L’Istituto Espresso Italiano (IEI) attraverso i suoi soci ha fatto una fotografia dello sviluppo anche in Italia di questi locali nel settore. Non sono bar, ma il caffè è al centro della loro attività. Tra consumatore del futuro e promozione della qualità una nuova forma di comunicazione del prodotto che parte dalle aziende.
Sono definiti i “bar del futuro”. Quello dei flagship store, i negozi di bandiera per tradurla all’italiana, sta diventando un fenomeno in crescita in Italia. Sempre più locali, spesso bar, che riportano il marchio della torrefazione, ma non solo, stanno nascendo anche nel nostro Paese. L’Istituto Espresso Italiano, attraverso alcuni dei suoi soci, ha cercato di capire questa attitudine. Stile, motivi, finalità, modalità di gestione: sono gli elementi che con i protagonisti del settore IEI ha voluto mettere insieme per la prima volta per capire se effettivamente il futuro dell’espresso italiano passa anche da questo tipo di attività. «Il coinvolgimento del consumatore è fondamentale per far fare un salto di qualità all’espresso italiano e i locali innovativi sono in grado di attirare, coinvolgere e fidelizzare meglio il consumatore – spiega Luigi Morello, presidente dell’Istituto Espresso Italiano – i soci IEI sono sempre molto attenti alla formazione e alla promozione della cultura del caffè espresso e non è un caso che molti soci siano stati dei precursori nel creare nuovi format».
Il consumatore finale: l’obiettivo da centrare attraverso le esperienze degli store di nuova generazione. Dall’indagine IEI emerge che sempre di più le aziende che sono impegnate nella filiera dell’espresso italiano cercano il contatto diretto con il consumatore finale, che cambia, diventa più attento ed è sempre più pronto ad ascoltare quello che un prodotto ha da dire. Ecco perché alcune aziende, in maniera pionieristica, già oltre 30 anni fa si sono impegnate nella gestione di un locale che va oltre il marchio del prodotto, ma condensa in sé tanti aspetti. Dalla cultura del caffè, a come nasce una miscela fino ad arrivare alle tecniche per averlo al meglio in tazzina. Oggi avere un locale che può attirare da fuori per le sue caratteristiche, rispondere dentro alle esigenze del fruitore e allo stesso tempo diventare uno strumento di comunicazione è sempre più fondamentale per le aziende IEI. Da un lato perché ormai il bar nel senso tradizionale sta diventando un locale sempre meno frequentato, dall’altro perchè il consumatore di oggi e domani vuole di più.
“A partire dall’ospitalità: wifi, comodità, servizi possono essere un modo per “trattenere” il consumatore che quindi apprezzerà di più l’espresso non solo come bevanda di comodo da bere al volo, ma qualcosa da declinare in maniera diversa a seconda del momento della giornata. Dalla colazione, certo, ma anche come momento di lavoro degustando qualcosa di più “lungo”, fino alla sera quando il caffè può diventare ingrediente di cocktail”, spiega Matteo Borea, nuova generazione della torrefazione La Genovese, che ha aperto un flagship store, il CoffeeStorming ad Albenga. Tutto questo tuttavia deve passare per il messaggio di qualità, di brand e di eccellenza per il consumatore che ormai vive questi luoghi come esperienza. “Sicuramente la qualità e l’eccellenza nel servizio sono le basi, fondamentale è offrire un’esperienza al consumatore e “raccontare” in maniera semplice e coinvolgente il mondo del caffè in tutte le sue declinazioni. Offrire differenti possibilità di scelta, dalle mono origini alle diverse tecniche aiutano ulteriormente nel coinvolgere il cliente finale stesso”, racconta Corrado Corradino, responsabile vendite di Mokador.
Certo è anche un tramite per raccontare le diverse miscele e la possibilità quindi di cambiare anche il consumo di espresso at home. Non un limite dunque per le aziende, ma un modo per vendere anche più prodotto per il consumo domestico. “La nostra idea di dare vita a questo concept è nata proprio dall’esigenza di voler incontrare direttamente il consumatore finale per poter comunicare con lui spiegando il prodotto, e capire le sue impressioni ed esigenze. Per i nostri gestori e baristi tutti i giorni dietro al bancone sono una sfida e un’occasione in cui poter raccontare il caffè, illustrare la sua filiera e far percepire le differenze e le similitudini tra le varie origini” racconta Elisabetta Milani, dell’omonima azienda che ha aperto il primo “Caffè&Caffè” negli anni ’90 e che oggi in Italia ha ne ha sette. Il flagship store contribuisce sicuramente alla diffusione della Cultura del Caffè, “perché lo fa direttamente con propri adepti formati e preparati. Non esistono attività particolari, si va dalla cultura del prodotto alla formazione, dal semplice caffè espresso agli specialty in modalità brewing”, aggiunge il presidente di Costadoro, Giulio Trombetta che ha ideato per l’azienda il format Costadoro Social Coffee.
“Il flagship store deve essere anche un luogo senza tempi di fruizione. Attraverso la Bottega del caffè DERSUT abbiamo la possibilità di avere un contatto diretto col cliente finale, di capire le sue esigenze, di sapere cosa gli piace di più e cosa meno, di miglioraci e soprattutto di diventare il luogo fuori casa che ci fa sentire come a casa”. Questa è la visione di Giulia Caballini di Sassoferrato, marketing manager di Dersut Caffè che ha oltre 120 punti a marchio e di recente ha dato vita al restyling del progetto Botteghe 2.0. Infine il Flagship store rappresenta un importante sbocco professionali per figure preparate. Il settore infatti è in cerca di giovani soggetti non per forza altamente formati, ma aperti alla formazione. Curiosità, passione, voglia di comunicare sono infatti i requisiti richiesti dalle aziende IEI per il personale che dovrà poi accogliere i consumatori in quelli che si possono definire “i bar del futuro”.
+ info: www.iei.coffee