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È una Franciacorta che corre a mille all’ora, un momento positivo buono per le bollicine lombarde confermato anche dall’edizione del Festival della Franciacorta andato in scena a Milano lunedì 20 giugno nei chiostri del museo della Scienza e della Tecnica. Tanto pubblico di addetti del settore e appassionati che hanno assaggiato alcune etichette dello spumante metodo classico che sta continuando a mietere un successo dopo l’altro. Una quarantina le aziende del Consorzio presenti, su un totale di circa 140 cantine aderenti, per una zona spumantistica italiana che ha raggiunto una capacità produttiva di circa 20 milioni di bottiglie prodotto all’anno. Tra i vari trend del Festival di Milano, tornato all’ombra della Madonnina dopo cinque anni, il fatto che molte cantine abbiamo già finito l’annata corrente in commercio, segnale positivo di una vivacità commerciale, con un assortimento di assegnazione delle bottiglie gestito in maniera puntuale.
Dal punto di vista produttivo ai banchi di degustazione oltre al classico Satèn, un marchio di fabbrica made in Franciacorta, aumentano le bottiglie a dosaggio zero, mentre a giudicare da quello che hanno portato le aziende non è ancora esploso il fenomeno del Franciacorta Rosé, a meno che anche questa scelta sia dettata dalla scarsità del prodotto che riguarda l’intera zona. Da segnalare invece riguardo al territorio la decisione di puntare sulla biodiversità, per una zona che si sta scoprendo sempre più destinazione enoturistica, con tante cantine che stanno puntando forte sull’accoglienza e sulla visita in cantina. Il format del Festival conferma la sua valenza e la capacità di fare squadra del Consorzio, a parte qualche piccola sbavatura organizzativa nella prima parte di giornata legata alla mancanza di ghiaccio ai banchi di degustazione che si è fatta sentire ancor di più vista la giornata calda, la creazione di valore del brand e la sua crescita negli anni è un mix tra realtà storiche, cantine grandi e piccole che remano nella stessa direzione. Un mercato della Franciacorta che guarda sempre più anche all’estero, primo mercato la Svizzera ma segnali confortanti anche da Stati Uniti dove c’è appena stato il festival a New York e Giappone, dove si spera di tornare quando le misure restrittive legate alla pandemia saranno allentate.
Bellavista
Il bomber di casa Bellavista si chiama Brut Alma Cuvée, un esempio di costanza quali-quantitativa che permette di portare alta la bandiera della famiglia Moretti in Italia e nel mondo con oltre 1 milione di bottiglie prodotte con una formula magica, Chardonnay 88%, Pinot Bianco 1% e Pinot Nero 11% Al quartier generale di Erbusco intanto confermano che si è già messo al lavoro anche Richard Geoffroy, il super consulente enologico ex chef de cave di Dom Perignon che promette scintille nel prossimo futuro.
Santus
Una delle cantine che abbiamo scoperto ormai più di dieci anni fa nel mitico Bar Piero di Sondrio, un posto dove la qualità ha spianato la strada a Santus. Oggi in Franciacorta a Passirano si guarda con interesse a due aspetti, in primis alla cantina nuova per puntare anche sull’accoglienza e sulle visite in chiave enoturismo, mentre dal punto di vista commerciale si brinda all’intesa con Rinaldi 1957, distributore esclusivo per l’Italia con l’obiettivo di posizionare il prodotto in posti al top in tutta la penisola, a Milano abbiamo assaggiato il Satèn Brut 2018, raccolta leggermente posticipata rispetto agli standard, armonia fra freschezza e dolcezza.
Villa Franciacorta
Una delle cantine storiche della zona, tra i soci fondatori del Consorzio che possono contare su un ampio patrimonio vitivinicolo di proprietà, producendo esclusivamente dall’utilizzo di uve proprie che nella maggior parte provengono dalla zona di Monticelli Brusati. Da segnalare utilizzo di lieviti selezionati autoctoni, abbiamo apprezzato il Satèn millesimo 2016, Chardonnay in purezza.
Mirabella
Passaggi in legno e produzione utilizzando dei vini riserva sono alcune tra le caratteristiche più apprezzate dagli appassionati di bollicine di Franciacorta che da Mirabella sono stati accontentati. In assaggio il Satèn annata 2018, un vino dalla grande cremosità, suadente e morbido all’assaggio in bocca, dosaggio di 6g/lt.
Derbusco Cives
Tra gli assaggi più interessanti del Festival Franciacorta, sicuramente i millesimati dai lunghi affinamenti sui lieviti. Al banchetto di Derbusco Cives è andato a ruba il Franciacorta Extra Brut Grande Taille, uvaggio Chardonnay 55% e Pinot Nero 45%, sosta 60 mesi sui lieviti, un campione di eleganza e finezza con note croccanti e grande freschezza in bocca, ideale con piatti di pesce strutturati, nel catalogo di Cuzziol Grandi Vini.
La Montina
È positivo il momento per La Montina, la famiglia Bozza si gode il successo del Milan campione d’Italia con la partnership del Franciacorta rossonero. Le bottiglie celebrative sono andate a ruba, si aspetta il prossimo mese di luglio quando verranno lanciate le nuove release. Intanto si assaggia il Franciacorta La Montina Extra-Brut, un entry level molto interessante ideale come aperitivo, un sans année 75% Chardonnay e 25% Pinot Nero.
Colline della Stella
Sono stati tra i primi a fare il dosaggio zero una ventina di anni fa nel 2002, non per cavalcare la moda, ma perché era la migliore espressione del territorio della Franciacorta orientale nella zona di Gussago. Al banco dell’azienda Colline della Stella in degustazione anche un fantastico Franciacorta Rosé Dosaggio Zero, 100% Pinot Nero, una chicca prodotta solo in 5.000 bottiglie che andranno presto a ruba perchè come ci ha confessato Andrea Arici l’annata nuova di fatto è stata già tutta assegnata per non scontentare nessuno.
Ricci Curbastro
Anche da Ricci Curbastro il trend è su prodotti in linea con i gusti attuali in un lavoro impostato anni fa, con il Gualberto Dosaggio Zero, una delle prime espressioni della Franciacorta basata su questa tipologia. Il millesimo 2012 impressiona per una cifra stilistica improntata su freschezza e acidità, Pinot Nero 70% e Chardonnay 30%, come direbbe Vasco un equilibrio sopra la follia.
Barone Pizzini
Il Barone Pizzini fu uno dei fondatori dei primi campi verdi da golf nel 1927 in Franciacorta, un evento da ricordare nell’etichetta celebrativa della cantina con il c. Un Franciacorta green, visto che Barone Pizzini è stata tra le prime cantine a convertire la produzione in biologico in zona, 100% Chardonnay una bollicina ideale per un pic-nic.
Biondelli
Sempre più donne del vino in Franciacorta, ma non solo in posizioni legate all’accoglienza, al marketing e alla vendita, ma anche in ruoli produttivi. Come nel caso della cantina Biondelli, che vede alla guida sia in vigna e in cantina Marta Uberti. Il suo Franciacorta Brut è un prodotto versatile 100% Chardonnay con note agrumate e floreali al naso, in bocca una mineralità appena accentuata che richiama la beva.
Contadi Castaldi
Continua a crescere l’attenzione nei confronti dei giovani alla Franciacorta, che si indentificano anche in brand frizzanti come Contadi Castaldi. Un marchio emergente dall’ottimo livello qualitativo, splendida l’espressione del Satèn assaggiato a Milano, millesimo 2017 che rappresenta appieno la filosofia di Gian Luca Uccelli, enologo e direttore della cantina che cerca sempre una bevibilità e freschezza dei suoi vini.
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1 Commento
Se nella TOP 11 DEI GRANDI VINI ROSSI ITALIANI non mettete i vini di GAJA, GIACOSA,
CONTERNO, DAL FORNO, BIONDI-SANTI, MASSETO, ORNELLAIA, SASSICAIA, SOLAIA, VALENTINI, ARGIOLAS e tanti altri perchè chi vi legge non può trovarli nei punti vendita raggiunti dalla vostra rivista, mi permetterei di dirvi che avete dimenticato di scrivere due paroline di sole tre lettere nel titolo: “ecco PER NOI la top 11 delle bollicine al Festival.”
Cordialmente
Un appassionato di buoni vini.