Dei 5,6 mld/euro di valore dell’export italiano nel 2016, circa 1 mld è appannaggio delle bollicine tricolori. Il 30% degli scambi commerciali mondiali di vini sono classificati come spumanti, in crescita, e l’Italia muove il 15,4%. “Se non ci fossero le bollicine, il mercato del vino italiano si potrebbe definire: statico” è quanto riferisce Giampietro Comolli (foto a lato) , patron di Ovse, l’osservatorio statistico fondato nel 1991, un archivio dati e sondaggi sui consumi in 48 paesi.
Trend in crescita delle bollicine italiane per il 12 anno consecutivo. Rispetto al 2015 si registra un + 13% in volume e un +7,5% in fatturato. A fronte di un prezzo di spedizione quasi uguale al 2015, cresce enormemente il valore al consumo in quasi tutti i paesi. “Ottimo andamento dell’export – rimarca Comolli – grazie soprattutto al Prosecco docg/doc che segna un +20% in totale, meglio il fatturato che i volumi. L’export nazionale supera quota 355 mio/bottiglie con Regno Unito, Stati Uniti e Germania che consumano circa 2/3 del totale pari ad un fatturato al consumo di 3,2 mld/euro”. Il Pianeta Prosecco docg/doc supera le 286 mio/bottiglie per un fatturato al consumo eccezionale pari a 2,4 mld/euro, a seguire l’Asti spumante con 47 mio/bottiglie, ancora forte la richiesta di bollicine metodo italiano dop-igp-vdt per circa 19 mio/bottiglie. Benissimo per il metodo tradizionale a quota 3,0 mio/bottiglie, con exploit del Franciacorta vicino a 2,2 mio/bottiglie consumate nel 2016 soprattutto in Giappone e Uk; per il Trento doc (circa 700mila bottiglie) bene sul mercato Usa. L’Asti tiene sui mercati nord-America, patisce ancora il forte calo in Russia, Giappone e Uk.
L’Italia è il primo paese al mondo per export di bollicine: stazionario il valore alla spedizione, in crescita il prezzo allo scaffale, in forte aumento il prezzo al consumo soprattutto online e al ristorante. Si tratta di una escalation verticale, da circa 3-5 euro ai 7-10 euro e ai 15-20 euro il valore a bottiglia sui vari mercati e in base al cambio monetario. “La crescita del valore al consumo – sottolinea Comolli – è il riscontro tangibile del riconoscimento qualità-identità da parte del consumatore estero per le bollicine italiane. Finalmente! Purtroppo il maggiore guadagno è in capo a distributori e venditori esteri. Bisogna reimpostare alcune azioni di vendita per consentire un maggiore ricavo al produttore”.
Qualche segnale di stanchezza si segnala sui mercati Usa e Cina, con motivazioni diverse. In Russia le bollicine italiane sono le più consumate, seppur in calo e con normative non chiare. Nel 2016 nessun effetto brexit o monetario, anzi vento in poppa, nel Regno Unito. Bene il nord Europa e i paesi baltici a iniziare dalla Svezia, soprattutto per Prosecco doc e Trento doc. Giappone in crescita grazie ad una attenta politica del Franciacorta, ben posizionato anche negli Usa. Nel 2016 i timidi segnali del biennio precedente, si concretizzano con un forte incremento delle vendite nella alta ristorazione. Ottimi numeri nel canale online in Uk e Usa, ma anche in questo caso su portali gestiti da distributori e importatori e non dalle Case di Produzione. Il Prosecco Superiore Conegliano Valdobbiadene mantiene le posizioni in volume e cresce dell’8% in valore soprattutto in Inghilterra e in Germania, anche di fronte alla diffusione del Prosecco Spumante doc che invece dilaga in Francia dove supera gli 11 mio/bott, contribuendo a rendere la Francia il 4° mercato mondiale delle bollicine italiane, seguita nell’ordine da Svizzera, Belgio, Svezia, Giappone, Russia. Poi il Canada con otre 7 mio/bottiglie e una crescita del 20% del fatturato e l’Australia con 4,8 mio/bottiglie (+40% sul 2015).
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