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Per la cantina sociale più importante della barbera dell’astigiano non è solo occasione per festeggiare i 60 anni di attività ma anche quella di inaugurare un sentiero naturalistico che unisce i due borghi, destinati a diventare una bella, nuova, meta per i turisti appassionati di enogastronomia.
Non una semplice cantina, quella della Vinchio – Vaglio Serra, inesauribile fonte di risorse ed energie. Una sicurezza, una certezza indiscussa e costante fonte di reddito per i 192 soci odierni. Un numero che fa pensare, sopratutto se comparato a quello dell’anno di nascita della cantina: 19. Era il 1959 nel pieno di quello che sarà definito come il boom economico italiano, una rivoluzione industriale a cui hanno partecipato anche queste famiglie astigiane che hanno saputo cogliere l’opportunità di lanciare l’uva barbera unendola in un’unico prodotto raccolto oggi in 250 ettari a cui bisogna sommarne altri 448 destinati ad altre uve piemontesi: arneis, moscato, nebbiolo, albarossa e le internazionali chardonnay e pinot noir destinate sia a versioni di vini spumanti che fermi. Un patrimonio costruito nel tempo che ha permesso di mantenere vivo il tessuto sociale, e di non abbandonare le campagne in favore del lavoro in fabbrica, oggi venduto per il 70% nel mercato interno e il restante in 22 paesi stranieri.
Il focus è, ed è sempre stato, sull’uva regina delle colline monferrine con un’attenzione sempre più rivolta alla qualità, al mercato e all’esaltazione delle migliori vigne raccontandole in diverse e sfaccettate versioni proponendole in solo acciaio, come la freschissima Vigne Vecchie 50° o in legno, come I Tre Vescovi o la Superiore Vigne Vecchie a cui si aggiungono altre numerose etichette per arrivare a un totale di 22 a cui si sommano le due di Nizza. Tra queste, per festeggiare il compleanno, è stata scelta la Barbera d’Asti Docg Superiore ‘Sei Vigne Insynthesis’ in una verticale suggestiva, allestita in vigna, condotta da Mauro Carosso, responsabile delle docenze Ais in Piemonte. Un vino che prima di essere tale, è un progetto. Desiderato sul finire degli anni novanta, quando la barbera era ancora in cerca di un’identità. E per farlo Vinchio-Vaglio ha deciso di sfidare i suoi soci, ricercando tra di essi i migliori, e destinarli a un vino de garde, come, peraltro richiedeva il mercato all’epoca. E la barbera, molto amata all’estero per il suo colore e succo, era perfetta.
Alla presentazione della prima annata, nel 2001, anche Gino Veronelli decise di partecipare perché non si trattava di un vino qualsiasi ma di un piano di lavoro intelligente, la cui realizzazione si era resa più difficile per l’ampia quantità di vigne a disposizione tra cui scegliere. Fatto sta che a distanza di diciott’anni la patente è più che guadagnata, come hanno dimostrato i vini scelto in rappresentanza del passaggio del tempo delle annate 2009, 2007, 2006, 2004, 2003 e 2001. Un insieme di elementi, fondanti, in cui c’è anche la storia, i fatti. E più si andava indietro e più cresceva lo stupore. È stata ottima la tenuta di tutti i vini, prodotti con lo stesso metodo: dopo la macerazione di 12 giorni e il travaso in piccole botti di rovere francese, fino al completamento della fermentazione, ne segue un affinamento nelle stesse per 18 mesi.
In linea generale in ogni bicchiere la densità, il frutto e i profumi dolci della barbera con violetta e note boisé si scoprivano nettamente superata la barriera minerale tutta rilasciata in uno stampo salato e di energia sferzante ancora, tutta da smaltire come nel caso della 2007, il più bel esemplare in batteria seguito dall’equilibrio ed eleganza, sopratutto nella beva, del 2006 e la gioventù, dolce, della 2009.
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