quando ho iniziato questo lavoro, vedevo le pr food & bev come figure epiche, coltissime e serenissime, donne sempre eleganti che sembravano avere tempo per viaggiare e leggere molto. Ecco credo che con l’avvento del digitale tutta la geopolitica del comparto si sia espansa, complicata e velocizzata. Oggi fare la PR food&bev significa essere molto multitasking, badare alla community, da tripadvisor a Google Business, passando per Linkedin, curare i canali social dei clienti, aiutarli o farsi carico della loro gestione dei rapporti con blogger e influencer oltre ad impostare strategie di media relation, programmare e seguire gli shooting fotografici, valutare assieme ai clienti a quali grandi eventi partecipare e con quale modalità. Ci sono scandali che scoppiano sui social, recensioni online tremende o menzognere da mitigare o contrastare. Micro e macro crisi possono insorgere in qualunque momento – di solito, durante la recita dei figli o quando si è appena partiti per 24 ore di relax. Abbiamo però alleati preziosi, i giornalisti. Molti ci aiutano a capire i nostri errori, ci avvertono di cambiamenti editoriali e di novità, a volte ci danno perfino una pacca sulla spalla se siamo demoralizzate o oberate. Ora con la crisi che conoscerà il nostro settore dobbiamo più che mai essere propositivi e strategici, sia per la carta stampa che per il digitale. L’e-commerce e la comunicazione digitale deve diventare parte del quotidiano dell’imprenditore food&wine italiano, più che mai.
– Il ruolo della donna nel futuro delle pr food&bev?
Innanzitutto, vorrei in futuro non temere di dire che si lascia una riunione per via di un figlio che si è ammalato, vorrei che le giovani colleghe si possano permettere qualche mese di maternità, ho due figli e non mi sono mai fermata, ho solo cambiato regime e lavorato da casa tantissimo. Credo che il proverbiale intuito femminile e la capacità a fare molte cose mantenendo sangue freddo sia perfetto per il nostro lavoro, se e quando è coniugato ad una solida cultura geopolitca del settore. Ci capita spesso di dare ai nostri clienti dei consigli strategici che nascono da un’impressione, da un tono di voce cambiato durante una riunione, da un’idea maturata. Osservazioni che nascono da quella nostra sensibilità tipicamente femminile. E’ successo che un cliente imbastisca un’intera linea di produzione o una campagna di promozione, sulla base di confronti strategici di questo tipo. La squadra perfetta è quando siamo tutti attorno ad un tavolo: proprietà, comunicatori/trici, chef o vignerons, amministrazione: per essere forti dobbiamo lavorare assieme, ognuno con le sue idee, la sua creatività, la sua sensibilità e i suoi obiettivi. Quindi per il futuro, direi “andiamo avanti così, assieme siamo forti”!
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