Food economy, food innovation, food marketing: il cibo è di moda. E tutto ciò che è di moda oggi passa dal digital. Complice la crisi economica ma grazie soprattutto alla cultura eno-gastronomica italiana, blasonata ambasciatrice dell’Italia nel mondo – the last but not the least (of course) il riconoscimento all’Osteria Francescana di Massimo Bottura-, sono in tanti quelli che oggi puntano a trasformare la passione per il food in un mestiere. E lo fanno partendo da ciò che di più accessibile il nuovo millennio ci ha regalato: i social network. Proliferano così social eating, food blogger, food photographer, food hunter, comunicatori del food sempre “sul pezzo”, attenti ai nuovi brand e alle aperture di nuovi bar, bistrot, street-food e ristoranti, che talvolta devono il loro successo in gran parte alle recensioni di questi più che assidui frequentatori.
FOOD COMMUNICATION
Cibo e comunicazione vanno così di pari passo in quelle che diventano le professioni 2.0. Coloro che, invece, non si accontentano di qualche migliaia di followers o non sono dotati di un adeguato narcisismo, provano a fare seriamente. Non solo di rappresentazione e spettacolarizzazione del cibo si arricchiscono quindi i nuovi “mestieri del cibo”, perché accanto a guru dell’healty food e aitanti critici “gastrofighetti”, in questo odierno food scape, si trasformano le professioni del passato e prendono vita delle nuove figure professionali che reinventano i mestieri tradizionali. E così all’agricoltore va incontro la tecnologia e la professione diventa quella di ”agricoltore 2.0”: coltivare i campi con l’ausilio di sensori, internet e microchip attira anche i giovani, con competenze e titoli di studio più elevati rispetto ai loro nonni. Il gelataio diventa “agrigelataio”, accorciando la filiera di produzione dei suoi gelati con materie prime a Km 0. Il vecchio maitre è un nuovo professionista, conoscitore dei prodotti e delle preparazioni che vengono serviti nelle creazioni degli chef e ha gli strumenti per comunicarli agli ospiti, spesso anche in più lingue.
FOOD JOB
Chi è determinato a fare del food un mestiere, quindi, affianca alla giusta ambizione la – necessaria – formazione, con lo scopo di acquisire competenze tecniche, come quelle di cui necessariamente deve dotarsi un “assaggiatore di caffè”, simbolo del made in Italy, che può vantare un’associazione di riferimento (IIAC – Istituto internazionale assaggiatori caffè) che si occupa tra l’altro di formare i nuovi professionisti della degustazione. Con tanto di apposita tazzina dell’assaggiatore, messa a punto dall’IIAC per ottimizzare la valutazione dell’espresso. O il sommelier dell’olio, professionista sempre più diffuso in Italia, ma anche in Giappone e negli Stati Uniti. Nel nostro Paese l’Associazione di riferimento è l’AISO – Associazione Italiana Sommelier Olio, nata a Roma nel 2004 con il compito di formare dei veri e propri esperti della materia.
Prende piede anche il personal trainer dell’orto, figura imprenditoriale che offre la propria consulenza a cittadini che preferiscono, alla grande distribuzione, coltivare un orto a casa propria. Si può scegliere tra orto “a porter” (trés chic), orto verticale (che salvaguarda lo spazio), orto riciclato (scelta attenta all’ambiente), orto in terrazzo (per chi ne ha uno) e orto rialzato (per chi ha spazio a sufficienza e può permettersi di non sacrificare la schiena).
Competenze da sommelier, nonché da wine consultant, deve invece sicuramente possedere l’ambasciatore dello champagne, figura che si occupa di divulgare la cultura delle bollicine francesi nel mondo. La selezione curata dal Comitè du vin du Champagne è piuttosto inflessibile e, per la verità, per l’Italia, c’è solo una posizione aperta ogni anno.
L’indotto professionale che il “food” genera è in continua espansione. Il settore è in fermento e la ricerca dei talenti è aperta. Il futuro è già arrivato.
+INFO: cliclavoro.gov.it; food24