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Il ragazzo d’oro del bartending italiano ha un nome e un cognome. Angelo Sparvoli, classe ‘93, marchigiano di Camerino, da un paio di anni trapiantato a Londra niente meno che al bancone dell’American Bar del Savoy. Non un locale qualunque, qui si respira la storia e la tradizione del mondo del bar, un’icona stabilmente inserita nelle classifiche dei miglior locali al mondo, il più antico e popolare bar in american style con un passato glorioso partito nel lontano 1893. Nomi che hanno fatto la vera storia della mixology del ‘900, la bar-lady Ada Coley Coleman con il suo drink più famoso l’Hanky-Panky, Harry Craddock, Peter Dorelli con una carriera ultradecennale per arrivare ai giorni nostri. Il segreto? “Siamo un mix di tradizione e innovazione, la nostra proposta è tradizionale ma siamo in grado di continuare un percorso di innovazione tracciato ormai cento anni fa” – spiega Angelo Sparvoli.
TRAMPOLINO DI LANCIO Ventisei anni, una carriera brillante che in poco tempo gli ha fatto scalare le vette del bartending mondiale, anche se più che un punto di arrivo l’American Bar del Savoy per Angelo sembra essere un trampolino di lancio. “Sono molto felice di essere arrivato al Savoy e soprattutto a Londra, una città frenetica che è la capitale mondiale del bar, in cui si lavora molto bene. Ho voluto fortemente arrivare qui senza avere paura delle responsabilità, al cospetto di una clientela importante, anche perché da questo luogo passano moltissime persone. Ci sono ospiti che vengono apposta a Londra per vedere l’American Bar del Savoy, un luogo che ha fatto e continua a fare la storia del bar”. La storia di Angelo invece può essere raccontata ai ragazzi come esempio per capire il valore del lavoro, ma anche dell’ambizione, la volontà di puntare subito in alto. Sul palco insieme al team del Savoy qualche settimana fa alla classifica del 50 World Best Bars chiusa al quinto posto, c’era anche lui.
“Mi sono diplomato geometra, ma dopo un’esperienza in azienda ho capito abbastanza presto che quella non sarebbe stata la mia strada. Ho iniziato a lavorare a un bar del mio paese a Camerino in una caffetteria, in quel momento ho capito di avere una fortissima passione per il mondo del bere miscelato e allora mi sono messo a studiare. Ho scelto l’European Bartender School di Londra che mi ha dato una formazione tecnica specifica per poter fare il salto al ruolo di bartender, anche se quello è stato solamente l’inizio di un percorso in cui ho sempre studiato molto cercando di mettere in pratica gli insegnamenti”. Tra gli anni 2015 e 2016 Angelo fa la spola tra l’Italia e il Portogallo, mettendo sempre Londra nel mirino, appena ha qualche giorno libero prende l’aereo e vola verso la City, la vera capitale mondiale del Bar. “Il Portogallo è stata un’esperienza che mi ha insegnato molto a buttarmi nella mischia, a sfruttare le occasioni e anche ad imparare la lingua. Si erano liberate delle posizioni tramite il mio insegnante, appena l’ho saputo ho raccolto questa sfida, prendendo la valigia e partendo”.
ARRIVO AL SAVOY L’arrivo al Savoy è stato un mix di costanza e impegno, ma anche un pizzico di fortuna. Dopo la conoscenza diretta del manager e un’intervista andata bene, a cadenza fissa Angelo contatta il Savoy per sapere se ci sono delle posizioni aperte disponibili, così come il passaggio a bartender è stato velocizzato anche da qualche avvicendamento interno. “Ho avuto la costanza di farmi sentire sempre e di farmi vedere interessato a entrare nel Savoy, quello era il mio obiettivo e ho raggiunto il mio sogno. Dopo una settimana di prova, una volta entrato ho fatto il percorso che fanno tutti, un po’ di back, poi sala, poi il passaggio al ruolo di bartender grazie anche a qualche avvicendamento interno. Erik Lorincz se ne era appena andato, in quella fase ho avuto l’occasione di provare a fare qualche drink dietro al bancone nel giro di sostituzione dei colleghi, così quando sono entrato nel ruolo ero pronto”.
SAVOY SONGBOOK Non si ricorda il suo primo drink fatto al Savoy, ma l’ultimo si, quello della sera prima, segno di una persona che vive questo ambiente come casa sua, tutto è avvenuto in maniera naturale. “Sono onesto, il mio primo drink al Savoy non me lo ricordo, anche perché da allora in questi due anni ho preparato talmente tanti cocktail che è diventato un gesto abituale, anche se l’emozione di quando inizio il servizio o quando stacco e ripenso al turno successivo c’è sempre”. La drink list al Savoy cambia una volta all’anno, dal mese di aprile c’è un menù dedicato alla musica, The Savoy Songbook. I drink sono rappresentati come le note musicali, più forti, più intensi, oppure più rilassanti. Un abbinamento cocktail e canzoni, per festeggiare i quindici anni al Savoy di uno dei tre pianisti ufficiali. “Nella creazione della drink list abbiamo lavorato tutti, è un lavoro di squadra, il nostro è un team affiatato, siamo una bella squadra, il livello qualitativo è molto alto, la clientela è esigente e bisogna sempre essere impeccabili cercando di mantenere lo stile del Savoy”.
ITALIA, FUTURO E BREXIT Molto legato all’Italia, appena accumula qualche giorno libero attacca qualche giorno di ferie e viene nel nostro paese, oppure in giro per il mondo a scoprire territori. “A settembre sono stato due volte in Italia, prima al Gin Day a Milano e poi al Roma Bar Show, per parlare di accoglienza e dell’American Bar del Savoy. C’è sempre molta attenzione a quello che facciamo nel modo in cui lo facciamo, per molti barman il Savoy rimane un mito. Mi piace molto viaggiare alla scoperta dei territori, di recente sono stato nella zona dello Sherry, per approfondire la conoscenza da vicino di un vino liquoroso che si presta molto alla miscelazione”. Per il futuro non fa programmi a breve Angelo, al momento sta alla grande a Londra e al Savoy ma chissà che un giorno non possano esserci delle novità. “Non escludo un giorno di tornare a lavorare in Italia, dipenderà dalle condizioni lavorative che si apriranno, così come non nascondo che mi piacerebbe fare altre esperienze in giro per il mondo, l’Asia sta tirando molto, tutti parlano di Singapore in questo momento nel mondo del bar, oppure una piazza come New York potrebbe essere l’approdo dopo Londra, una città a cui sarò sempre legato”. Paura della Brexit? “Non credo che cambi molto per chi è già qua, le cose potrebbero essere invece diverse per chi volesse venire d’ora in avanti, ma i londinesi in particolare sapranno trovare delle giuste soluzioni”.
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