Sting sale sul podio. Non con una canzone ma con una bottiglia. Che contiene il suo vino rosso toscano, il «Sister moon», dal titolo di una sua canzone. Il produttore di vino Sting è uno dei 101 scelti dalla redazione di Wine Spectator per OperaWine, l’evento che aprirà la cinquantesima edizione di Vinitaly, il prossimo 9 aprile. Il meglio dell’Italia secondo i critici americani.
Forse ci sarà anche lui, tra i vignaioli, dietro il banchetto di OperaWine a Verona. Sarà l’evento mediatico di questa quinta edizione. L’azienda di Sting si chiama Tenuta Il Palagio, un centinaio di ettari acquistati nel 1998 dal duca Simone Velluti Zai per 3,5 milioni di euro e altri 250 (tra vigneti, uliveti e boschi) che si sono sommati nel 2003, grazie ad un’asta dell’Asl 10 di Firenze, vinta per 6 milioni di euro, a 40 chilometri dal capoluogo, nel Comune medievale di Figline Valdarno. Finiti i lavori di restauro della grande proprietà che comprende dieci casolari, si è dedicato al vino e si è affidato a Alan York, consulente biodinamico, e all’enologo Paolo Caciorgna. Il primo vino è stato proprio, nel 2007, il «Sister Moon», blend di Sangiovese, Merlot e Cabernet Sauvignon, che si affina nelle barriques per due anni. Altri due vini ricordano brani del cantante, «Message in a bottle» e «When we dance». L’altro rosso è il «Casino delle vie».
Nella lista di Wine Spectator la Tenuta di Sting è un tocco di mondanità tra storiche cantine, come Frescobaldi e Marchesi Antinori. E altre con vini conosciuti in tutto il mondo: Biondi Santi, Ornellaia e San Guido (quella del Sassicaia). Mondanità che Sting ha portato nel Chiantishire anche ospitando l’evento Divino Tuscany, organizzato dal critico James Suckling, maratona di degustazioni con vini toscani e barbecue, al costo di 1.900 euro a persona. La Tenuta ora vende anche olio e miele. E ha aperto le porte ai visitatori (6 i cottage, affittabili a 7.000 euro ciascuno alla settimana). A loro Sting offre il suo vino e ogni tanto, come ha fatto nell’agosto scorso, tra un bicchiere e l’altro, intona alla chitarra «Every breath you take», uno dei suoi classici.
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