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In viaggio attraverso l’Italia con Lavazza: cinque declinazioni regionali dell’espresso proposte in chiave innovativa dal Training Center dell’Azienda.


Il Salone Internazionale del Gusto – al Lingotto Fiere di Torino dal 25 al 29 ottobre – è il luogo in cui si riuniscono le eccellenze alimentari d’Italia e del mondo, una concentrazione di prodotti, di storia, di territori. L’evento internazionale organizzato da Slow Food ha una caratteristica unica: da un lato sostiene l’educazione alimentare verso i cibi di qualità, dall’altro esalta le tradizioni e le identità, non solo un lavoro di recupero della memoria, ma anche la capacità di rinnovare un patrimonio ricchissimo del nostro Paese .In questo contesto Lavazza presenta una propria personalissima ricerca attraverso l’Italia dei caffè: sull’onda del progetto dei “Granai della Memoria” di Carlin Petrini, il Training Center Lavazza ha condotto una ricerca storica alla riscoperta di cinque ricette tipiche delle regioni italiane. Questi caffè regionali sono stati codificati e reinventati così da offrire al pubblico del Salone Internazionale del Gusto cinque ricette esclusive, ispirate alle parole di Petrini che descrive la memoria come “una miniera dalla quali tutti possano attingere”.

Durante la manifestazione la caffetteria dello stand Lavazza sarà dunque aperta al pubblico. Questo permetterà ai visitatori di gustare i prodotti tradizionali come l’espresso, il macchiato e il cappuccino – realizzati con la miscela 100% sostenibile Tierra –, ma soprattutto di provare queste ricette mai proposte prima. Le “magnifiche cinque” concepite dal Training Center Lavazza attingono a elementi della tradizione dell’espresso, in alcune regioni italiane servito con cioccolata, panna, nocciole, mandorle, menta, e liquori. E allora ecco finalmente le cinque ricette by Lavazza che verranno accompagnate da biscotti tradizionali – alcuni provenienti dai Presidi Slow Food – per rendere ancora più ricca l’esperienza.

La MORETTA fanese è storicamente un corroborante per gente di mare: espresso, anisetta, rhum, zucchero e scorza di limone. Un mix che i marinai marchigiani bevevano nel pomeriggio, per rinfrancarsi. La Moretta by Lavazza è stata reinventata grazie ad una sofficissima spuma di anice, rhum, brandy uniti a latte intero e panna che viene adagiata sull’espresso servito – come è tradizione a Fano – nel bicchierino e non nella tazzina. E sopra tutto: una scorza di limone candito. La ricetta viene abbinata alle “Beccute” Le beccute sono un tipico dolce marchigiano che pare risalire ai tempi di Leopardi (vengono infatti chiamate anche “le beccute di Leopardi”). Biscotti arricchiti di frutta secca, sono tipici – a seconda della zona – della Quaresima o del Natale e il nome viene probabilmente da “beccate”, perché la forma bitorzoluta invoglia a sbocconcellarle.

La BAVAREISA torinese è un’antesignana settecentesca del più noto “bicerin”: gli ingredienti sono i medesimi del “nipote” famoso – caffè, cioccolata e panna liquida – che nella Bavareisa sono mescolati (e non a strati). Nella nuova versione by Lavazza vengono mischiati esclusivamente la cioccolata – partendo dall’Extra Bitter 63% di Guido Gobino sciolto a bagnomaria – e il caffè. La panna, ingentilita da latte e zucchero, viene invece posta in superficie così che in bocca consistenze, sapori e temperature si mescolino piacevolmente. La ricetta viene abbinata alle “Paste di Meliga” Amatissime in Piemonte, le paste di Meliga sono biscotti realizzati con farina di mais che un tempo si usava intingere nel barolo a fine pasto. Oggi, invece, è più facile trovarle proposte assieme al moscato d’Asti, al passito o – nella versione più golosa – allo zabaione. Le Paste di Meliga sono un Presidio Slow Food.

Il CAFFÈ-PADOVANO PEDROCCHI – inventato dalla storica caffetteria di Padova – è davvero una sfida: un espresso cui vengono aggiunti sciroppo di menta, schiuma di latte e una spolverata di cacao amaro. Il Training Center ha destrutturato gli ingredienti, mantenendone l’individualità seppur nello spazio minimo di un bicchierino. Ecco quindi una ganache alla menta ottenuta da cioccolato bianco, panna e menta bianca che viene spatolata sulla parete del bicchierino. Ad essa si affianca l’espresso ed una spolverata di cacao. La ricetta viene abbinata agli “Zaeti” In Veneto si chiamano “golasessi” tutti quei dolcetti che “fanno gola”. Tra questi gli zaeti, di cui già scriveva Artusi nel suo immortale “La scienza in cucina e l’arte di mangiar bene”: i “gialletti” devono il nome alla farina di mais che, assieme a burro, zucchero e uvetta, li compone.

IL CAFFÈ ALLA SALENTINA naturalmente sa d’estate: la tradizione pugliese vuole l’espresso zuccherato versato in un bicchiere con del ghiaccio con l’aggiunta d’un sapore tipico del Sud Italia, il latte di mandorla. L’innovazione apportata dal Training Center è l’unione tra freddo e mandorla grazie a un gelato fior di latte “Lait” della “gelateria Alpina” arricchito con pasta di mandorle tostate. Uno speciale mantecatore on demand produce un ciuffo di gelato sul fondo del bicchierino sul quale viene quindi versato il caffè, producendo un contrasto fra il freddo del gelato ed il caldo dell’espresso, con i profumi della mandorla che si fondono con gli aromi del caffè. Il risultato è una golosità da gustare con il cucchiaino. La ricetta viene abbinata ai “Biscotti di Ceglie”Ceglie Messapica, nel Brindisino, è la capitale delle mandorle: pare ne esistano ancora ben quaranta varietà. Una loro massima espressione sono i “piscquett’l”, dei biscotti a dadini preparati con mandorle in parte scottate in acqua e in parte tostate. Imperdibili nelle feste e nelle bomboniere, esistono anche in versione glassata. I Biscotti di Ceglie sono un Presidio Slow Food.

L’ultima ricetta ha radici campane ed è una rivisitazione d’una invenzione recente: il CAFFÈ ALLA NOCCIOLA, nato a Napoli negli anni Novanta del secolo passato. Se quello “tradizionale” è solo un caffè guarnito con pasta di nocciola, quello by Lavazza parte da una soffice crema ottenuta montando insieme caffè, zucchero e pasta di nocciole che viene adagiata sull’espresso Lavazza. Le note intense e la morbidezza di questa specialità offrono un irresistibile connubio tra caldo e freddo, dolcezza e forza, caffè e nocciola. La ricetta viene abbinata ai “Raffioli” “Raffiolo” significa “raviolo”: così si chiama il biscotto creato nel Settecento dalle suore del monastero di San Gregorio Armeno, confezionato appositamente per la vigilia di Natale. Il Raffiolo esiste in tre versioni – semplice, alla sorrentina o cassata – ma la sostanza è sempre la medesima: un ovale di pan di Spagna ricoperto di glassa bianca o di marmellata di albicocche, eventualmente farcito di ricotta, scorza di cedro candita, cioccolato e pistacchi.

Lavazza così si fa in cinque per presentare al pubblico in visita al Lingotto non solo i propri progetti di sostenibilità, ma anche ricette esclusive che conquisteranno gli intenditori e in cui si trovano tutti i valori dell’azienda: tradizione, innovazione, design e, naturalmente, gusto.

Fondata a Torino nel 1895, Lavazza è un’azienda di proprietà della famiglia omonima da quattro generazioni. È una tra le più rilevanti realtà produttive di caffè al mondo, leader in Italia nel mercato retail e presente in oltre 90 Paesi del mondo. Valori distintivi del brand Lavazza sono, primi su tutti, la qualità e l’innovazione. Per questo Lavazza ha creato il Training Center Network, una rete di 50 laboratori sparsi in tutto il mondo che da oltre 30 anni si impegna nella formazione e aggiornamento dei professionisti del settore, oltre che alla ricerca e sviluppo di nuovi prodotti. Il Training Center, naturale evoluzione del Centro Studi e Ricerche sul caffè̀, fondato da Lavazza nel 1979, è̀ oggi il punto d’incontro fra la passione per il caffè̀, la tradizione e la capacità di sperimentare ed innovare, attraverso le due “anime” che lo compongono, il Coffee Design e l’Espresso School.

Per informazioni: Ufficio Stampa Lavazza –

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