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“Tendenze e prospettive del mercato del Food&Beverage”, questo il titolo della ricerca presentata che inaugura un nuovo Osservatorio di Cerved Marketing Intelligence sui pilastri del Made in Italy.  Attesi ricavi in salita del 6,3% sul 2019, contro il 3,7% della media nazionale. Per la riconversione si stima un potenziale di 1,2 miliardi di investimenti, il processo di transizione ecologica porterà però fuori dal mercato molte piccole imprese e aprirà una nuova stagione di acquisizioni.

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In Italia la filiera del Food&Beverage ha retto bene l’impatto del Covid, facendo segnare +0,8% nel 2020 sul 2019, rispetto al calo dell’intera economia che ha registrato una performance negativa del -8,9%. Il settore si appresta a vivere un 2022 sotto i migliori auspici, le attese per l’anno corrente vedono un’ulteriore crescita del mercato (+6,3% rispetto al periodo pre-Covid) trainata dalla prima trasformazione (+16,4%), con tutti i comparti in attivo contro una crescita media nazionale stimata a +3,7%. Rispetto ai canali di vendita, si prevede un ulteriore consolidamento della grande distribuzione alimentare (+4,7% sul 2019 e un fatturato aggregato vicino ai 100 miliardi di euro), che vede però i discount guadagnare terreno alle sue spalle (+19,8% nel triennio 2022-2019), e un vero exploit dell’e-commerce, che triplicherà il suo valore di mercato.

Questi alcuni dei risultati contenuti della ricerca che inaugura un nuovo Osservatorio di Cerved Marketing Intelligence dedicato ai pilastri del Made in Italy, uno studio presentato mercoledì 23 febbraio con alcuni protagonisti del mercato: Giovanni Fazio, CEO di Holding Carisma, Andrea Oldrini, Partner di Bain & Company, Ludovica Principato, ricercatrice dell’Università Roma Tre, Vittorio Ratto, Vicedirettore Retail di Crèdit Agricole e Alessandro Terzulli, Chief economist di Sace.

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“La valorizzazione del made in Italy porterà benefici all’intera filiera – commenta Andrea Mignanelli, Amministratore Delegato di Cerved -: la centralità di salute e benessere, l’interesse per l’italianità dei prodotti, la ricerca della qualità, l’attenzione dei consumatori alla sostenibilità favoriscono infatti la nostra industria del Food&Beverage, per cui si apre un’ottima stagione”. Prospettive rosee in un settore atteso in forte trasformazione, anche per l’impatto del processo di transizione verso un’economia a zero emissione e per il forte rincaro delle materie prime. In base alla ricerca, queste tendenze aprirebbero una nuova stagione di aggregazioni aziendali, consolidando il mercato e portando a realtà più grandi in grado di competere meglio sui mercati internazionali. Già nel 2021 vi sono state molte operazioni, secondo una nostra analisi sui dati di bilancio esistono 400 PMI, moltissime a conduzione familiare, con fondamentali eccellenti che potrebbero entrare nel mirino di investitori istituzionali.

“Secondo una nostra analisi – prosegue Mignanellisono circa 14.000 le società F&B che dovranno effettuare investimenti rilevanti per riconvertire i processi produttivi in linea con gli obiettivi europei, ben il 18% delle società di capitale della filiera contro l’8,4% calcolato sul totale Italia. Di queste, oltre 9.000, soprattutto PMI, potrebbero uscire dal mercato perché non hanno i fondamentali necessari a sostenere gli investimenti necessari per la transizione. Di contro, le altre 5.000 hanno una situazione finanziaria che permette loro di finanziare investimenti fino a 1,2 miliardi di euro, in grado di accelerare la trasformazione di tutta la filiera.”

A trainare la crescita del 2022 sarà soprattutto la prima trasformazione (+14,6% tra 2022 e 2019), ma si segnala in ripresa anche il segmento delle bevande (+4,6%) che aveva fortemente risentito del lockdown e delle chiusure nell’Ho.Re.Ca (-4,4% nel 2020 sul 2019). Non sono ancora superate le criticità del settore della ristorazione, ci sono segnali di ripresa ma siamo ancora lontani per recuperare i livelli pre-Covid (-3,5% nel 2022 sul 2019). Bene il comparto dell’agricoltura (+9,2%), la distribuzione (+6,4%) e gli alimentari (+4%); l’allevamento invertirà la tendenza, tornando al segno positivo (+0,6%) contro il precedente -2,2%. Relativamente ai prezzi, dopo anni di inflazione zero tornano a essere una variabile strategica per le imprese del Food&Beverage: la forte crescita dei costi dell’energia, dei trasporti e delle materie prime alimentari a cui stiamo assistendo da alcuni mesi hanno già avuto impatti significativi per il portafoglio del consumatore, e potrebbero ulteriormente aumentare nel corso dell’anno, con possibili tensioni sui margini.

 

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