Era una residenza romantica e decadente, quando anime colte che arrivavano da oltreconfine ci misero l’anima e i sogni. Villa Làrio era già in piedi nel diciannovesimo secolo, proprietà della Famiglia Lombardi che scelse il lago di Como per la sonnacchiosa residenza estiva (e non solo) di cui poteva disporre; privilegiata per posizione e vista, sulle rive di Pognana, che orgogliosamente si tiene lontana il giusto dalla più nota città lariana e fornisce riservatezza e riposo. A inizio anni duemila, quando la villa era ormai colpevolmente trascurata, furono per fortuna scritte le prime parole di una nuova storia.
Flore Pilzer, che di Villa Làrio è Direttrice Marketing e Comunicazione, aveva lasciato la natìa Saint-Barthélemy (la Saint Barts dei Caraibi che i VIP affollano) e toccato forse qualsiasi latitudine del mondo, prima di innamorarsi dell’Italia e di uno degli scorci più famosi del pianeta. Già invaghitasi di Ponza, e con una parte di cuore rimasta a Zanzibar (“l’unico altro posto, al di fuori dell’Italia, dove forse mi lancerei in un progetto come Villa Làrio”), è oggi la raggiante regista di questo scrigno d’ospitalità eccellente che guarda il tramonto negli occhi. Nessun’altra location sul lago ha una vista diretta sul sole che si abbassa oltre le cime: “Ed è già un gran punto di partenza”. Altroché.
Villa Làrio è stata negli anni ricostruita e se possibile impreziosita: mantiene la facciata classica con colonne e finestre de Il Palazzo, il cuore della proprietà, una cartolina del panorama del lago di Como, che dal pontile della villa si può tagliare, leggiadri, su imbarcazioni di legno che paiono uscite da un film anni ’50 (i Cantieri Ernesto Riva, attivi da due secoli e mezzo, sono sulla sponda esattamente di fronte). Flore è il suo team hanno poi contribuito a un meticoloso restauro, culminato con l’apertura del boutique hotel nel 2015, arricchito dall’utilizzo di materiali e pezzi d’arredamento indigeni: “Ogni elemento della villa è opera o frutto del territorio lariano. Ci siamo rivolti ad artigiani locali, ci è sembrato uno dei momenti più importanti per esaltare le eccellenze di questo territorio, oltre che utile per limitare l’impatto ambientale”.
Dalle sei suites disponibili in origine, si è passati alle diciotto di oggi, sulla scia del restyling finalmente terminato ad aprile 2021: “Abbiamo approfittato delle chiusure imposte dalla pandemia per dedicarci del tutto alla villa. È come se al tempo stesso avessimo dato fondo a ogni energia, e ricaricato le batterie in vista della riapertura”. Villa Làrio è adesso un presepe di lusso rispettoso, incastonato tra natura e architettura: al livello dell’acqua si staglia Il Palazzo, otto suite che gravitano attorno alla sontuosa costruzione recuperata perfettamente grazie alla collaborazione dell’esperto Danilo Carelli. Una bolla di estremo gusto, circa duecentocinquanta metri quadri che accolgono la reception lastricata di marmo, mosaici originali e il camino monumentale.
Si passa poi per il Pavillion, una dépendance autonoma con cucina, solarium e accesso privato alla strepitosa piscina a sfioro; la Villa Bianca, che occupa primo e secondo piano dell’edificio principale, e Penthouse, l’attico da centoquaranta metri quadri, soluzione di assoluto pregio e riservatezza che domina il lago nella sua quasi interezza. Ogni alloggio garantisce una vista da tachicardia esposta sulla direttrice sud-nord: uno sguardo sulle possibilità raggiungibili in auto o in barca, che molto spesso rimangono solo ipotesi. Per buoni motivi: “La maggior parte dei nostri ospiti trascorre tutto il proprio soggiorno qui, non lascia la villa. Ed è forse la nostra maggior soddisfazione: nelle nostre speranze parlavamo di un luogo che potesse esaudire qualsiasi desiderio di chiunque lo abitasse, e nella maggior parte dei casi è quello che accade”.
Villa Làrio è infatti uno stupendo buco nero a cinque stelle, che coccola e non invade mai. Rifugge la pomposità delle strutture più famose (e inflazionate), andando invece a smussare ogni angolo per un’esperienza immersiva, nella natura e nel comfort: dalla infinity pool con tanto di scultura dinamica, all’imbarcadero che permette di tuffarsi direttamente nel lago, passeggiando nel giardino principale o rilassandosi sui prati dei vari livelli della proprietà. Motivi per rimanere qui e dimenticarsi del resto del mondo, ce ne sono di numerosi e validi: mancano, volontariamente, anche i televisori nelle suites, perché distrarrebbero paradossalmente gli ospiti dal relax più totale (per la finale degli Europei le richieste sono state però troppe, quindi un maxischermo è stato approntato in via eccezionale, ndr).
Un pomeriggio qui equivale a un biglietto per la Dolce Vita, non a caso il nome scelto da Flore per la nuova proposta estiva del Lounge Bar, che si estende con un giardino di diciotto metri quadri. Un aperitivo che più italiano non si può, con drink list di miscelazione classica e vini al calice, che supporta una carta di piatti espressi, tutti incentrati su prodotti d’eccellenza tricolori: verdure dalla Campania, culatello di zibello e mortadella ai pistacchi dall’Emilia Romagna, acciughe dalla Sicilia, burrata dal Cilento. Si sente il profumo di casa e dell’acqua del lago, che è lì che si può toccare con le mani e con i sogni, e se ancora ci fosse spazio per piani enogastronomici, Villa Làrio avrebbe un’altra risposta eccellente.
Al secondo livello della proprietà si trova infatti il ristorante, capitanato dal giovanissimo Alex Visconti (ventotto anni, prodotto di ALMA e già in briata allo stellato La Fermata di Ribaldone e Aiachini). È dove si annullano le responsabilità di scelta, e anche la degustazione diventa un momento di stacco dalla routine: non esiste un menu vero e proprio, sostituito dall’interpretazione di cinque ingredienti stagionali (per quest’estate sono friggitelli, pomodoro di San Marzano, limoni di Sorrento, melanzana e burrata del Cilento). La degustazione può quindi essere verticale, più portate per un solo prodotto, o orizzontale, per un viaggio tra sapori sempre nuovi, e soprattutto sempre genuini.
E a chi chiede lumi sulla possibilità di competere per la guida Michelin, che qui farebbe senz’altro tappa volentieri, la risposta arriva serena (diplomatica ma diretta): “Non è propriamente parte della nostra filosofia. Significherebbe dover in qualche modo sottostare a delle sovrastrutture, e si trasformerebbe un luogo come il nostro: qui si dovrebbe venire per allontanarsi e rifugiarsi dalla frenesia, non avrebbe senso creare invece una realtà movimentata”. Freschezza, territorio e clima, che intrecciano le mani con bellezza, arte e cultura, insieme a guardare il tramonto su uno degli specchi d’acqua più celebri e belli del mondo. Provate voi, a visitare Villa Làrio e non farvela rimanere negli occhi e nel cuore.