La situazione critica dell’economia ha inciso sull’andamento dei consumi di bibite rinfrescanti nell’ultimo triennio sul mercato italiano: il calo dei volumi ha interessato, anche se in misura diversa, tutti i canali di vendita. L’accentuarsi della crisi economica penalizza evidentemente i consumi di questi prodotti che sono vissuti dagli italiani con una connotazione più voluttuaria rispetto alle altre bevande di base (acque minerali). A fine 2012 i consumi complessivi di bibite rinfrescanti (gassate + lisce) potevano essere valutati complessivamente intorno ai 3.660 milioni di litri con un calo medio del 3,7% rispetto all’anno precedente. Il consumo pro-capite è ora sceso a ca. 61 litri/anno, un valore questo che pone il mercato italiano molto al disotto della media di consumo dei Paesi UE, indicata da Unesda/Canadean in ca. 96 litri/anno. Anche per l’esercizio 2013 le rilevazioni sul mercato italiano nella GDO, relativamente alla prima parte dell’anno, confermano un andamento dei consumi in quantità complessivamente negativo.
BIBITE GASSATE O CARBONATE (dette anche più semplicemente “sode”): questo è il comparto più in sofferenza, anche se rappresenta la parte storicamente più consolidata e prevalente del mercato delle bibite, con un consumo complessivo stimabile in ca. 2.870 milioni di litri per il 2012 ed un pro-capite di ca. 48 litri/anno, largamente inferiore alla media europea. Nel comparto delle sode si conferma il primato delle cole che rappresentano oltre 50% del totale volumi della categoria; le cole hanno contenuto le perdite di volume rispetto alle altre bibite e sono in grado di esprimere i migliori prezzi di realizzo €/litro. Il secondo segmento più importante a volume nel comparto delle bibite gassate è rappresentato dalle aranciate che nelle varie versioni (dolce, amara, rossa e senza zucchero) vale poco meno del 20% del totale sode. Seguono le bibite lemon-lime e gassose al limone (9%), i chinotti (3% del totale volumi) e poi gli altri gusti. Aperitivi e toniche nell’assieme contano il 3,5% a volume, ma quasi il doppio a valore. C’è stato negli ultimi anni un notevole attivismo da parte dell’industria in termini di offerta di bibite gassate senza zuccheri: oltre alle cole, anche per le altre principali bibite gassate (aranciate, lemon lime, chinotti, limonate) sono ormai disponibili le versioni senza zucchero da parte dei più importanti produttori italiani. Per le cole, in particolare, i tipi senza zucchero rappresentano ormai il 15% circa della totale categoria di riferimento, mentre per l’intero comparto delle sode si stima che le versioni senza zucchero possano aver già raggiunto il 6% del totale volumi. Il filone del “senza zucchero” rappresenta per il momento l’unico vero fronte innovativo in questo comparto, anche se nei primi mesi del 2013, il mercato ha espresso diverse novità gustative.
BIBITE PIATTE (tè freddo, caffè freddo, latte di mandorla, ….): questo segmento mostrato un trend più resistente rispetto alle altre bibite. Per il 2012 il volume complessivo di questa categoria è stimabile intorno ai 670 milioni di litri con un diminuizione marginale rispetto al 2011. Il tè freddo è il prodotto di base di questa categoria; con un pro-capite di ca.10 litri/anno, il tè freddo rappresenta ora in Italia la seconda bibita più consumata dagli italiani dopo la cola. Gli italiani hanno del tè freddo una immagine di bevanda rinfrescante naturale. La ripartizione dei consumi fra i vari segmenti del tè freddo è indicativamente la seguente: 87% tè normale (aromatizzato alla frutta e thè verde), 7% the freddo light e 6% the freddo deteinato. Oltre ai tradizionali gusti fruttati (50% limone, 40% pesca), si sta ben affermando anche il tè verde che ha ormai raggiunto ca. il 10% dei volumi totali. Il segmento del caffè freddo RTD, rimane ancora del tutto trascurabile nel nostro paese, mentre è invece di grande rilievo in alcuni mercati(es. Giappone e USA) Le altre tipologie di bibite piatte, rappresentano solo delle piccole nicchie di mercato.
BIBITE FUNZIONALI: le bevande isotoniche (sport drink) continuano ad accusare una perdita di volumi che comunque dovrebbero collocarsi intorno ai 70 milioni di litri, mentre gli Energy drink continuano a godere di un trend positivo dei consumi che dovrebbero aver ormai raggiunto la soglia dei 50 milioni di litri. Gli Energy drink stanno estendendo sempre più il consumo anche in occasione di eventi e pratiche sportive e quindi su questo fronte si pongono in competizione con gli sport drink. Complessivamente la categoria degli Sport e Energy drink si mantiene intorno ai 120 milioni di litri con un consumo pro-capite di ca. due litri/anni. In termini di volumi il settore degli Sport Drink ed Energy Drink rappresenta una quota solo del 3,3% del totale volumi bibite analcoliche, ma il suo peso a valore è pari a ca. l’8% del totale bibite, grazie al fatto che su questo tipo di bevande si riescono a realizzare dei prezzi molto più alti rispetto a quello delle altre bibite.
A cura di Marco Emanuele Muraca
Per una più ampia trattazione del mercato delle bibite analcoliche in Italia si rimanda al nuovo annuario settoriale BEVITALIA 2013-14 della beverfood.com edizioni www.beverfood.com