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Amato in miscelazione ma non solo. Di gran moda negli ultimi anni con un trend che sembra in continua ascesa, specie in Italia dove regna incontrastato nel gradimento del grande pubblico. Sabato 8 giugno si celebra il World Gin Day. In occasione di questa ricorrenza abbiamo conversato con alcuni dei bar tender più famosi della Capitale per scattare una fotografia sullo stato dell’arte del distillato contraddistinto dal suo aroma inconfondibile di ginepro.

Un viaggio che parte da Angelo Severini, Bar Manager del Rome Cavalieri, A Waldorf Astoria Hotel: “Il gin si fa apprezzare con molta facilità rispetto ad altri distillati grazie al suo stile fresco ed immediato.  Estremamente versatile per la miscelazione incontra, con i vari abbinamenti, davvero i gusti di tutti. Molto gradito in particolar modo dalle donne che hanno una sensibilità verso i profumi più spiccata rispetto agli uomini. Il settore della distillazione del gin negli ultimi tempi ha conosciuto un innalzamento di livello e ricerca generale. Per quanto riguarda il mercato nazionale, sono comparsi sul mercato gin con botaniche mediterranee che hanno sicuramente catturato l’attenzione del pubblico italiano. Il mio consiglio come linea generale è di degustare i gin invecchiati in purezza, mentre i più giovani sono da considerare per la miscelazione. Detto ciò alla fine bisogna tener conto dei gusti personali e della specifica etichetta che si va a proporre. Il gin ha sempre avuto un ruolo da protagonista nel mondo della miscelazione, grazie alla sua duttilità data dalle note pungenti del ginepro che lo rende estremamente versatile. l cocktails IBA che mi sento di suggerire sono il classico Martini Cocktail ed il Gin Tonic. Il signature cocktail che gli ospiti possono venire a provare venendomi a trovare al Tiepolo bar è il Fancy Gin&Tonic, fatto con gin TXLVI, sciroppo d’arancia, succo di pompelmo rosa, bitter all’arancia e tonica. Un cocktail fresco, agrumato, perfetto per l’aperitivo. Tra l’altro i due gin sartoriali del Tiepolo bar di cui ho selezionato il profilo botanico personalmente, Gin TXLVI e Gin TXLII sono anche i miei preferiti”.

Angelo-Severini, Head Bartender del Rome Cavalieri, A Waldorf Astoria Hotel
Angelo-Severini, Bar Manager del Rome Cavalieri, A Waldorf Astoria Hotel

Sulla stessa lunghezza d’onda Alessio Giovannesi, Bar Manager dell’Hotel Hassler: “Un distillato molto amato dal pubblico, specie quello italiano perché da noi c’è una forte tradizione basata sull’aperitivo. Il gin, in particolare, si sposa bene con questo momento della giornata. Il modo migliore per gustarlo è a mio avviso, in miscelazione, con tutte le sue varianti. Credo non esisterebbe la mixology senza gin. Sicuramente il drink di cui non si può fare a meno è il Negroni, un po’ perché ci rappresenta nel mondo, un po’ perché è presente in tutti i menu dei bar. Il drink imperdibile all’Hassler è “Jimi Hendrick’s”, con base Gin Hendrick’s e una nota erbacea data dal liquore Strega. Ci sono sicuramente troppi gin sul mercato. Basti pensare che per avere un buon gin bar bastano dieci etichette. Sono sufficienti a garantire una buona varietà del genere. È una moda che sicuramente sarà destinata a durare a lungo anche perché sempre più persone si avvicinano all’aperitivo con un Martini o con un Gin Tonic. Credo inoltre che pasteggiare con un Martini o un Sour Gin non sia affatto male. Comunque, sono drink che sorseggiati per l’aperitivo sono rinfrescanti e digestivi. Sicuramente piatti a base di pesce sono i più indicati, anche i crudi”.

Alessio Giovannesi, Bar Manager dell'Hotel Hassler
Alessio Giovannesi, Bar Manager dell’Hotel Hassler

Credo che il pubblico italiano sia oggi sempre più attento e curioso in generale. Nello specifico si è innamorato del gin perché molte delle botanical che lo compongono sono italiane e quindi già famigliari, insomma le conosce bene, come appunto il ginepro – Questa la riflessione di Fabrizio Valeriani Bar manager de Il Marchese Roma e Milano –  Poi direi, ma questo solo in seconda battuta, perché il pubblico italiano è molto attento alle mode. Tra i modi migliori per gustarlo sicuramente il Martini cocktail è il re indiscusso, e poi è l’emblema del cocktail reso celebre anche dal cinema. Uno dei nostri twist a Il Marchese con il gin è un cocktail champagne, preparato con Gin Bulldog: French Bulldog, Amaro Gagà, Succo di lime, sciroppo di zucchero, top Franciacorta Freccianera F.lli Bellucchi. Un cocktail fresco, leggero ottimo per l’aperitivo ma anche perché no da gustare tra le portate della nostra cucina. Ritengo che  il gin si sposa benissimo sia con antipasti che con piatti a base di pesce e anche con le carni bianche. È noto che molti chef usano il gin per spennellare i piatti di ceramica prima di impiattare le loro creazioni, ci sarà un motivo. A chi mi chiede il mio gin preferito, rispondo che ne ho molti e tanti sono italiani. Personalmente come tipologia amo il London dry gin. Alcuni tra gli italiani che preferisco sono, Sabatini, Pier 67, Bside e Brando. Tra gli inglesi invece dico, Sispsmith dry, Bull dog, No. 3, Tanqueray ten. Ma sicuramente ne avrò dimenticato qualcuno”.

Fabrizio Valeriani Bar manager de Il Marchese Roma e Milano
Fabrizio Valeriani Bar manager de Il Marchese Roma e Milano

La sua natura cool indubbiamente ne determina il successo, come sottolinea Lorenzo Politano, Bar Manager presso L’Aleph Rome Hotel, Curio Collection By Hilton: “Il gin è molto amato perchè probabilmente ha uno stile giovane, immediato, versatile e si apprezza con maggiore facilità rispetto ad altri distillati. A mio parere in miscelazione riesce ad esprimersi in maniera migliore. Anche semplicemente abbinato ad una tonica di livello può far la differenza. Se dovessi invece suggerire un cocktail andrei sul Negroni, autentico italiano e dalla grande identità. Ma sicuramente vi consiglierei di provare un nostro twist sul Tom Collins dal nome “Herbal”, drink fresco con note erbacee ed amaricanti. In merito alla sua diffusione con l’aumento della domanda, era ovvio che negli anni ci saremmo ritrovati ad avere sulle nostre bottigliere centinaia di referenze diverse. L’Italia è il paese con il più alto indice di biodiversità. Lungo lo stivale abbiamo una tale abbondanza di principi aromatici che potremmo produrre e personalizzare gin all’infinito, in modo originale ma corretto. Questo penso sia un valore aggiunto alla nostra industry. Inoltre l’introduzione sul mercato di acque toniche di qualità ha contribuito sempre più alla crescita di questo distillato. Sinceramente oggi non riesco ad immaginare il tramonto di questo fenomeno. Aiutato anche dal pairing con il food. Peresempio Il Gin Tonic è contraddistinto dal sapore speziato dei suoi ingredienti, tra cui il principale è ovviamente il ginepro, ma a cui si possono aggiungere spezie e sapori diversi per creare note nuove ed innovative”.

Lorenzo Politano, Bar Manager presso L’Aleph Rome Hotel, Curio Collection By Hilton
Lorenzo Politano, Bar Manager presso L’Aleph Rome Hotel, Curio Collection By Hilton

Duttilità è la chiave per Alessandro Mastrofini, bar manager di Gusta: “A mio parere, il motivo per cui il gin è così amato a tutte le latitudini e da tutto il pubblico, in particolar modo da quello italiano, è per la sua versatilità che si manifesta nella capacità di esprimere profumi, odori e aromi assai difformi tra prodotti della stessa categoria, in grado di attirare l’attenzione ed il desiderio di degustare dei palati più diversi. Non vorrei apparire salomonico, ma credo che il miglior modo di degustarlo sia legato alle qualità del gin che andiamo a proporre rispetto alle abitudini di consumo di chi approccia a tale prodotto. Solitamente, chi lo gusta in purezza ha un palato più fine e deciso di chi lo preferisce in miscelazione; ciò non toglie che esistono dei cocktails a base gin estremamente raffinati ed eleganti che vengono assai prediletti anche da chi non beve in purezza. Un IBA che apprezzo particolarmente è l’Hanky Panky, un cocktail dei primi anni del’900 creato da Ada Coleman capostipite delle barlady, un drink con un carattere forte e con una nota erbacea conferita dal Fernet. Per ciò che riguarda il signature proposto da Gusta, non posso far altro che citare il Brutale, un nome che la dice tutta sulle sue caratteristiche, forte, con una nota speziata al caffè ed una affumicatura all’anice stellato. Credo che il gin come moda non rallenterà e sia in grado di resistere a tendenze relative a distillati diversi nonché destinato a rimanere ancora a lungo nei desideri di barman e consumatori. Penso che il pairing con il food possa essere un’ottima alternativa alla tradizione enologica sulla tavola degli italiani, ma che ci vorrà ancora un po’ di tempo prima di riuscire su grande scala a scardinare l’abitudine di un buon bicchiere di vino, di cui noi italiani siamo grandi produttori”.

Alessandro Mastrofini bar manager GUSTA
Alessandro Mastrofini bar manager GUSTA

Buono per ogni situazione evidenzia Silvestro Mignacca bartender di Da’Mare: “È adatto a un dopo cena così come a un aperitivo e l’ampio spettro aromatico conferito dalle diverse botaniche permette di raccontare territori diversi. È un distillato che riesce a farsi amare da un pubblico eterogeneo.  Non esiste un modo unico, ogni gin ha il suo. Personalmente ritengo che quelli più profumati e aromatici meritino di essere bevuti lisci o con una tonica mentre quelli più semplici ben si adattano alla miscelazione nei cocktail. Il gin rappresenta forse uno dei protagonisti principali sin dagli albori della storia dei drinks. Uno dei miei cocktail preferiti, anche in alternativa a un’ottima bollicina, è French Seventy Five che nella sua semplicità risulta molto complesso e adatto a ogni momento. Nella nostra drink list sicuramente da non perdere è Spuma, una rivisitazione di un Ramos Fizz, fatto con un gin infuso al lemongrass una panna al mango, succo di limone e soda. Risulta molto fresco e agrumato ma anche morbidamente bilanciato dalle note esotiche del mango. Non va trascurato nemmeno l’impatto visivo che ne richiama il nome, con questa spuma sopra il ghiaccio, quasi ad andare oltre il bordo del bicchiere per ricordare le onde del mare quando si infrangono sulla riva. L’Italia è non solo una grande produttrice di ginepro ma ha anche una immensa varietà di botaniche. Negli ultimi dieci anni sono nati moltissimi brand italiani di gin, ognuno con determinate peculiarità che li rendono unici, sia per quello che viene utilizzato che per le metodologie applicate.  Questa diversità di offerta consente di rivolgersi a un pubblico più ampio che in passato, suscitando curiosità verso questo mondo che si sta aprendo ben oltre le etichette più note, quali per esempio il Gin Mare o l’Hendricks che hanno fatto e continuano a fare sicuramente la storia. La qualità dell’offerta è certamente alta ma il tempo farà le sue corrette scremature.   Non credo che l’interesse per questo distillato si spegnerà. L’attenzione al gin non è per me una moda. Quello che accadrà, come già avvenuto in passato ad esempio per i rum, è che le persone si focalizzeranno su un altro prodotto, ma questo è positivo perché porta una maggiore conoscenza in mano a un pubblico sempre più vasto”.

Silvestro Mignacca bartender di Da'Mare
Silvestro Mignacca bartender di Da’Mare

Protagonista fra i distillati. Non ha dubbi Magdalena Rodriguez, bar manager del Moon Asian Bar e dell’Hi-Res, presso l’Hotel Valadier: “Da sempre il gin ha svolto un ruolo importante nella miscelazione e gli italiani, curiosi come sono, cominciano a scoprirne la sua bontà. E ad apprezzarlo nella mixology. Come la perfezione nella semplicità di un buon gin tonic, o anche in cocktail classici del calibro di hanky panky e aviation. Da noi Encanto rimane il best seller in assoluto, un twist sul gin fizz aromatizzato ai fiori. Ritengo altresì che il successo di questo distillato non stia frenando, anzi rimarrà a lungo. Spinto anche dal food pairing. La grande curiosità italiana ci apre le porte per tante alternative e nuove creazioni. Si fonda sul concetto che gli abbinamenti dipendono dal tipo di cucina. Tutti i distillati possono, se studiati con cura, diventare grandi cocktails da accompagnamento ai pasti. E il mio gin preferito? Plymouth. Lo so, con tante opzioni, proprio lui… beh mi piace bere molto secco”.

Magdalena Rodriguez, bar manager del Moon Asian Bar e dell’Hi-Res, presso l’Hotel Valadier
Magdalena Rodriguez, bar manager del Moon Asian Bar e dell’Hi-Res, presso l’Hotel Valadier

Infine Luca Breschi, bar manager del Brillo, ne riconosce la sua ricchezza “di profumi e sapori, elegante e nello stesso tempo dal carattere deciso, perfetto in miscelazione. Tra i drink migliori per gustarlo sicuramente il Negroni. Nella nostra drink list,  da non perdere è il Jessica Rabbit, twist sul Negroni ma più fresco e più estivo,  al sapore di papaya. I numeri sicuramente dicono che la moda del gin durerà ancora a lungo e lo credo anche io,  visto i costi di produzione rispetto ad altri distillati. Vedi il whisky per l’invecchiamento o tequila e mezcal riguardo le malattie che colpiscono l’agave. Come pairing con il food, da buon bevitore potrei consigliare sua maestà, il  Martini cocktail accompagnato da pesce crudo, in particolare ostriche e tartare. Magari scegliendo il mio gin preferito, il Plymouth”.

Luca Breschi, bar manager del Brillo
Luca Breschi, bar manager del Brillo

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