“L’ampliamento dell’attuale porto franco o la creazione di una zona franca speciale può determinare le condizioni per un notevole sviluppo del porto di Venezia nei prossimi dieci anni, con ricadute positive per l’intero Paese.
In particolare, la possibilità di ampliare il perimetro della Zona Franca Doganale di Venezia ad aree ricomprese in ambito portuale non contigue potrebbe essere la premessa per un secondo upgrade quello del riconoscimento di Zona Economica Speciale. Nel Patto per lo sviluppo di Venezia, Governo e Municipalità avevano già concordato questa prima fase di sviluppo; ora è il momento di agire”.
Lo sottolinea Damaso Zanardo, (nella foto) Coordinatore della Commissione Città Metropolitana della Camera di Commercio Venezia Rovigo D.L., tra i protagonisti del convegno “La portualità veneziana: scenari e opzioni strategiche”, promosso da Prodemos, Associazione di cultura politica e di governo presso l’Hotel Bologna di Venezia Mestre con il Sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio Angelo Rughetti, e il Presidente Autorità di Sistema Portuale del mare Adriatico Settentrionale Pino Musolino.
Nel contesto del Piano Nazionale Strategico della Portualita’ e della Logistica, il Convegno si pone l’obiettivo da fare il punto sui diversi progetti che disegneranno il futuro del porto di Venezia, e conseguentemente la sua potenzialità di generare valore economico e sociale per il territorio e per l’intera comunità nazionale.
“Nell’annuale rapporto sulle economie del BOAO FORUM for Asia 2017 – rimarca Zanardo – è stato detto che una stima degli investimenti che affluiranno in Europa in termini di PIL generato nei prossimi 15 anni, è di circa 250 trilioni di dollari perché lungo la nuova via della seta saranno costruiti parchi industriali, zone economiche speciali ed iniziative varie interessanti per le imprese italiane ed europee”.
A tale proposito, Zanardo ricorda che: “Un autorevole studioso di questi fenomeni ha di recente detto che il progetto delle due vie della seta destinato a cambiare radicalmente sia il panorama logistico che quello delle relazioni geo-politiche, economiche e commerciali, rappresenta un’opportunità unica per l’Europa, per l’Italia e per Venezia che sarà terminale di una di queste: o prendiamo questo treno oppure se lo perdiamo rischiamo di rimanere marginalizzati, non solo a livello italiano ma anche europeo”.
Inoltre, per Zanardo, l’individuazione del territorio del Comune di Venezia come “area di crisi industriale” va visto come una occasione per attuare la reindustrializzazione e riconversione di Marghera proprio in quella chiave.
“Venezia – ricorda – è il primo porto europeo in base al Port Manufacturing Accessibility Index, che misura l’efficienza del sistema portuale rispetto alla geografia della manifattura. Ampliando l’offerta del porto attraverso la creazione di una Zes intra e retroportuale, gli insediamenti produttivi dediti alla fase di lavorazione packaging, personalizzazione e distribuzione potrebbero crescere esponenzialmente. L’Italia potrebbe davvero candidarsi ad essere la porta marittima dell’Asia in un Mediterraneo che non è più periferico e Venezia potrebbe esserne uno degli attori principali di questa trasformazione”.