Se dal punto di vista strettamente gastronomico, il Lazio e Roma hanno consolidato il loro status di eccellenza, anche nel gradimento dei consumatori, per quanto riguarda il patrimonio enologico, questo territorio è stato sempre sottovalutato. Le ragioni sono tante, ascrivibili in primis a un mix di marketing non efficace e comunicazione poco incisiva. Negli ultimi anni però sono emerse aziende interessanti che grazie ad alcune bottiglie e vitigni autoctoni stanno contribuendo decisamente a migliorare la reputation regionale, tanto da spingerla oltre gli angusti confini. La manifestazione VinoxRoma, che oltre alla parte espositiva, ha presentato un fitto calendario di seminari, degustazioni, talk show, master class e cooking show, ha scattato una fotografia sulla realtà vinicola laziale. Interessante il punto di vista delle aziende, impegnate in una produzione ormai in ascesa costante.
In linea le riflessioni di Marco Zanibellato presente alla manifestazione con Vinea Domini: “E’ la nostra linea di eccellenza dedicata al mercato dell’horeca che sta rispondendo molto bene. È un progetto partito da soli quattro anni ma destinato a crescere perché abbiamo già ricevuto molte richieste di ampliare la gamma. Abbiamo come vini autoctoni bianchi Malvasia puntinata, Frascati Superiore, Malvasia del Lazio, per quanto riguarda gli autoctoni rossi Cesanese del Piglio, Rosso Roma e tra i rosati Syrah. Invece come internazionali, tra bianchi e rossi, Chardonnay, Sauvignon, Viognier, Syrah, Petit Verdot e anche un Vermentino per dessert. La qualità del prodotto laziale c’è sempre stata, non è una novità di oggi. Diciamo pure che quello ad aver sempre sofferto è il posizionamento. Abbiamo poi assistito, grazie agli investimenti in comunicazione e alla partecipazione alle fiere, ad una risalita nel ranking. In primis su Roma, con tanti vini laziali sempre più presenti nelle carte dei ristoranti od enoteche. La Capitale è esterofila, in merito alle proposte delle attività ricettive, ma ce la stiamo mettendo tutta per rendere sempre più popolare il vino del Lazio. Abbiamo un territorio unico e dobbiamo valorizzarlo al massimo. Penso alle colline dove crescono i nostri vigneti, di origine vulcanica come i due laghi di Albano e Nemi. I terreni dei Castelli Romani essendo ricchi di potassio e fosforo conferiscono aromaticità alle uve e freschezza ai vini. Il clima è temperato, con escursioni termiche accentuate e scarse precipitazioni, caratterizzate da frequenti temporali. Vi è l’influsso del libeccio, ma anche dei venti di ponente, maestrale e scirocco.Un microclima unico e perfetto per la coltivazione della vite di qualità”.
Per Pietro Ciccotti, founder di Excellence: “Si è recuperato il gap che aveva frenato negli anni scorsi il vino laziale. È stato fatto un grande sforzo da parte degli imprenditori ed è aumentata la platea delle aziende che hanno fatto quel salto di qualità che mancava nel passato. Finalmente si sono fatte conoscere fuori dai confini regionali. Bisogna fare formazione e comunicazione per lavorare con il posizionamento. Noi con le nostre iniziative, quali ad esempio VinoxRoma, stiamo cercando di favorire l’incontro fra aziende produttrici e mondo della ristorazione perché facciano rete, ma il cammino è ancora molto lungo. Una spinta nel futuro può arrivare dai nuovi consumatori. In merito alle giovani generazioni e al loro rapporto con il vino ritengo però che bisogna maturare per accedere a prodotti più complessi. Il vino non è facilmente accessibile quando è di qualità. Non a caso i ragazzi preferiscono bere qualcosa di più immediato come ad esempio i cocktail. Al netto di tutto ritengo però che la spinta debba sempre venire da cultura e formazione, quel mantra che rappresenta un po’ la filosofia di Excellence”.