© Riproduzione riservata
Quattro arresti domiciliari, e altri cinque soggetti con obbligo di presentazione alla polizia giudiziaria. È il risultato di un’indagine coordinata dalla Procura della Repubblica di Napoli Nord e realizzata dalla Guardia di Finanza di Caserta in collaborazione con gli ispettori dell’Icqrf (l’Ispettorato centrale della tutela della Qualità e della Repressione Frodi agroalimentari) del ministero delle Politiche Agricole. L’accusa è quella di aver importato illegalmente zucchero principalmente dall’Est Europa, poi venduto a produttori di vino italiani per alterare il contenuto delle bottiglie.
I reati contestati sono quelli di associazione per delinquere, frode nell’esercizio del commercio, vendita di sostanze alimentari non genuine come genuine, falsità in registri e notificazioni, dichiarazione fraudolenta tramite fatture per operazioni inesistenti, omessa dichiarazione fiscale, emissione di fatture per operazioni inesistenti ed autoriciclaggio. Il sequestro ha inoltre riguardato beni immobili e partecipazioni finanziarie per circa 12 milioni di euro, coinvolgendo in tutto 36 persone.
Sebbene ogni nazione abbia una diversa legislazione in tema di produzione vinicola, in Italia non si può aggiungere zucchero dal 1965. È invece concesso l’utilizzo di quello che viene definito mosto concentrato rettificato, liquido o solido che sia, per aumentare il contenuto di zucchero nel prodotto, quando particolari condizioni climatiche o ambientali costringono a farlo. Lo scopo dell’aggiunta è quello di elevare il grado alcolico del vino, quando l’uva non ha avuto la possibilità di maturare come avrebbe dovuto a causa delle intemperie. Di conseguenza, gli zuccheri destinati alla fermentazione sono meno.
Imprese attive solo sulla carta, inadempienti ai controlli fiscali, acquistavano ingenti quantità di saccarosio da Slovenia, Serbia, Croazia e Mauritius, piazzandole poi a prezzi irrisori (in quanto eludenti le tasse) agli imprenditori conniventi e colpevoli già soltanto di detenere zucchero nelle proprie aziende proprio perché illegale. Circa 900 le tonnellate sequestrate. Il divieto dell’uso del saccarosio per la produzione del vino rappresenta una delle battaglie più decise combattute in Europa dai produttori italiani. L’aumento della gradazione alcolica dei mosti e dei vini consente di piazzare sul mercato bottiglie a costi inferiori e molto più concorrenziali rispetto ai produttori che invece si affidano ai metodi tradizionali e legali di vinificazione, producendo così serie distorsioni sul mercato.
(Credits: Sole 24 Ore)
© Riproduzione riservata