© Riproduzione riservata
L’alter ego bianco del Barolo. Questo è l’obiettivo del Gavi, storico bianco a base di uva Cortese che mira a diventare il vino bianco di riferimento del territorio piemontese. Una vocazione vitivinicola che ha origini antichissime, visto che il primo documento storico risale addirittura al 972 ed è conservato nell’Archivio di Stato di Genova.
Non si tratta di un caso, visto che il territorio di Gavi se geograficamente si trova a sud est del Piemonte in provincia di Alessandria, sente forte l’influsso del mare, Genova in linea d’aria dista solamente una ventina di chilometri. Un crocevia, Gavi si trova in mezzo alle antiche e moderne vie di comunicazione tra Genova, Torino e Milano. “Abbiamo preso pregi e difetti di tutti- scherza Maurizio Montobbio, Presidente del Consorzio Tutela del Gavi– se caratterialmente la nostra popolazione risente di un lamento tipico del ligure e una chiusura dei piemontesi, le caratteristiche pedoclimatiche hanno beneficiato dell’influsso del mare e di un territorio marnoso che è tipico delle vicine Langhe, creando vini bianchi dalle grandi potenzialità”.
TERROIR DI GAVI
In un Piemonte vocato alla produzione di grandi rossi, da queste parti hanno fatto una scelta ben precisa, puntando sul Cortese. Circa il 50% della produzione italiana di questo vitigno autoctono avviene qui, dove era già coltivato anticamente nella zona di produzione che conta 11 comuni. Gavi, il comune più famoso che dà il nome alla denominazione, Bosio, Capriata d’Orba, Carrosio, Francavilla Bisio, Novi Ligure, Parodi Ligure, Pasturana, San Cristoforo, Serravalle Scrivia, Tassarolo. Un territorio che passa dalle propaggini della Pianura Padana, a una zona collinare, sino ad arrivare all’Appenino Ligure. Un paesaggio vitato dove si alternano terre rosse, arenarie e marne argillose di origine marine che si ritrovano nella diversità del bicchiere. La vite è coltivata a guyot dai 150 metri del fondovalle sino a un’altezza di 450 metri sul livello del mare, godendo di una sensibile escursione termica che forgia l’acidità del vino e favorisce lo sviluppo di aromi. Il Cortese, vitigno autoctono a bacca bianca, nasce qui per volontà dell’aristocrazia genovese che risiedeva nelle tenute della zona come seconde case, buen retiro fatto di battute di caccia e di riposo, ma anche di agricoltura e di buon vino. La leggenda narra che il termine Gavi derivi il proprio nome dalla principessa Gavia, bella e cortese figlia di Clodomiro Re dei Franchi, giunta a Gavi d’Oltralpe per coronare il suo sogno d’amore. La tradizione invece fa risalire l’origine del nome all’entourage della corte genovese.
GAVI DOCG
La Doc è stata riconosciuta nel 1974, in anni fondamentali per la viticoltura in Italia. Con la fine della mezzadria gli aristocratici genovesi iniziarono a cedere alcuni pezzi di terra al mezzadro che di fatto si trovò a partire con delle proprietà già estese, per questo oggi le aziende operative sul territorio hanno dimensioni mediamente intorno alle 150.000-200.000 bottiglie prodotte. Nel 1998 il Gavi ottiene la D.O.C.G, attraverso un abbassamento delle rese sotto i 100 quintali per ettaro, passo necessario per la qualità considerando un vitigno molto vigoroso come il Cortese e l’utilizzo di tecniche e di prodotti a basso impatto ambientale. Sono anni in cui non è affatto scontato puntare su un vitigno autoctono come il Cortese, in piena moda di vitigni internazionali la scelta si rivela azzeccata. Nel 2002 la zona di produzione di circa 1.500 ettari è stata oggetto della prima revisione dell’albo dei vigneti effettuata in Italia, certificando di fatto che nelle vigne della denominazione vengono coltivate solo uve di Cortese per la produzione di Gavi in purezza, grazie anche a un lavoro di selezione clonale. Sono 5 le tipologie ammesse nella denominazione, dal Gavi base che copre circa il 95% della produzione, un vino frizzante, definito “rivierasco” per l’apprezzamento sempre avuto in Riviera Ligure, la versione spumante, oltre alle due tipologie Riserva e Riserva Spumante Metodo Classico introdotte nel 2010. Un vitigno versatile, destinato anche all’invecchiamento specie nella versione riserva, andando quindi a sfatare gli stereotipi di chi considera il Gavi un vino da bere esclusivamente giovane. Sicuramente le caratteristiche principali sono da ricercarsi nell’acidità, nella freschezza e nell’equilibrio, peculiarità che con 5 e 10 anni di affinamento in bottiglia magari dopo qualche passaggio in legno rimangono invariate, acquisendo però maggiore complessità e finezza.
PASSIONE EXPORT
Grazie ai genovesi, il Gavi ha da sempre avuto una vocazione verso i mercati internazionali. Export in 60 paesi del mondo con una percentuale pari a circa il 85% delle 13 milioni di bottiglie prodotte ogni anno nella denominazione, secondo i dati del Consorzio di Tutela con punte anche superiori per alcune delle 80 aziende appartenenti al Consorzio che puntano a un mercato ho.re.ca e di enoteche di qualità. I principali mercati di riferimento sono il Regno Unito, dove il Gavi sta tirando molto forte a Londra e nelle altre piazze del vino, seguite della Germania, gli USA e il Giappone, oltre a paese emergenti, con la Russia in testa. Una vocazione all’esportazione insita nel dna quindi, le attività del Consorzio di Tutela del Gavi, costituito nella forma attuale nel 1993, puntano alla valorizzazione dell’immagine anche in Italia con attività promozionali e di eventi in grado di attirare i turisti sul territorio sfruttando anche alcune sinergie. “L’obiettivo è quello di portare sempre più eno-turisti sul territorio, per far conoscere una zona paesaggisticamente interessante, con alcuni punti forti come il Forte di Gavi che domina tutto dall’alto della sua fortezza, gestita dalla Sovraintendenza dei Beni Culturali- commenta il Presidente del Consorzio Maurizo Montobbio– Una nuova strategia con progetti come Gavi For Arts, una formula per promuovere una nuova immagine associando l’arte e le cultura al prodotto vino e agroalimentare come investimento di successo in termini di maggiori vendite e visibilità”. In fatto di promozione oltre alle principali fiere di settore, la punta di diamante è l’evento “Di Gavi in Gavi”, che nell’edizione del 2016 ha richiamato in zona a fine agosto più di 10.000 Gavi lovers per degustare le etichette del grande bianco piemontese, in un’atmosfera unica nelle corti del paese insieme a chef stellati, capitanati da Bruno Barbieri, uno dei volti di Masterchef.
GAVI E LA RISTORAZIONE
Proprio per le sue caratteristiche di vitigno versatile, il Gavi si presta bene sia come aperitivo che in abbinamento ai piatti della tradizione. Compagno ideale per antipasti magri, piatti di pesce e la torta di riso di Bosio, ma anche pietanze a base di verdura e carni bianche. La cucina del territorio è una fusione di piatti tipici dove i sapori liguri e piemontese si mescolano. Un piatto tipico sono i ravioli, da assaggiare nel ristorante “Il Girasole”, dove vengono serviti con il tocco, il locale ragù di carne, oppure al vino o anche alla birra. Il risotto al Gavi è uno dei must del ristorante “Cantine del Gavi”, indirizzo sicuro in centro paese dove si possono gustare anche i fritti nell’ostia, altra specialità della zona che può contare su un presidio Slow Food come “la Testa in cassetta”, tipico salume di risulta per conservare e rendere appetitose le parti del maiale che avanzavano dalla produzione di altri insaccati. Sul tema dolci la tradizione non manca, vista la vicinanza con Novi Ligure famosa per il suo distretto del cioccolato, segnaliamo un classico abbinamento della tradizione del vino con gli amaretti al Gavi.
NOTE DI DEGUSTAZIONE
Il generale riscaldamento climatico in atto a livello globale, sta facendo evolvere anche le caratteristiche di un vino come il Gavi. Da qualche vendemmia la gradazione sta arrivando con più facilità intorno ai 12.5% di titolo alcolometrico, dove rende al meglio le sue caratteristiche. Sopra si rischia di far bruciare le uve, che di norma dopo la vinificazione fanno assumere al vino un colore classico giallo verdolino con riflessi dorati. L’influsso del “marino” rende Gavi un microclima unico, al naso le noti agrumate e citriche sono una caratteristica insieme a un tipico sentore di mandorla amare con il tempo lasciano spazio a note più minerali e gessose. In bocca una bella spalla acida permane nelle versioni sia base che riserva, dando freschezza ma anche continua longevità a questo vino. La persistenza rimane, un bicchiere tira l’altro in una facilità di beva che rende unico l’incontro con il Gavi fatto di freschezza, acidità ed eleganza. L’isola bianca del Piemonte, all’appello potrebbe rispondere presente anche l’altro vitigno bianco dell’Alessandrino, il Timorasso, il cui rapporto con i cugini di Gavi è definito “protetto”. Sono già stati portati avanti progetti di collaborazione per unire idealmente le sponde dello Scrivia e diventare la zona di vini bianchi più importante in Italia.
+INFO:
www.consorziogavi.com
www.gavi972.it
UFFICIO STAMPA
The Round Table per Consorzio Tutela del Gavi
www.theroundtable.it
Véronique Enderlin +39 3408525313
© Riproduzione riservata