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A.B.I. Professional al fianco dei diversamente abili. Merita sicuramente un approfondimento il curioso caso di Alberto Dal Prete, giovane barman che da bambino ha sofferto un’emiparesi del braccio e della gamba sinistra, ma che non ha mai e poi mai rinunciato a lavorare dietro al bancone. Diversamente abile nella vita, diversamente formid… abile con uno shaker in mano.

Tanta passione e voglia di emergere, ma anche tante porte chiuse malamente in faccia. Non certo, però, quella dell’Associazione Barmen Italiani, che pochi mesi fa lo ha accolto a braccia aperte offrendogli tutto il supporto necessario per non smettere di fare il mestiere dei suoi sogni. Una bella storia, tra mixology e disabilità, un unicum nella storia delle associazioni del settore, che Beverfood.com vi racconta proprio attraverso le parole del suo principale protagonista, intervistato durante il Concorso Nazionale di Gubbio dello scorso 31 marzo-2 aprile.

Dal Prete, innanzitutto quand’è che ha deciso di diventare un barman?
“La mia passione per il mondo del bar è nata quando ero piccolo. Mia mamma lavorava come barista e cameriera, mentre il mio patrigno come barman in strutture di lusso. Sono stati proprio loro a trasmettermi l’amore e la dedizione per questo meraviglioso mestiere, ho sempre avuto le idee chiare su cosa avrei voluto fare da grande”.

Ci racconta la sua esperienza lavorativa?
“Ho iniziato a lavorare molto presto, a 17 anni, seguendo al contempo dei corsi per acquisire le migliori tecniche. La mia prima avventura professionale è stata a Bardolino, in una discoteca, poi ho proseguito con tanti altri locali. Nei mesi scorsi invece, proprio grazie ad A.B.I. Professional, ho potuto svolgere la stagione estiva in un prestigioso hotel cinque stelle di Siena”.

Come si è sentito quando è arrivata la chiamata di A.B.I. Professional?
“Sono stato felicissimo e orgoglioso di farne parte. A.B.I. Professional è un’associazione fantastica, piena di barmen di livello e di grandi amici. Pensate che in questi mesi mi ha già aperto tante porte a livello professionale, facendomi sentire fin da subito al pari di tutti gli altri membri nonostante la mia parziale disabilità”.

Una disabilità che non le proibisce però di preparare cocktail deliziosi e strutturati.
“Troppo gentile (ride, ndr). A causa del mio problema ho dovuto fare un lunghissimo percorso tra vaccini e attività fisica che fortunatamente mi ha portato a recuperare il 98% della mobilità del braccio e della gamba sinistra. Non sono guarito del tutto, ma oggi posso utilizzare entrambe le parti del corpo senza troppe difficoltà. Anzi, se potessi, lavorerei anche 24 ore su 24 dietro al bancone… Per me fare il barman non è un lavoro, è un divertimento”.

La sua abnegazione è un’ispirazione per molti. Che consiglio vuole mandare a tanti ragazzi che, come lei, si sono ritrovati sul loro cammino degli ostacoli apparentemente insormontabili?
“Ho sempre sentito questa vocazione dentro di me e non ho mai smesso di credere di poter realizzare il mio sogno. A chi mi legge dico quindi di non fermarsi mai, sembra banale, ma è proprio così. Io sono andato a sbattere su tanti muri, ma questa è la mia passione e non voglio fermarmi. Spero che altre persone che hanno avuto le mie stesse difficoltà possano seguire il mio esempio e continuare a rincorrere i loro obiettivi, anche se la vita ha messo loro davanti degli ostacoli che sembrano difficili da superare. Non mollate mai ragazzi, abbattete le barriere sociali e date ogni giorno il 110%”.

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