Secondo mercato di riferimento dell’export italiano di vino, la Germania rappresenta una certezza ma anche una nuova sfida alla luce dei gusti in evoluzione dei consumatori più giovani, della molteplicità dei canali di vendita e della crescente competitività internazionale.
Dopo gli Usa lo scorso anno, la scelta della Germania come focus Paese di questa edizione è stata fatta sulla base dei numeri del mercato: 7 miliardi di euro per 21 milioni di ettolitri; solo il 39% del mercato in volume è realizzato con vini nazionali, gli altri 16 milioni di ettolitri vengono importati; di questi, 5,8 milioni di ettolitri per quasi 959 milioni di euro provengono dall’Italia, per la quale la Germania è il secondo mercato di sbocco. La sua maturità e la competizione internazionale sempre più agguerrita consigliano però ai produttori italiani di mantenere alta l’attenzione, e proprio questo sarà il tema del secondo incontro in programma domani 7 dicembre alle ore 9 dal titolo “Germania: vino italiano vicino al punto di saturazione?”.
Dove si compra il vino. In Germania il prezzo medio per bottiglia è pari a 5 euro, “un valore alto – ha detto Hermann Pilz, caporedattore di Weinwirtschaft, una tra le più autorevoli riviste tedesche per gli operatori del settore vinicolo – che fa della Germania un mercato non da discount”. Un’affermazione che contrasta con l’idea che si ha in Italia del consumatore tedesco. I dati presentati però parlano chiaro: il 27% del valore di mercato viene realizzato dai consumatori che comprano 8 bottiglie su 10 nei wine shop e “sui quali – ha detto Pilz – si dovrebbe puntare per aumentare il valore delle vendite”, il 24% da quelli che comprano principalmente dal produttore, il 10% acquista prevalentemente nei supermercati, l’8% nei negozi di alimentari e l’8% nei discount, mentre un 24% non ha un canale preferenziale e si approvvigiona di vino in maniera abbastanza uniforme in tutti.
Scelta del canale di acquisto. La complessità del mercato tedesco però emerge dai dati sulla scelta dei canali di acquisto, che sembra essere influenzata dall’età. Infatti, se in un caso su quattro gli ultracinquantenni preferiscono la vendita diretta (25% nella fascia 50-65 e il 28% per i 65+), l’importanza dei discount aumenta con il diminuire degli anni, fino a rappresentare il 26% degli acquisti tra i 30 e i 49 e il 34% per i più giovani, che sono anche i più attivi sul web. L’online rappresenta, infatti, il 7% sul totale del vino acquistato nella fascia di età fino a 29 anni, più del doppio dei valori registrati nelle altre fasce d’età. Gusti in evoluzione. E mentre “i consumatori più maturi preferiscono acquistare vini tedeschi – ha proseguito Pilz -, i giovani si dimostrano sempre più aperti ai vini stranieri, che valgono il 54% delle vendite ai winelover tra i 30 e 49 anni e il 46% di quelle ai millennials (fino a 29 anni), con questi ultimi che prediligono bianchi e rosé”. Un mercato ancora attraente. La conclusione di Pilz è che “nonostante la sua complessità e la molteplicità dei canali distributivi la Germania rimane un mercato molto attraente, seppure molto competitivo sulla qualità, il prezzo e le promozioni, perché i suoi consumatori sono sempre più open-mind rispetto ai vini provenienti da tutto il mondo, sono orientati ai prodotti di qualità, ma anche perché non ci sono tasse sui vini, che sono assoggettati solo al 19% di Iva”.
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