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Il terroir di Montalcino è capace di attirare l’attenzione dell’enoturismo anche in un’annata particolare come quella attuale. Un fenomeno grazie alla doppia B di Bike e Brunello, con in testa al gruppo una cantina simbolo della zona come Ciacci Piccolomini d’Aragona. La cronaca della nostra visita in un sabato di metà ottobre parte con una giornata nebbiosa, durante il viaggio nella campagna senese purtroppo non si vede molto, ma appena entrati in paese il cielo come d’incanto si apre improvvisamente con una pennellata d’azzurro. Eccola la magia di Montalcino, una denominazione blasonata in tutto il mondo dei vini rossi d’autore dalla fine degli anni ’60, con radici ancor più indietro nella macchina del tempo.
UN PO’ DI STORIA Una Tenuta che affonda le origini fin dal secolo XVII, con un intrigo di legami fra storia nobiliare ed ecclesiastica tramandato ai giorni nostri grazie a un lascito. Il Palazzo del Vescovo ad opera Fabivs de’ Vecchis, Vescovo montalcinese e Abate dell’Abbazia di S. Antimo, alla sua morte è messo all’incanto insieme alle vaste proprietà agricole a seguito della legge italiana sui beni dell’Asse Ecclesiastico. Nel 1868 viene acquistato dalla contessa Eva Bernini Cerretani, che lo vende nel 1877 alla famiglia castelnuovese dei Ciacci, che in seguito al matrimonio avvenuto nella prima metà del ‘900 con il conte Alberto Piccolomini d’Aragona, discendente della stirpe di Enea Silvio Piccolomini meglio noto come Papa Pio II, e la signorina Elda Ciacci, trasformano il Palazzo del Vescovo in Palazzo Ciacci Piccolomini d’Aragona. Nel 1985 con l’estinguersi del casato, la proprietà è lasciata in eredità a Giuseppe Bianchini, già fattore della tenuta ormai da molti anni, con una filosofia produttiva nuova e all’avanguardia per quegli anni, incrementando produzione qualità dei vini e aprendo l’export dei prodotti nel mondo. Alla sua scomparsa nel 2004, il compito di continuare il suo lavoro ai figli Paolo e Lucia, mentre negli ultimi anni sono entrati in azienda anche i nipoti Alex ed Ester, la nostra guida d’eccezione.
MONTALCINO SUD EST Il territorio di Montalcino può essere suddiviso in quattro quadranti, la Tenuta Ciacci Piccolomini d’Aragona si trova in uno di quelli più fortunati, nel versante sud est nel comune di Montalcino. D’obbligo una visita nelle vicinanze alla famosissima abbazia romanica di S. Antimo risalente all’ XI° secolo, merita una tappa anche il borgo medioevale di Castelnuovo dell’Abate. Una vasta proprietà di 220 ettari, 55.5 dei quali dedicati ai vigneti e 40 agli oliveti, ne fanno una tra le big di Montalcino immersa nella classica campagna toscana con uno scenario da cartolina fra colline, pascoli e boschi con colori che d’autunno regalano una fotografia unica. Il Monte Amiata a dominare un paesaggio incantato tra il Poggio d’Arna ed il fiume Orcia che delimitano i confini, una quiete e una tranquillità di questi luoghi resa possibile solo grazie a un lavoro instancabile su un terreno sassoso e di medio impasto, vigne baciate dal sole con un’esposizione ideale che daranno al Brunello grande forza ed eleganza.
BRUNELLO BIKE Una delle nuove frontiere della Toscana e della zona di Montalcino in particolare è senza dubbio l’Enobike, con numeri esplosi letteralmente negli ultimi due anni. Si pedale tra dolci pendii in itinerari che chiamano alla scoperta su due ruote. Una passione forte per il ciclismo quella del patron Paolo Bianchini, un passato da corridore, un presente con un bellissimo museo della bici che si visita ancor prima di vigne e cantina. Cimeli che raccontano un legame ancora forte con i ciclisti, tra maglie di corridori importanti incorniciate appese ai muri e bici a penzoloni dal soffitto. Da queste strade bianche nel 2010 passò anche il giro d’Italia, con la cantina ilcinese a fare da sponsor, qui avrebbe dovuto arrivare anche Alex Zanardi con la sua hand-bike prima di quel bruttissimo incidente la scorsa estate. Una struttura completamente dedicata ai bike lovers, due passioni e un’unica esperienza. Non solo vino, ma con “BRUNELLO BIKE” la famiglia Bianchini ha dato vita all’associazione sportiva dilettantistica dell’azienda Ciacci Piccolomini d’Aragona. Lo scopo primario è fare beneficenza devolvendo l’acquisto delle maglie e i proventi della tessera annuale con cui si possono usufruire sconti sul vino e rimanere aggiornati su tutte le iniziative organizzate durante l’anno dedicate al ciclismo e al vino.
CANTINA MOLINELLO Un modello di cantina ipogea quella in località Molinello, una struttura completamente interrata studiata dal capostipite Giuseppe Bianchini per poter beneficiare di una temperatura ottimale e naturale per l’affinamento. Una superficie di 2500 metri quadrati, la costruzione alla fine degli anni ’90, diventando di fatto la struttura principale della Tenuta Ciacci Piccolomini d’Aragona, sede della produzione e di tutti i processi di vinificazione. Tecnologia enologica con fermentazione effettuata all’interno di vasche d’acciaio inox a temperatura controllata, ma anche un mix di modernità e tradizione con il legno a farla da padrone. Metodo tradizionale per il Brunello di Montalcino con botte grande, un vero gioiello immergendosi nella suggestiva bottaia, parola d’ordine rovere di Slavonia con un uso sapiente del legno in vari formati che partono dalle botti più piccole e arrivano sino ai 75 ettolitri. Qui riposa il vino atto a diventare il Brunello di Montalcino per lunghi anni, almeno cinque secondo il disciplinare, prima di essere messo in bottiglia in una linea completa di imbottigliamento ed etichettatura dove il livello di pulizia è maniacale, suggestiva all’esterno anche la presenza di cani lupo cecoslovacchi a fare da guardia.
ROSSO DI MONTALCINO E 385 La nostra degustazione di alcuni vini della cantina si apre con un piccolo assaggio dell’olio. Variante Frantonio, Moraiolo, Leccino e Olivastra, da qualche anno hanno messo sul mercato il Piccololio un mono cultivar di Frantoio ideale per il condimento a crudo. Prima una nota sulla vendemmia conclusa da poche settimane. “La 2020 sarà una buona annata a Montalcino, anche se dalla resa non eccezionale”– ci assicura la bravissima Ester Bianchini, che segue in azienda la parte commerciale e di relazioni con il pubblico. I frequenti sbalzi termici tra freddo e caldo durante l’annata hanno costretto a fare dei lavori extra per cercare di avere quei profili di eleganza e classe che troveremo nei vini. Si parte con il Rosso di Montalcino 2018, che rappresenta il marchio di fabbrica dell’azienda. Un vino bandiera, capace di fare da apripista nei mercati, con la sua facilità di beva che dopo un bicchiere di Sangiovese in purezza ne richiama un altro. Il Rosso di Montalcino Rossofonte 2018 è un vino con un po’ più di struttura con maggiore affinamento in botte e in bottiglia prima di essere messo sul mercato. Nato nel 2014 quando si aveva bisogno di più concentrazione è rimasto nella gamma dell’azienda. Colore con riflessi aranciati a testimoniare una maggiore evoluzione, in bocca maggiore struttura e persistenza. Il 385 Igt Toscana ci incuriosisce subito a partire dal nome. Un blend speciale, 60% di Sangiovese della Tenuta Ciacci Piccolomini d’Aragona, il restante uvaggio della Tenuta Fertuna di proprietà del Gruppo Meregalli, fra Merlot, Ciliegiolo e Syrah. Il nome dicevamo, 385 sono i metri sopra il livello del mare dove c’è la sede a Castelnuovo dell’Abate del palazzo Vescovile da cui tutto ha preso avvio. Esempio di un vino dell’amicizia che va oltre la semplice collaborazione fra produttore e distributore, un legame ventennale quello tra le famiglie Bianchini e Meregalli iniziato con Giuseppe Bianchini e Giuseppe Meregalli proseguito con le nuove generazioni, mettendo insieme la Toscana di Montalcino e la Maremma che guarda al mare. Risultato un vino morbido in bocca, una bella rotondità che ben si abbina anche a tavola, un vino gastronomico da proporre con primi piatti tipici toscani, ma anche con salumi, carni bianche e magari anche un pesce.
BRUNELLO DI MONTALCINO 2014-2015 Chiusura in grande stile del nostro tasting con sua maestà il Brunello di Montalcino. Un vino simbolo dell’enologia toscana e italiana, capace di conquistare l’olimpo del vino, una produzione a cui viene destinato circa un terzo delle 300.000 prodotte dalla cantina, con una quota importante che prende la via dell’export. Negli ultimi anni Ciacci Piccolomini ha ribilanciato il rapporto riposizionando in Europa circa il 40% delle vendite, con l’Italia a fare la sua parte grazie anche al rapporto ormai consolidato con Meregalli in grado di inserire il prodotto nelle migliori enoteche e nei ristoranti di un certo livello. Iniziamo con l’annata 2014, tanto bistrattata a Montalcino come nel resto del territorio italiano. A Ciacci Piccolomini d’Aragona hanno voluto farlo lo stesso il Brunello, con una grande attività di selezione delle uve che ha limitato in maniera considerevole la produzione. Nel bicchiere un vino dove le tonalità si fanno più scure e i riflessi aranciati, al naso complessità e ampiezza, sentori di terzierazzione per un vino che è già abbastanza pronto alla beva, un tannino più ruvido e meno elegante che potrà evolvere ancora forse senza arrivare ai venti/trent’anni ai quali siamo abituati. Il Brunello 2015 invece è il figlio modello, quel bravo ragazzo che ha tutte le caratteristiche per essere già apprezzato in gioventù ma che darà i suoi frutti migliori con la maturità, espressione del millesimo 2015 che è una di quelle annate dove è andato tutto bene e secondo gli esperti si potrà arrivare a grandissime evoluzioni. Da prendere e dimenticare in cantina e se ne riparlerà tra qualche anno attendendo ansimanti la magia dell’apertura di un Brunello di Montalcino.
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