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In risposta alla crisi delle vendite del tradizionale Asti dolce nasce il progetto del nuovo Asti Secco, che alcuni vorrebbero denominare “Astisecco”(tutto attaccato), per creare una maggiore assonanza con il Prosecco.

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L’Asti Spumante Docg è il vino dolce per eccellenza.  Ma è anche un vino profondamente in crisi che negli ultimi quattro anni ha registrato un calo di produzione di 25 milioni di bottiglie, causando una perdita stimata in 40 milioni di euro per il solo 2016. In cinque anni l’export dell’Asti spumante ha perso più del 33% delle quote di mercato. Una cosa sembra chiara a tutti: invertire la tendenza senza cambiare il prodotto è un’illusione. Ecco allora che le case spumantistiche piemontesi, d’intesa con il Consorzio di tutela, hanno iniziato a sperimentare un prodotto nuovo, un Asti con minore residuo zuccherino da proporre in versione secca per intercettare una moda ormai consolidata dall’aperitivo al cocktail, ma anche a tutto pasto. Una risposta piemontese al successo veneto del Prosecco, con il 100% di uva moscato.

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Nell’Assemblea del Consorzio del settembre scorso è stata approvata una variazione al Disciplinare con la possibilità di produrre un nuovo spumante che abbia meno residuo zuccherino (da 12 a 49,99 g/l) e una più alta gradazione (l’Asti non supera il 9,5% vol. mentre il prodotto “secco” andrà da un minimo di 11,5% ad un massimo di 13,5%). Sono state inserite tre diverse possibili denominazioni: Asti secco, demi-sec ed extra-sec. Tutti e tre i titoli sono ammessi, a patto che siano affiancati o sottostanti alla scritta “Asti” sull’etichetta. Altra piccola modifica quella riguardante le sottozone di Strevi e Santa Vittoria, nelle quali da ora sarà ammessa anche la produzione dell’Asti spumante oltre a quella del Moscato d’Asti. Secondo le parole del presidente Gianni Marzagalli “entro la fine dell’anno dovremmo avere il disciplinare a posto”.L’obiettivo è arrivare a un’approvazione a inizio 2017 per consentire di utilizzare le uve della prossima vendemmia e produrre i primi 10-15 milioni di bottiglie. Di materia prima ce n’è in abbondanza. Sarà poi il mercato a dire se il Piemonte ha trovato un’alternativa al Prosecco.

Fonte: www.gazzettadasti.it/index.php/primo-piano/terre-vino-e-cucina/asti-marzagalli-entro-la-fine-dellanno-il-disciplinare-a-posto

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L’ASTI DOCG

Vino unico nel suo genere a Denominazione di Origine Controllata e Garantita (docg) l’Asti è lo spumante aromatico dolce per eccellenza. Lo contraddistinguono un aroma e sapore muschiati, di immediata fragranza e una equilibrata e naturale amabilità, abbinati a una moderata alcolicità. L’Asti docg ha caratteristiche eccezionali che lo distinguono e lo rendono unico e irripetibile al mondo. Il suo profumo è ricco e intenso con sensazioni che riportano ai fiori di acacia, al glicine e all’arancio, al miele di montagna con un sottofondo di spezie che rimanda a fiori di sambuco, di achillea, di bergamotto. Molti sono i fattori che concorrono a “costruire” l’unicità dell’Asti docg: il clima, la composizione del terreno, l’esposizione del vigneto, la sanità dell’uva, le tecniche di coltivazione e di raccolta, persino il vignaiolo che le pratica. C’è poi il fattore cantina in quanto vinificazione, trasformazione, ricerca, spumantizzazione e tecniche enologiche sono tra i motivi principali della forti connotazioni che rendono questo vino spumante unico al mondo.

Del resto l’Asti docg è l’orgoglio della viticoltura e dell’enologia Italiana. Favorito da un ambiente di origine particolare, è prodotto con tecniche scoperte e perfezionate proprio nella zona di produzione e che permettono al vino di conservare il caratteristico aroma dell’uva appena raccolta.Inoltre storia, tradizione, dedizione, geniale imprenditorialità, applicazione e ricerca continua hanno mantenuto l’Asti docg vino prezioso e ricercato, esaltandone le peculiari caratteristiche.Il segreto sta appunto nel mantenere fragrante e intatto l’aroma originale dei grappoli di moscato bianco, preservando un equilibrio di intensità dove la sensazione del dolce si sposa con la freschezza e l’intensità del gusto, condizionate, tuttavia, ad un moderato tasso alcolico, e esaltate dallo sviluppo della spuma, un fine e persistente perlage che vivacizza il vino rendendolo gradevole e di grande bevibilità. Un vero vino della gioia, dunque.

IL VITIGNO

L’Asti docg nasce esclusivamente dal vitigno moscato bianco, l’unico in grado di dare vita a uno spumante così delicato e intenso, fragrante e persistente. Le peculiarità di questo vitigno, da sempre ben conosciute in viticoltura, sono esaltate dalle caratteristiche climatiche e geologiche della zona di produzione. Dallo studio sulle interazioni vitigno/ambiente, infatti, è emerso che i migliori risultati in termini di componente aromatica varietale, di equilibrio acido e zuccherino e di gradevolezza, sono raggiunti soprattutto su terreni calcarei, come quelli dell’area dell’Asti, ed in ambienti con un microclima tipico delle zone collinari. Le preziose sostanze aromatiche (linalolo) che il moscato bianco produce nelle ultime settimane che precedono la vendemmia, raggiungono il massimo accumulo nell’acino proprio verso i primi giorni di settembre. In questo periodo iniziano le operazioni di raccolta dei grappoli. Operazioni che si compiono ancora oggi a mano e con l’attenzione di preservare l’integrità dei grappoli per trasferire intatto dall’uva al vino il patrimonio aromatico, vero elemento di tipicità dell’Asti docg.

LA PRODUZIONE

Tecnica di produzione, conoscenze enologiche e qualità dell’uva costituiscono il trittico da cui prende vita l’Asti docg. Oggi il procedimento di produzione dell’Asti docg è frutto delle tradizioni enologiche spumantiere piemontesi e dei più recenti studi in materia.

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IL MOSTO

Il moscato bianco, prodotto nei 52 comuni autorizzati, dopo la raccolta viene immediatamente inviato ai reparti di pigiatura e trasformato in mosto. L’uva è pigiata in modo “soffice” con presse adatte e il mosto così ottenuto è refrigerato a basse temperature allo scopo di evitare l’avvio di fermentazioni indesiderate e mantenuto in celle frigorifere fino all’avvio della fermentazione. Le aziende sono attrezzate secondo le più moderne tecnologie di produzione e nel rispetto delle caratteristiche della materia prima, garantiscono la massima espressione dei potenziali qualitativi dell’uva.

LA FERMENTAZIONE

Le successive fasi di elaborazione dell’Asti docg prevedono la fermentazione dei mosti conservati. Il mosto refrigerato viene portato a temperature prossime ai 20° C, innescando poi la fermentazione alcolica con lieviti selezionati dotati di caratteristiche peculiari. Quando il grado alcolico svolto raggiunge valori prossimi ai 5.5% si procede alla presa di spuma, momento in cui prende vita lo spumante. Al raggiungimento dei 7 gradi alcolici, previsti dal disciplinare, avrà una pressione di 5/ 6 bar e un consistente residuo zuccherino.

L’IMBOTTIGLIAMENTO

Dopo l’arresto della fermentazione attraverso la refrigerazione e gli interventi di rifinitura si procede all’imbottigliamento in condizioni di assoluta sterilità microbiologica, requisito necessario per una corretta conservazione degli spumanti dolci. L’Asti docg così prodotto racchiude in sé tutte le caratteristiche dell’uva moscato bianco con in aggiunta l’esuberanza e la vivacità dello spumante dolce.

ASTI DOCG, PRINCIPALI CARATTERISTICHE:

Riconoscimento docg: 1993
Vitigno: Moscato Bianco
Resa massima: 100 quintali di uva per ettaro
Colore: da paglierino a dorato assai tenue
Spuma: fine, persistente
Profumo: fragrante, floreale con sentori di tiglio e acacia
Sapore: delicatamente dolce, aromatico, equilibrato
Limpidezza: brillante
Gradazione minima complessiva: 12 gradi, con alcool svolto minimo 7

Fonte: disciplinare di produzione dell’Asti d.o.c.g. – www.astidocg.info/il-prodotto/   

 

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