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I vini delle Cooperative vinicole alla conquista dell’alta ristorazione post lockdown


Il post lockdown vede anche la ristorazione stellata cercare nuove vie per ripartire. Una di queste sembra portare all’offerta cooperativa di vino di qualità, vista come diversa e nuova da proporre ai clienti soprattutto per il valore del racconto del territorio di produzione. Ad affermarlo durante la diretta Facebook organizzata lo scorso 3 luglio da Assoeneologi è stato Giuseppe Palmieri, maître e sommelier dell’Osteria Francescana, ristorante 3 stelle Michelin a Modena.

 



 

“In carta abbiamo già dei vini di cooperative, la loro proposta è in grande crescita e potrebbero essere quindi di più, le invito ad avvicinarsi senza timore anche ad una certa tipologia di ristorazione, questo è il momento giusto”, ha detto Palmieri in risposta al tema del dibattito (Il ruolo della cooperazione nella “ripartenza” del vino italiano) proposto da Riccardo Cotarella, presidente Assoeneologi e moderato dal giornalista Daniele Cernilli. Il tavolo social ha visto protagonisti, oltre a Palmieri, Daniele Accordini, dg ed enologo di Cantina Valpolicella Negrar nonché presidente della rete di cantine cooperative The Wine Net, Paolo Bernabei, del gruppo Bernabei, azienda leader nella distribuzione di vini e liquori, Alessio Puntel, responsabile dell’agenzia Heart&Vino e Maura Latini, ad Coop Italia.

 

Nel corso del dibattito è stato ricordato come il 55% del vino italiano sia prodotto oggi da cantine cooperative e come queste svolgano un importante ruolo sociale e di salvaguardia del territorio, permettendo ad alcuni produttori conferitori di coltivare ancor oggi piccoli appezzamenti che altrimenti sarebbero abbandonati. Esistono poi delle regioni come Trentino-Alto Adige, Sardegna e Abruzzo in cui le cooperative vitivinicole svolgono un ruolo fondamentale, mentre altre regioni mancano di cooperative di livello, lacuna che bisognerebbe colmare in quanto preziose per un territorio. Nel suo intervento, Accordini ha ricordato come fare cooperativa oggi significhi produrre qualità e reddito, nonché impegnarsi concretamente nella sostenibilità e nella produzione biologica. “Durante l’emergenza pandemica – ha aggiunto – abbiamo fatto assicurazioni sanitarie, sconti finanziari e sconti in merce su tutta la gamma di prodotti, sostenuto la clientela rendendo più flessibili i pagamenti dello scaduto, garantito anticipi provvigionali agli agenti Horeca, dimostrato capacità di risposta immediata ai fabbisogni della distribuzione e dei consumatori. Ci proponiamo quindi, a pieno titolo, come interlocutori strategici per individuare le migliori soluzioni e garantire un futuro competitivo al sistema vino Italia”.

Fonte: FEDERVINI

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