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Segnatevi bene questo termine “Vignes semi larges”, una parola che tradotta dal francese significa “Vigne semi larghe”, ovvero vigne a densità inferiore. Un tema su cui si dibatte da anni che sta spaccando la Champagne, la denominazione più importante al mondo di sparkling di qualità. Il Syndicat des vignerons della Champagne, uno degli attori principali della filiera che ha in mano la proprietà dei terreni, ha votato giovedì 29 luglio per integrare alcune nuove misure agroambientali, tra cui l’uso delle “Vignes semi larges” nei vigneti della Champagne.

Un dibattito serrato, alla fine con 34 voti su 50 è passata questa modifica, per rispondere alle nuove questioni ambientali anche in Champagne dicono i promotori dell’iniziativa. Il Syndicat des vignerons de la Champagne ha integrato nelle sue specifiche un panel di nuove misure, quella più discussa è l’uso di viti semi-larges. Verrà consentita una spaziatura fino a 2 metri tra i filari e l’abbassamento della densità sui filari, con diversi viticoltori che si si oppongono. Farà la sua comparsa una nuova varietà di vitigni Voltis, resistenti alle principali malattie della vite, adattati all’evoluzione del clima, nel rispetto del livello qualitativo e della tipicità dei vini Champagne, sono state votate anche nuove pratiche culturali, come il trattamento delle piante con acqua calda

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Durante il voto, il Syndicat des vignerons de la Champagne che ne ha approvato l’introduzione, ha precisato che non si tratta di una pratica in alcun modo obbligatoria quelle delle vigne semi-larges, evidenziando anche le virtù ambientali di questi nuovi vitigni, che promuovono la cessazione degli erbicidi e la riduzione dei pesticidi, oltre ad essere meno sensibili alle gelate primaverili e resistenti allo stress idrico. Il sindacato dei vignerons ha rassicurato sull’impatto di queste vigne semi-larges sul paesaggio, in particolare sulle colline dello Champagne classificate patrimonio mondiale dell’Unesco, spiegando che l’evoluzione del paesaggio è compatibile con la storia dei vigneti di Champagne.

L’autorizzazione della semina dovrebbe partire dal 2023 con le viti più distanziate, l’obiettivo è preparare i vigneti di Champagne ai cambiamenti climatici. Le nuove specifiche consentiranno l’impianto viti semi-larghe, potranno essere distanziate tra i 2 e i 2,2 metri e alte circa 2 metri contro gli 1,20 e gli 1,30 metri attualmente, fino ad ora, le specifiche richiedevano ai viticoltori di piantare viti la cui spaziatura tra i filari non poteva superare gli 1,5 metri. Una decisione che fa seguito a uno studio condotto dal 2006 dal sindacato, dall’Istituto Nazionale di Origine e Qualità (INAO) e dal Comitato Interprofessionale del Vino Champagne (CIVC) che avrebbe dimostrato che le viti semi-larghe sarebbero più resistenti al gelo, alla siccità e alle malattie, riducendo anche le emissioni di gas serra: -20%, così come i costi di produzione, anche del 20%, grazie all’utilizzo di attrezzature e macchinari più efficienti, tradotto aprire alla meccanizzazione nei filari di Champagne.

Una decisione che sta facendo discutere non poco in Champagne, si tema una riduzione del numero di posti di lavoro e si stanno levando anche delle grida d’allarme. “È la prevista estinzione del modello Champagne”, il commento forte del vice segretario generale Noël Sainzelle come riportato dalla testata France Bleu. “Questa decisione va soprattutto nella direzione dell’ambiente e delle nuove preoccupazioni dei consumatori – ha invece spiegato Maxime Toubart, presidente dell’Unione generale dei viticoltori di champagne come scrive sempre France Bleu – “Il clima cambia molto rapidamente e anche il consumatore cambia molto, dobbiamo costantemente interrogarci e muoverci rapidamente nei cambiamenti dimostrando che prestiamo attenzione al clima e alle nostre pratiche”. I primi vitigni semi-larghi potranno vedere la luce nel 2023, ma ci sono ancora vari passaggi prima della convalida. “Ci sarà una consultazione pubblica con diverse settimane di lavoro per continuare a portare il dossier. C’è anche una fase all’INAO in cui discutiamo con i nostri colleghi di altre regioni e presentiamo loro il progetto, prima di una convalida a livello europeo”, conclude Maxime Toubart.

Foto da instagram @tarlantmel
Foto da instagram @tarlantmel

Tante reazioni anche sui social, da Melanie Tarlant dell’omonimo Champagne Tarlant attivo dal 1687, che con un post sul suo profilo Instagram ha lanciato un hastag #NOVSLenchampagne, difendendo il modello dell’alta densità e i vitigni come il Meunier, cépages per dirla alla francese, resistenti all’industrializzazione delle vigne. In Italia tra i primi a rilanciare la notizia Alberto Lupetti, uno dei massimi esperti di Champagne del nostro paese, che ha pubblicato sul suo profilo Instagram una foto evocativa con una lapide a decretare nel 2021 la morte della “Tradition Champenoise”, seguita da un video in cui ha ricostruito i passaggi del tema delle vignes semi larges.

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