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Il vino frizzante è più forte del Covid, potrebbe sintetizzarsi così il corposo Dossier Frizzati pubblicato dal Corriere Vinicolo che mette ai raggi x una delle categorie da sempre trainanti nell’export del vino italiano. Nell’articolo di approfondimento a cura di Carlo Flamini, si legge che nel 2020 il giro d’affari registrato dai vini italiani di questa tipologia all’estero è stato pari a 429 milioni di euro, generando un volume di 1,9 milioni di ettolitri. Numeri importanti quelli riportati dal Dossier frizzanti, che evidenziano una performance consolidata e in tendenziale ripresa che dura ormai da una decina d’anni. Una soglia toccata per la prima volta nel 2011, dopo alcuni anni di stanca i valori del 2020 sono da record assoluto, con una crescita annua del 4%. Un segmento che ha retto nonostante la pandemie e anche rispetto alla categoria degli spumanti, che hanno perso il 7% di valore. I frizzanti hanno lasciato per strada qulcosa sul tema del prezzo, sceso mediamente del 4%, una dinamica già cominciata nel 2019 per smaltire l’abbondante produzione 2018

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EXPORT FRIZZANTI Una tipologia che performa bene sui mercati estero, i frizzanti rappresentano il 9% del totale venduto dal nostro Paese (rispetto all’8% del 2019), frutto della crescita della tipologia spumante, che ha sottratto volume in denominazioni molto orientate all’export come il Prosecco, dove la quota frizzante si sta diluendo. Nell’anno Covid la categoria è andata in controtendenza rispetto al resto del vino italiano, chiudendo con indicatori positivi e rafforzando la propria identità di prodotto domestico e da tutti i giorni. In forte crescita il Nordamerica e l’Est Europeo, nuova frontiera tutta da esplorare. L’evoluzione prezzi medi (euro/litro) confronto con le altre categorie di prodotto vede i frizzanti in posizione mediana tra spumanti e vini fermi: a volume, il Cagr registrato dal 2015 al 2020 dice +3% contro 0% per i vini fermi e +8% per gli sparkling,mentre a valore i frizzanti progrediscono ad andatura doppia rispetto agli still wines (+4% contro +2%).

DINAMICA PREZZI L’andamento del prezzo un +1,5%, segno il comparto ha tenuti. A livello di vini Dop, i frizzanti stanno sotto di oltre 1 euro al litro rispetto a spumanti e vini fermi, mentre sull’Igp la forchetta si riduce, arrivando una trentina di centesimi di differenziale rispetto agli spumanti. Nel segmento dei frizzanti il mercato riconosce pochissimo plusvalore alle sigle Dop e Igp, con un differenziale di prezzo di 77 centesimi, che si riducono addirittura a 15 tra Igp e comune. In fatto di export il peso delle Indicazioni geografiche rimane, trainato da fenomeni come il Lambrusco Emilia, uno dei prodotti più esportati in assoluto, in particolare sul mercato statunitense e in tutto il Centro-Sudamerica. A livello di mercato domestico il peso delle Dop sulle vendite torna a essere maggiore, con un consumatore italiano molto più “territoriale” nelle proprie scelte, sia a livello locale, che nella grande distribuzione. In termini di performance export, il Cagr 2015/20 dice +3% e +5% per le Dop a volume e valore, contro +3% e +5% per le le Igp. Una media di +2% abbondante invece si registra sulla colonna prezzi, che ingloba però l’effetto deflattivo generato dalla vendemmia 2018. Il primo trimestre del 2021 per ora ha gli indicatori in passivo, con punte di -6% per il prodotto Dop e -2% per gli Igp.

MESSICO E FRIZZANTI Fra i mercati emergenti da segnalare il Messico, oggi terza piazza a volume e con saldo positivo del 52% nel 2020, in totale recupero di quanto perso nel 2019. Poi l’Austria e infine la Repubblica Ceca, arrivata al 4% di quota grazie a un balzo del 21%, mentre solo qualche anno prima era ancora un mercato marginale. Stabile la Russia (-4%), che vede ormai il suo quinto posto insidiato da vicino da Praga. UK e Francia restano piazze importanti (4% di quota volume sul totale per entrambi), ma i trend sono diversificati: a Londra, dopo l’inceppamento patito nel 2018, la performance di crescita degli ultimi due anni è stata tra le più robuste, mentre in Francia l’effetto Prosecco sta portando via mercato ai Lambruschi, con un – 5% e una curva in regressione.

GERMANIA UBER ALLES Prendendo in esame il totale frizzanti, nell’analisi di Carlo Flamini è sempre la Germania il mercato maggiore, con poco più del 25% del totale export a volume, comunque in diminuzione rispetto al 2000, quando i tedeschi compravano circa il 55% del nostro prodotto e rispetto al 2010, quando si era attorno a quota 40%. Nel 2020 il saldo volume per Berlino nel 2020 è stato leggermente a negativo (-1%). Sul lungo periodo, sono cresciuti di importanza gli Stati Uniti (al 19% di quota volume, con variazione di +20% nel 2020), mentre dietro i primi due vi sono stati scombussolamenti importanti. Da segnalare il peso ormai fondamentale assunto dal Messico in Nordamerica (25%). In Europa orientale-Balcani, dopo Russia e Repubblica Ceca, piazze importanti sono Slovacchia (13%), Polonia e Ucraina (10% a testa). In Centro-Sudamerica, Brasile sempre in testa (sebbene regressivo, al 70% di quota), ma interessanti risultano le piazze colombiana e panamense (11% e 4%). In Asia-Oceania, il terzetto di testa è rappresentato da Giappone (41%), Cina (25%) e Australia, mercato che con il 16% sul totale continente pesa 3 volte la Corea del Sud. In Africa infine, la prima destinazione è la Nigeria, con l’80% sul totale, seguita da Ghana (6%), Uganda (4%) e Camerun (3%).

PERFORMANCE 5 ANNI Andando a guardare le performance quinquennali per continenti e maggiori Paesi, in Europa continentale i tassi positivi nel periodo più recente si riscontrano in Svizzera, UK Irlanda, mentre tendenzialmente regressiva è la Germania, pur in dinamica di recupero tra 2016/20. In Europa mediterranea (grafico 17), Francia e Spagna in costante arretramento, con indicatori peggiorativi più accentuati per Parigi, mentre in dinamica positiva risulta il Portogallo (+5%). Indicatori tutti positivi in Est Europa con percentuali da Paesi emergenti per Slovacchia, Polonia e Ucraina e il recupero dei valori pre-2016 da parte della Russia. Nelle Americhe si confermano in recupero e/o piena salute Usa, Messico e Canada, così come in tendenziale ripresa sembra essere anche il Brasile, Paese che dieci anni fa assorbiva il 3% del nostro export ma da settima piazza, mentre oggi sta in 15° posizione. In Asia-Oceania, situazione tendenzialmente regressiva per il Giappone e fortemente negativa in Cina, mentre gli indicatori migliori si ritrovano sulla piazza australiana. Tra le performance pluriennali, l’andamento dell’export italiano per piazze omogenee: i leader, Germania e Usa, che sono ormai arrivati a una quasi parificazione, con un divario più che dimezzatosi nel breve giro di un decennio, a poco meno di 140.000 ettolitri in favore della Germania contro i 435.000 del 2010. Quindi i cosiddetti regressivi europei: Spagna, Paesi Bassi e più recentemente Francia, annodati in un fazzoletto di 60.000 ettolitri ciascuno.

MERCATI SECONDARI Tra le destinazioni secondarie, un boom del mercato polacco che in un paio di anni ha superato Francia, Messico e Spagna, quasi tutti in fase progressiva calante. Quindi Slovacchia, in costante ascesa dal 2016, con sorpasso sulla stessa Polonia operato nel 2020 grazie a una performance di +40%. Sul versante Igp, tolti gli Usa fuori classifica per volumi assorbiti e la Germania, piazza principale di approvvigionamento per il Lambrusco è il Messico (94.000 ettolitri, +53% annuo), seguito da Russia, Spagna e Portogallo. Tra i mercati secondari, in forte ascesa il mercato ucraino e quello Lettone, che funge più che altro da triangolatore verso la Russia. Il segmento meno remunerativo, quello dei comuni, che vede nella Germania il primo polo d’attrazione e tra le piazze maggiori Austria in forte crescita, Francia, Paesi Bassi, Tra le destinazioni secondarie da segnalare messicano e giapponese, con l’ingresso della piazza africana rappresentata dalla Nigeria, che a volume ha superato la Cina nel 2020, con 6.200 ettolitri di volumi spediti.

LEADERSHIP PROSECCO l Prosecco anche nel 2020 si conferma leader in Europa continentale e insulare, la stragrande maggioranza del prodotto esportato è a denominazione di origine, quindi soprattutto Prosecco Doc e Docg frizzante, mentre spostandosi verso Sud la composizione cambia, con il Lambrusco Igt e gli altri vini a indicazione geografica a divenire prevalenti, con quote plebiscitarie in Spagna e Portogallo. Patria d’adozione del Lambrusco è la Russia, mentre nell’Est Europa dominano le bollicine a denominazione di origine, specialmente bianche. Nelle Americhe, sia Nord che Sud, ritorna a essere protagonista il Lambrusco, con la sola eccezione del Canada. In Asia invece la composizione export non vede categorie prevalenti, segno che i mercati sono ancora nella fase di piena sperimentazione dei gusti e delle diverse tipologie. Leggera prevalenza di bollicine a Igp in Australia, anche se una quota consistente di prodotto viaggia senza indicazione territoriale.

EMILIA E VENETO I vini frizzanti sono un affare in famiglia di Emilia Romagna e Veneto, il 90% proviene da queste due regioni. La Pianura padana appare come limite quasi invalicabile, secondo i dati del Dossier Frizzanti del Corriere Vinicolo 400 milioni di bottiglie con massimo 2,5 atmosfere prodotte in Italia arriva da quelle parti. In Emilia si produce il Lambrusco nelle versioni rosse, rosate e bianche, secche, amabili e dolci, con un quantitativo di 160 milioni di pezzi. Se il top player dei frizzanti è rosso, le bollicine frizzanti sono equamente suddivise come gamma cromatica, con bianchi e rossi attestati al 45% e un 10% destinato al rosa. Una percentuale, quella dei rosé, ben più alta di quella vista per i vini spumanti, attestati al 6% circa. Non solo il Lambrusco, ma anche più recentemente il Pignoletto, le cui versioni sparkling sono un fenomeno tuttora in grande crescita, nella via Emilia, culla indiscussa dei frizzanti italiani: i 214 milioni di bottiglie prodotte nel 2020 le conferiscono un peso di oltre la metà sul totale nazionale, un peso andato crescendo nel tempo non solo per l’aumento volumetrico generato in regione. In Veneto la crescita dello spumante ha drenato uva e prodotto disponibile per la tipologia frizzante, che oggi con 135 milioni di bottiglie rappresenta il 33% del totale italiano. Dietro le prime due con l’87% del totale, da segnalare il peso quantitativo della Lombardia: 47 milioni di pezzi concentrati a sud della regione, tra Oltrepò e Mantovano, e una share sul totale del 12%. Di media grandezza è il Piemonte, ma stiamo parlando di 3,6 milioni di bottiglie (1% scarso), quindi ancora una regione del Nord, il Trentino.

IGT EMILIA AL TOP Con 131 milioni di bottiglie, l’Igt Emilia copre un terzo esatto del potenziale disponibile, segue un terzetto veneto con Prosecco Doc (84 milioni di pezzi e il 21% di share), Veneto Igt (7% per 27 milioni) e TreVenezie, con 18 milioni e un peso del 5%. Nella top ten, un po’ di Oltrepò, con l’Igt provinciale e la Bonarda Doc, quindi ancora Emilia: Modena Doc, Pignoletto Doc, Lambrusco Grasparossa e Gutturnio piacentino. Insieme, le prime 10 cubano per l’84% del totale, lasciando alle altre 72 di ripartirsi il restante 16%. La natura dei frizzanti vede nel totale nazionale un sostanziale equilibrio, con solo una leggera prevalenza di Igt (209 milioni di pezzi e il 52% del totale) sulle Dop (48%, di cui 1% di Docg). A livello di colore, bianchi e rossi sul totale nazionale stanno esattamente alla pari: 184 milioni di pezzi e 46% ciascuno, lasciando al rosé una quota residuale del 9%, comunque più alta di quella vista sulla spumantistica, che sta attorno al 7%. Prevalenza di rosso ovviamente in Emilia (2/3 circa), Lombardia (80%) e Piemonte (73%), mentre dall’altra parte sta il Veneto bianchista, con il 90% sul totale. Il rosa conta molto di più in Emilia Romagna, 11% di quota sul totale regionale per 24 milioni di pezzi, contro i 10 milioni veneti (7% regionale) e il milione lombardo (2%).

DOSSIER COMPLETO:
corrierevinicolo.unioneitalianavini.it/giornale/corriere-vinicolo-n-26-2021-dossier-frizzanti/

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