L’attenzione ai vini esteri è per i ristoratori «una risposta alla domanda, alla ricerca di price for value e – al tempo stesso – di ricarico meno elevato di un tempo. Attenzione, però, a non cadere nell’equivoco derivante dall’assioma vino internazionale eguale vino dal prezzo abbordabile, che non è sempre vero. Basti pensare a certe etichette francesi… o spagnole!» (Alberto P. Schieppati, direttore editoriale di Artù). «La maggiore offerta di vini d’importazione è la risposta alla domanda di mercato, soprattutto per gli spumanti, champagne in primis» (Luigi Piacentini, presidente di Premium Wine Selection P.W.S.).Dalle interviste di Aspettando Vinitaly, disponibili sul sito aspettando.vinitaly.com dove è possibile partecipare al dibattito, emerge questa settimana uno spaccato sui vini esteri nelle carte dei vini dei ristoranti italiani.
«Una carta dei vini dove figurano vini d’importazione, in particolar modo francesi o del nuovo mondo avrà un effetto positivo sul cliente del ristorante» (Santi Planeta). «Da sempre le etichette straniere più importate sono francesi, tedesche e spagnole, per un discorso di qualità effettiva del prodotto» (Massimo Spigaroli, chef del ristorante Antica Corte Pallavicina di Polesine Parmense – PR). La Francia, non è una novità, fa la parte del leone, ma la Spagna sembra avere un prestigio tale da potersi permettere di piazzare etichette anche molto costose. La Germania occupa la terza posizione, confermando i dati raccolti dall’indagine “Vinitaly incontra la ristorazione”, disponibile nella sezione “Studi e Ricerche” del sito www.vinitaly.com. Dall’indagine è emerso, in particolare, che il 99% dei ristoranti italiani con carte dei vini con oltre 100 etichette aveva bollicine francesi, mentre solo il 9% offriva etichette spagnole. Più varietà per i vini rossi, con il 94% di ristoranti con vini francesi, il 49% con bottiglie spagnole, il 42% cilene, il 39% dagli Usa, il 35% da Australia, il 32% da Argentina e il 29% dal Sud Africa. Per trovare una buona rappresentanza di vini europei bisogna guardare tra i bianchi, che provengono per 96 ristoranti su 100 dalla Francia, per il 49% dalla Germania, per il 36% dall’Austria, per il 24 e 22% rispettivamente da Nuova Zelanda e Australia, mentre vini bianchi spagnoli vengono offerti solo nel 18% dei ristoranti, al pari di Sud Africa e Stati Uniti (18 e 17% rispettivamente). Di fronte a tanta offerta, però, secondo Planeta «la migliore carta dei vini è quella che riesce ad accontentare la ricerca di nomi conosciuti dal cliente e quella che soddisfa le sue curiosità di novità».
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