Vignerons per dirla alla francese, vignaioli tradotto in italiano. Una serata davvero speciale giovedi 23 ottobre nella Sala Buzzati del Corriere della Sera a Milano alla presentazione della Guida del Corriere della Sera “Vignaioli e Vini d’Italia 2015”.
Apertura con il Direttore del quotidiano di Via Solferino Ferruccio de Bortoli. “Qui siamo abituati a presentare grandi libri, questo è il romanzo del vino italiano”. Un romanzo con 200 protagonisti, altrettanti produttori dell’eccellenza nostrana. Una guida giunta alla sua seconda edizione. “Segnale che anche in edicola e nelle librerie siamo andati bene ”– le parole di un emozionato Luca Gardini, curatore della Guida insieme a Luciano Ferraro, capo-redattore del Corriere della Sera. Una guida ancor più importante nell’anno di Expo 2015, per svolgere una funziona di “tom-tom” cartaceo per orientarsi tra le vigne e le cantine del Belpaese.
Duecento i vignaioli recensiti, una pattuglia che comprende nomi importanti del vino italiano, insieme a produttori emergenti. Toscana davanti a tutti, con 44 storie di aziende raccontate. Subito dopo i piemontesi, fermi a 37. Un testa a testa lombardo-veneto, con i lombardi battono i veneti 19 a 17. E i siciliani superano i colleghi del Friuli Venezia Giulia di tre lunghezze, 14 a 11. È la nuova fotografia dei personaggi, i grandi e i piccoli, del vino d’Italia.
Serata di presentazione meneghina dove sono stati consegnati i premi speciali. “Vignaiolo dell’anno” Emidio Pepe, a 82 anni nel 2014 ha appena vendemmiato per la cinquantesima volta. La Sfinge del Montepulciano, perché non svela i suoi segreti che gli hanno permesso di festeggiare addirittura a Wall Street, a Milano ha svelato con una verve davvero unica salendo sul palco a ritirare il premio vignaiolo dell’anno, insieme alla nipote. “Ricordo ancora quando dicevano che il Monetepulciano doveva essere un vinello destinato ad essere consumato giovane, e mi davano del pazzo perché continuavo ad accatastare bottiglie- le parole di Pepe in un abruzzese stretto- Andando in giro per l’Europa con una Giulia Super a cercare clienti, con il lavoro di una vita ho fatto capire che non mi sbagliavo. Perché ricordiamocelo sempre, il vino va fatto bene ma deve anche essere venduto, altrimenti non viene valorizzato il lavoro in agricoltura”. Oggi i suoi vini sono paragonati ai migliori vini rossi del mondo, la sua vita è stata raccontata da Sandro Sangiorgi, fondatore di Porthos, nel libro “Manteniamoci giovani”, un richiamo al saluto che Emidio Pepe rivolge ai suoi ospiti in cantina a Torano d’Abruzzo.
Premio “Giovane Vignaiolo” a Joska Biondelli. “Quando sono andato a trovarlo la prima volta pensavo fosse una ragazza”- spiega divertito Luca Gardini- poi ho conosciuto questo giovane vigneron che si sta già mettendo in luce”. Il nome è ungherese, eredità che racconta le origine degli antenati. Joska Biondelli ha poco più di trent’anni. Lavorava a Londra nel mondo della finanza come cacciatore di teste, sino a quando il richiamo della terra e il vino gli ha fatto cambiare rotta. Con il padre ha investito nella ristrutturazione dei vigneti, a Bornato di Cazzago San Martino, il paese in provincia di Brescia dove abita e lavorai ora, in Franciacorta. Quest’anno oltre al premio di giovane vignaiolo ha ricevuto la medaglia d’oro della giuria guidato da Tom Stevenson, che ha degustato i vini di 650 cantine di 16 paesi.
Il premio “Vignaiola Coraggiosa” se lo è aggiudicato Elena Fucci. Una storia di coraggio, sugli insegnamenti del nonno Generoso che a ottantanove anni è ancora in vigna ad anticipare la potatura, Elena Fucci ha deciso di restare in Basilicata, in una contrada difficile del sud, che d’inverno con la neve a 600 metri sopra il livello del mare, sembra il nord. Con coraggio nel 2000 ha giocato le sue carte per non abbandonare i resti delle colate laviche del vulcano spento, ai piedi del Monte Vulture. Risultato 25 mila bottiglie l’anno di un Aglianico vigoroso, potente ed elegante, punto di riferimento per l’enologia di tutto il sud Italiano.
L’aspetto più affascinante di questa guida, è che rispetto alle altre, si differenzia perché viene premiato più che un vino o un’azienda in particolare con graduatoria o classifiche, viene valorizzata la dimensione dello storytelling e la retorica che si crea attorno al mondo del vino. I consumatori quando si avvicinano a un prodotto lo fanno anche guardando queste dimensioni. Un libro che ha un’impronta alla Veronelli, che già negli anni ’80 insegnava che dietro a ogni vignaiolo c’è una storia da raccontare. E di storie ce sono molte, da Luigi Scavino a Domenico Clerico per stare sul Nebbiolo del Piemonte, a Martino Manetti con Montevertine, al giornalista Paolo Panerai con Castellare di Castellina, sino a Piero Antinori, con la storia dell’omonima azienda.
FONTI: “Vignaioli e vini d’Italia 2015”-Guida a 200 produttori d’eccellenza-a cura di Luciano Ferraro e Luca Gardini in edicola con il Corriere della Sera a 12,90 euro più il prezzo del quotidiano