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L’export del vino italiano sempre più indirizzato nella fascia premium per il 25% dei volumi, in fascia “popular” la metà del proprio mercato estero, ma si registra un trend al rialzo nel rapporto presentato nel nuovo Osservatorio Uiv in collaborazione con Vinitaly alla prima giornata della Special Edition. Una tavola rotonda dove ci sono stati gli interventi del segretario generale di Uiv Paolo Castelletti e del direttore generale di Veronafiere Giovanni Mantovani, alla presentazione hanno preso parte Lamberto Frescobaldi, presidente Marchesi Frescobaldi e vicepresidente Uiv, , Massimo Tuzzi, Ceo di Terra Moretti, Oscar Lorandi, Ceo di Kellerei Girlan, Stefano Zanette, presidente del Consorzio del Prosecco Doc e Francesco Visan, responsabile Solaia e clienti privati di Antinori.

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Solo il 5% delle bottiglie di vino fermo italiano destinate all’export esce dalle cantine a più di 9 euro al litro, mentre il 75% non supera la soglia dei 6 euro. Un posizionamento più basso non solo rispetto a competitor come Nuova Zelanda, Francia e Australia ma anche sulla media mondiale degli scambi. Un gap, nonostante i progressi fatti negli ultimi anni, che può e deve cambiare. Complessivamente, secondo l’analisi, è il segmento popular (3-6 euro/litro) a essere il più presidiato dal vino tricolore nel mondo con quasi la metà dei volumi, seguito dal basic (fino a 3 euro) con il 28%, dal premuim (6-9 euro) con il 20% e dal superpremium (oltre i 9 euro).

PIEMONTE E TOSCANA In uno scenario di crescita generale del prezzo medio, l’Italia presenta ampi margini di crescita, ad eccezione dei rossi toscani e piemontesi. Il posizionamento del prodotto made in Italy nei principali mercati internazionali di sbocco aggiornata a fine 2020, vede negli Stati Uniti solo il 26% dei nostri vini è in fascia premium (dai 6 ai 9 euro/litro) o superpremium (da 9 euro e oltre). Un dato che è poco più della metà rispetto ai neozelandesi al 46% e molto meno sulla Francia che domina con il 66% di premium o superpremium. Ma non è solo il mercato americano, dove i rossi piemontesi si posizionano sugli stessi livelli dei Bordeaux francesi, a sottostimare la qualità italiana. Secondo l’Osservatorio presentato in collaborazione con Wine Intelligence e Iwsr, anche in Cina si può fare meglio, dove con il 21% di prodotto quotato oltre i 6 euro/litro superiamo Spagna e Cile, ma rimaniamo lontani da Francia (38%) e soprattutto Australia 76%. Bene i rossi toscani che nel segmento premium vedono l’80% delle proprie vendite contro il 78% dei vini bordolesi e il 71% degli australiani. Tra gli altri grandi mercati, prezzi medio-bassi anche per gli ordini da Uk e Germania, dove 8 bottiglie su 10 appartengono ai segmenti basic o popular, mentre in Canada le fasce più ambite sono appannaggio di vini statunitensi e francesi. Meglio in Giappone, con il vino italiano secondo solo alla Francia. Le denominazioni piemontesi e toscane, secondo l’analisi sono un benchmart da seguire per molte altre zone che vogliono entrare nel segmento premium.

SPUMANTI Un mondo frizzante quello degli spumanti, il valore delle bollicine italiane è quasi quadruplicato negli ultimi 10 anni grazie al fenomeno Prosecco, superando nel 2020 la soglia dei 4 milioni di ettolitri. Si parla di lusso democratico nello studio, occupare progressivamente la fascia mediana  è stato un grande merito della spumantistica nazionale, creando un segmento di mercato prima inesistente. La sfida dei prossimi anni sarà quella di provare a occupare anche la fascia premium, compresa tra 7 e 10 euro. A livello mondiale, infatti, solo il 13% delle vendite è in questo segmento, dove sono presenti per lo più gli Champagne di primo prezzo. Il Prosecco, che non potrà più pensare di crescere solo quantitativamente, deve ambire a innestare una crescita valoriale, e l’operazione del rosé va proprio in questa direzione. Un fenomeno che ha inoltre fatto da traino a una tipologia quella degli spumanti italiani che entro 3 anni sfiorerà il miliardo di bottiglie, con la crescita di produzioni autoctone la cui opzione premium sembra quella più indicata.

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