Il vino senz’alcol o a basso tenore alcolico si potrà produrre anche in Italia così come definito con la bozza di decreto presentata dal Ministro dell’Agricoltura Francesco Lollobrigida alla filiera del vino. Le pressioni del mondo produttivo dei mesi scorsi sono riuscite quindi ad aprire una breccia nelle resistenze soprattutto di parte del mondo agricolo.
Un mercato in forte crescita in particolare all’estero ma col quale i produttori italiani non potevano confrontarsi. Nonostante in Europa tali prodotti siano già stati regolamentati in Italia l’attuale impianto normativo vietava che si potesse chiamare “vino” una bevanda con un tenore alcolico inferiore agli 8,5 gradi. Pertanto, la produzione di vini a basso tenore alcolico o alcohol free era finora impossibile. L’unica chance che i produttori italiani avevano per lanciarsi in questo segmento di mercato era andare a produrre i loro “NoLo” (ovvero vini no alcohol o low alcohol), fuori dei confini nazionali. Adesso invece il cambio di paradigma.
D’altro canto, i vini dealcolati sono già una realtà nei principali competitors Ue, Spagna e Francia. Anzi in Francia sono stati autorizzati anche per le Aoc, ovvero per le denominazioni d’origine. In Italia continueranno a essere vietate nelle aree Doc ma si potranno realizzare e – soprattutto – tali bevande potranno riportare in etichetta la dicitura “vino dealcolizzato”.
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Federvini accoglie con soddisfazione l’esito dell’incontro avvenuto oggi tra le Associazioni di rappresentanza del settore vitivinicolo italiano e il Ministro dell’Agricoltura Francesco Lollobrigida, nel corso del quale è stato presentato il decreto ministeriale per la produzione di vino senza alcol o parzialmente dealcolato in Italia. La nuova misura permetterà di superare l’attuale assetto normativo che rendeva di fatto impossibile produrre sul territorio nazionale un vino anche solo parzialmente dealcolato, obbligando di conseguenza i produttori interessati a recarsi all’estero per poter investire su questo nuovo e crescente segmento di consumo.
“Il decreto, frutto di una proficua riflessione convergente tra le diverse componenti della filiera e il Ministero – ha dichiarato Piero Mastroberardino, Vice Presidente di Federvini – da un lato punta a ristabilire condizioni di parità competitiva con gli altri Paesi produttori, per altro verso ha lo scopo di integrare, non sostituire, le tipologie di prodotto che rappresentano gli output della filiera nazionale, che deve proseguire l’opera di consolidamento del proprio ruolo guida nella crescita di valore e nel contempo sostenere il potenziale produttivo e il rapporto con i mercati”.
Federvini evidenzia l’importanza di regole chiare e orientate all’efficienza, evitando vincoli operativi che potrebbero ostacolare l’efficacia e la competitività delle imprese. “Sarà fondamentale – ha aggiunto Piero Mastroberardino – che questi nuovi vini preservino un solido legame con la materia prima agricola, guidando i consumatori alla continua scoperta della ricchezza della nostra produzione vitivinicola”.
Soddisfazione è stata espressa anche dall’ Unione italiana vini, “La bozza illustrata oggi al Masaf definisce un quadro chiaro e dettagliato, in grado di tutelare la qualità del prodotto e l’informazione al consumatore. Siamo convinti che l’introduzione di queste nuove categorie di prodotti da una parte possa rappresentare per il settore un allineamento con i competitor europei a 3 anni di distanza dalla pubblicazione del regolamento comunitario, dall’altra offrire nuove opportunità per il settore vitivinicolo italiano, aprendo a nuovi mercati e target di consumatori complementari a quelli convenzionali”.
+info: www.federvini.it/