Due obiettivi da nulla: combattere l’obesità e ripulire un’intera nazione, il Messico. Come? Trasformando il residuo acido dell’agave da cui si estrae la tequila, in una particolare farina ad alto contenuto di fibre. Nel tempo libero tra gli esami dell’università, chiaramente. Non è nemmeno una barzelletta: due studenti messicani sono a capo di un progetto che promette di rispettare il piano e cambiare le abitudini di una nazione.
CIBO FUNZIONALE PER COMBATTERE L’INQUINAMENTO – Denì Grisel Cruz e Rusty Ramìrez hanno deciso di cavalcare il boom di produzione di tequila e mezcal (o ne hanno troppo abusato?) che coinvolge il Messico da qualche anno, un’onda che già nel 2016 aveva generato un giro da 1.2 miliardi di dollari di export, e circa l’1.25% dell’intero PIL del paese. Anzi, paradossalmente il loro progetto Mayahuel (dal nome della divinità azteca che sedeva su una pianta di agave, appunto), svolto presso la Universidad Nacional Autonoma de Mexico, sfrutta il lato oscuro di questo motore economico: le quasi due milioni di tonnellate annue di residuo acido che deriva dalla lavorazione dell’agave. “Lo riconvertiremo in un cibo funzionale, invece di lasciarlo trasformarsi in una fonte di inquinamento”.
COME TI PRODUCO LA TEQUILA – Il procedimento di produzione della tequila è stabilito dal Consejo Regulador de Tequila. Comincia con l’eliminazione delle foglie dalla piante di agave, della quale è necessario soltanto il corpo che viene poi cotto a vapore tra le 12 e le 48 ore, a seconda del forno. In questo modo l’inulina contenuta nella pianta si converte in zuccheri come fruttosio e saccarosio. Il passo successivo è quello di un mulino con il quale i corpi cotti vengono macinati per separare la polpa dallo zucchero, che viene poi mescolato con altri come glucosio, zucchero di canna, melassa. La miscela viene poi fatta fermentare in tinozze di acciaio inossidabile, purché almeno il 51% sia composto da zucchero d’agave.
SPESA – La lista della spesa per il progetto è piuttosto fuori dall’ordinario, e i due studenti stanno cercando di finanziarsi tramite un annuncio per 35.000 dollari sulla piattaforma di crowdfunding Donadora: un polverizzatore e un disidratatore a energia solare, per convertire in polvere il residuo acido sia datato che fresco, quello a maggior tasso di contenuti nutritivi. Perché ce ne sono eccome: in particolare le fibre, il principale componente di questa farina speciale che ne deriverà, che contribuiscono a una sana sensazione di sazietà e all’assimilazione del calcio. Senza glutine, per non scontentare nessuno e soprattutto migliorare la qualità dell’alimentazione dei messicani, evitando per forza di cambiarne drasticamente le abitudini. Basti pensare all’estesa produzione di pane, pizza, tortillas, chips e simili che potrà essere effettuata con la nuova farina funzionale.
SOGNO SOSTENIBILE – Un’intuizione che potrebbe avere un impatto importante sul crescente mercato degli healty foods, oltre che direttamente sulla vita dei consumatori. Le previsioni parlano dell’ingresso sul mercato nei prossimi sei mesi, con un periodo di prova relativo alla sola Città del Messico, prima di espandersi nel resto nel paese. Secondo Denì e Rusty, inoltre, il residuo generato dalla produzione di tequila e mezcal sarebbe sufficiente a coprire un’area vasta il doppio di quella di Città del Messico (appena 1.485 km quadrati). E per quanto i produttori si preoccupino di stoccarli in sicurezza, gli acidi che ne derivano inquinano il suolo e lo rendono incoltivabile. I giovani avrebbero quindi pensato di bruciare direttamente il residuo come biocarburante, ma questo comporterebbe un importante emissione di CO2. “Vorremmo essere parte dello sviluppo sostenibile del Messico. La maggior parte dei nostri conterranei non ha idea dell’impatto che tequila e mezcal hanno sull’ambiente, e sta anche a noi fare un passo in avanti”.
Fonte: beveragedaily.com