Gli Stati Uniti sono diventati il primo mercato mondiale per consumi di vino e restano il primo mercato estero per i vini italiani, ma negli ultimi anni sono cresciuti notevolmente i mercati emergenti della Cina e Russia. Sono alcuni dei dati di Wine Monitor, l’osservatorio di Nomisma, presentati al forum “Il futuro del vino (e il vino del futuro)”, nell’ambito di Taormina Gourmet. I dati sono stati illustrati da Denis Pantini, direttore dell’area agroalimentare di Nomisma e project leader di Wine Monitor, davanti ad una platea formata da produttori, esperti, giornalisti.
Negli Usa si consumano oggi 29 milioni di ettolitri di vino, con una crescita nell’ultimo decennio pari al 37%. Il mercato USA ha così superato in termini di consumi i due grandi mercati tradizionali europei di Francia e Italia i cui consumi sono diminuiti rispettivamente a 28 e 22 m.ni di hl. Francia e Italia rimangono tuttavia i principali produttori di vino nel mondo, seguiti da Spagna e USA. Al quarto posto per volumi complessivi di consumo vino si mantiene la Germania (stabile negli ultimi anni), ma emergono in modo prepotente la Cina e la Russia con incrementi rispettivamente del 57% e del 121% rispetto al 2000.
Per il vino italiano il mercato estero di riferimento si conferma quello degli Usa. Seguono il mercato britannico e quello tedesco. Il balzo più significativo fra il 2003 e il 2013 è stato quello della Cina, con un + 3.800%. È cresciuta anche la Russia (+242%), e sono aumentate anche le esportazioni verso Canada (+110%), Giappone ( +46 %) e Svizzera (+39%). Cina, Stati Uniti e Russia sono le nazioni in cui si consuma più vino di importazione (fra il 75 e l’80%). In Germania il 36% del vino importato è italiano.
Fra gennaio e luglio di quest’anno i vini italiani all’estero hanno segnato un passo positivo in quasi tutti i Paesi, in controtendenza rispetto ad un calo generalizzato delle importazioni: in Cina ad esempio le importazioni di vino sono calate del 10,3% ma il vino italiano segna comunque un +0,9%. I dati sul consumo confermano la strada già intrapresa: cresce diffusamente il consumo di “bollicine”. In Gran Bretagna ad esempio i vini “sparkling” hanno segnato un +34% fra il 2008 e il 2013, +9% nello stesso periodo in Italia. Calano in generale i consumi, si dimezzano i consumatori abituali (chi bene almeno un bicchiere al giorno) ma crescono del 27% i consumatori occasionali. La birra resta la bevanda preferita dai consumatori di età compresa fra 25 e 54 anni, il vino invece fra gli over 55 e soprattutto dopo i 65 anni.
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