Servizio a cura di
Marco Muraca
Pubblicato su
INFOBIRRA 2009-10
Beverfood srl Milano
www.beverfood.com
SOMMARIO: Già negli anni ’80 alcuni isolati pionieri avevano cominciato a sperimentare anche in Italia piccoli impianti di produzione di birra artigianale cruda, talvolta erogata direttamente nel locale di produzione (brew pub). Il fenomeno prese piede in modo più organico negli anni ’90, grazie ad un’offerta più visibile e qualificata di proposte tecniche, ad una maggiore semplificazione normativa e ad una evoluzione più qualitativa dei consumi e dei consumatori.Nel 2000 l’Annuario della Birra Beverfood fece, per la prima volta, il censimento delle unità produttive artigianali e segnalò 65 unità attive su tutto il territorio nazionale, di cui 46 nell’Italia del Nord e 19 nel Centro-Sud Italia. Successivamente il fenomeno è letteralmente esploso. Infatti nei primi 8 anni del 2000 il numero delle unità produttive di birra artigianale (micro birrifici e brewpub) in Italia si è più che quadruplicato. Secondo l’ultima indagine Beverfood (primavera 2009). il numero totale di microbirrifici e brew-pub operanti sul nostro territorio ha ormai raggiunto le 279 unità, presenti su tutte le regioni italiane. – Ripartizione dei micorbirrifici e brew pub – -Tipologie prodotti – La commercializzazione della birra artigianale – I riferimenti associativi
Riferimento temporale: luglio 2009
Facendo riferimento ad un’ipotesi cautelativa di 600 hl anni di media produttiva, la produzione totale di birra artigianale può essere stimata sull’ordine dei 160.000 hl anno, pari allo 0,9% del totale volumi di birra consumati globalmente sul nostro mercato. L’incidenza a valore è più che doppia, dal momento che le birre artigianali, in quanto vissute come specialità, riescono a spuntare prezzi medi di vendita al trade e al pubblico molto più elevati delle birre industriali.
Ripartizione dei micorbirrifici e brew pub
La tavola allegata riassume per ogni regione l’entità del numero microbirrifici e brew-pub negli ultimi 6 anni. Il Nord Italia assorbe circa due terzi del totale unità produttive, di cui 95 nel Nord Ovest (pari al 34% del totale) e 84 (30%) nel Nord Est. Queste sono anche le aree dove per prima si sono diffuse le produzioni artigianali, sostenute anche da un diffuso fenomeno degli home-brewers (gli appassionati che si fanno la birra in casa).
Ma la birra artigianale si è ben affermata anche nel Centro-Sud, dove attualmente operano, tra microbirrifici e brew pub, circa 100 unità produttive (erano appena 19 nel 2000). La regione che ha in assoluto il maggior numero di unità produttive è la Lombardia (ben 45 unità), seguita dal Piemonte (36 unità). Nel Centro-Sud la regione che ha preso la leadership è indubbiamente la Toscana, che oggi vanta 21 tra microbirrifici e brew-pub (all’inizio del 2000 i microbirrifici toscani erano quasi del tutto inesistenti).
Ma la regione che vanta più unità produttive in rapporto alla popolazione è il Friuli Venezia Giulia , con 21 unita, su una popolazione di 1,2 milioni di abitanti (1/57.000 ab., contro una media Italia di 1/215.000 ab.). Molto in ritardo sono invece il Lazio e la Sicilia, rispettivamente con 7 e 5 unità produttive. La Sicilia è stata una delle prime regioni del sud a muoversi nella produzione di birra artigianale, ma è anche vero che ha sofferto una notevole mortalità di opifici.
Tipologie prodotti
La birra artigianale punta a conquistare la categoria dei consumatori più esigenti (in grado di apprezzare la qualità distintiva di questi prodotti) e quelli più desiderosi di provare nuove esperienze gustative. Ma quali sono i prodotti su cui puntano gli operatori artigianali? Intanto non si può prescindere dalla realtà più generale del mercato che vede il consumatore italiano orientato prevalentemente verso le bionde a bassa fermentazione ed a contenuta alcolicità.
Ed in effetti quasi tutti i microbirrifici e brewpub hanno in assortimento almeno una lager chiara o una pils, ovviamente con una qualità più fresca in quanto non pastorizzata. Ma è sorprendente vedere come il maggior numero di proposte si articoli nell’ambito delle lager speciali (rosse, scure e strong), con una buona numerosità anche di prodotti ad alta fermentazione (ale e stout di vario tipo,) e birre di frumento di vario stile. Alcuni produttori, inoltre, preparano delle birre stagionali e per particolari occasioni (es. Natale).
Ma il fatto più interessante è la capacità di molti birrai artigianali di saper re-interpretare in maniera distintiva e originale le classiche tipologie, dando vita a ricettazioni inedite e fantasiose, alcune delle quali sono diventate famose non solo in Italia ma anche all’estero. In quest’ambito vanno segnalati alcuni filoni ricettistici di gran successo, come le birre alle castagne, le birre con cereali diversi dall’orzo e frumento, le birre al miele, alla frutta e alle spezie e, addirittura, alcune birre legate al mondo del vino.
In tal senso si potrebbe quasi parlare di una “scuola italiana della birra” che, pur recependo le importanti tradizioni dei grandi paesi brassicoli europei, sappia darne un’interpretazione dinamica e originale, facendo leva sulla grande fantasia che caratterizza l’artigianato gastronomico italiano, in coerenza con i gusti e le caratteristiche del nostro paese. Naturalmente le numerose gare e manifestazioni italiane ed estere a cui partecipano molti dei nostri microbirrifici sono una importante occasione per confrontarsi, verificare immediatamente l’accettazione e i giudizi dei consumatori e stimolare l’innovazione.
La commercializzazione della birra artigianale
Gli operatori del settore sono molto attratti dalle problematiche tecnico-produttive e qualitative dei prodotti, ma il settore ha bisogno, per svilupparsi più rapidamente, anche di una grande spinta a “marketizzare” il prodotto per conquistare un pubblico crescente di acquirenti e consumatori.
La birra artigianale viene collocata sul mercato con due differenti modalità:
-vendita e somministrazione diretta al pubblico, all’interno degli stessi locali di produzione (modello brewpub)
-vendita ad altri operatori commerciali (punti di vendita del dettaglio, locali di somministrazione, eventualmente con distribuzione a mezzo ingrosso bevande)
Negli anni ’90 prevaleva nettamente il modello brew-pub ma poi si è sviluppato un interesse crescente verso il modello dei microbirrifici. In realtà tutti i produttori artigianali sognano di potere avere successo con i propri prodotti e, in tal caso, sarebbero disponibili a metterli a disposizione di altri locali e operatori della distribuzione.
Oltre alla distribuzione diretta dei microbirrifici su locali di somministrazione e ristorazione in zone limitrofe alla fabbrica, si sono sviluppate negli ultimi tempi anche le vendite al pubblico tramite il canale delle birroteche e beershop, che agli inizi degli anni ’0 sembravano quasi del tutto scomparse e che vivono ora una specie di risorgimento, grazie proprio ai prodotti artigianali e alle altre birre specialità, per un consumo da intenditori
Le birre artigianali cominciano ora ad essere distribuite anche da alcune grandi organizzazioni distributive specializzate, come Interbrau, Eursoga e Turatello ed inoltre cominciano a vedersi sugli scaffali di alcuni supermercati e ipermercati. Intanto sono nate anche alcune catene di brew-pub, che sotto una stessa insegna ed una offerta birre & food standard esercitano in diverse zone del paese. I casi più consolidati sono i brew pub a insegna BEFeD (già attivati 9 locali) e quelli a insegna HOP! (locali attivati in Lombardia, Romagna e Marche).
I riferimenti associativi
Tutto il settore va comunque organizzandosi. Già a fine anni’ 90 era stata costituita un’apposita associazione di categoria (“Unionbirrai”) con lo scopo di promuovere la qualità e l’immagine della produzione artigianale della birra e stimolare la crescita professionale dei produttori: microbirrifici, brew-pub e home-brewers. Anche Assobirra, la tradizionale associazione confindustriale che storicamente ha rappresentato gli industriali della birra, ha allargato i suoi interessi al settore artigianale e, di recente, alcune microbirrerie laziali hanno scelto di aderire proprio ad Assobirra. Sia Unionbirrai che Assobirra promuovono la formazione professionale di mastri birrai e tecnici della birra con corsi realizzati in collaborazione con i dipartimenti specializzati di alcune università, oltre che con la collaborazione di tecnici birrai di grande esperienza.
Lo scorso anno, inoltre, su iniziativa di Teo Musso (Microbirrificio Le Baladin) è nato il consorzio COBIR che intende promuovere un marchio identificativo delle birre artigianali italiane di qualità. Recentemente, infine, è stato costituito il movimento birra (MOBI), una associazione indipendente promossa da Lorenzo Dabove (Kuaska) con l’obiettivo di rappresentare in modo del tutto indipendente gli interessi e le aspettative dei consumatori di birre di qualità.