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Un evento fisico dopo un anno e mezzo di isolamento, ripartire in presenza con un valore simbolico, una spinta per aiutare a immaginare un futuro più tranquillo. Da Bormio dove è in corso il Forum Food&Beverage organizzato da The European House – Ambrosetti insieme a numerosi partner, si traccia lo scenario del settore agroalimentare alle prese con la ripresa. Nel corso della due giorni valtellinese è stata presentata la 5^ edizione del Rapporto denominato “La Roadmap del futuro per il Food&Beverage”.

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Una strada da seguire in salita, tra la corsa dell’export ostacolata dall’incognita Brexit, l’occasione del Recovery e del grande piano europeo Farm to Fork, un quadro fatto di sfide disegnato dal gotha dell’industria agroalimentare italiana riunito a Bormio il 4 e 5 giugno. “E’ un incontro phigital secondo i protocolli previsti, nella forma ibrida con una presenza fisica e da remoto. Un ringraziamento al presidente della Provincia di Sondrio Elio Moretti che ha deciso di ospitare a Bormio quella che è una Cernobbio del food&beverage del paese- spiega Valerio De Molli Ceo e Managing Partner The European House – Ambrosetti un percorso di qualità che guarda ai contenuti, un viaggio che non ha soluzione di continuità che parte da lontano, dal lavoro della community Food&Beverage di Ambrosetti che ha coinvolto molte aziende del settore con cui ci siamo interrogati sullo scenario futuro”.

SISTEMA PAESE Nel rapporto di Ambrosetti vengono snocciolati alcuni numeri del settore agroalimentare davvero impressionanti. Un comparto vitale per l’Italia, un asset fondamentale per la competitività del sistema-Paese: 208 miliardi di Euro di fatturato realizzato dalle imprese agroalimentari, oltre 1,4 milioni di occupati coinvolti in 1,2 milioni di imprese. Nel suo complesso il settore ha generato nell’ultimo anno 214,1 miliardi di Euro di consumi da parte delle famiglie italiane, in calo del 10,8% rispetto al 2019 a causa delle forti restrizioni alle attività commerciali che hanno colpito il fuori casa, interrompendo il trend di crescita degli ultimi anni. Un settore capace di generare oltre 64 miliardi di euro di valore aggiunto, tre volte rispetto all’automotive di Francia e Spagna e più del doppio della somma dell’aerospazio di Francia, Germania e Regno Unito.  Un comparto che vale tre volte il sistema del fashion e del design nostrano, due alfieri del made in Italy, ma soprattutto un settore che ha saputo reggere meglio di chiunque altro il duro impatto della pandemia, riportando nel difficile 2020 una flessione tutto sommato contenuta nel valore aggiunto (-1,8%). Il Food&Beverage si è dimostrato il più resiliente alla crisi COVID-19 tra tutti i settori della manifattura italiana in termini di valore aggiunto, con una contrazione pari a -1,8% nel 2020 rispetto all’anno precedente, rispetto al -23,1% dell’Abbigliamento, al -15,3% dell’Automazione e al -9,7% dell’Arredamento. Aspettative alte sul Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (Pnrr), che prevede lo stanziamento di 5,46 miliardi di euro destinati allo sviluppo di una filiera agroalimentare sostenibile e di progetti di economia circolare, tanti soldi che dovranno essere impiegati per finanziare progetti che ruoteranno su diversi ambiti, dalla logistica ai contratti di filiera, dall’innovazione e meccanizzazione fino all’implementazione su vasta scala di pannelli fotovoltaici. Le aziende hanno sottolineato l’importanza di puntare su prodotti per i quali tracciabilità, sicurezza, sostenibilità e diete sane sono i cardini di una strategia vincente.

IMPATTI DEL COVID Una rivoluzione nella struttura del comparto agroalimentare che ha visto l’impatto del Covid specie nelle variazioni dei canali, con i consumi fuori casa che sono precipitati a vent’anni fa, la crescita dell’e-commerce e degli acquisti in Gdo. Lo studio ha mostrato che il Covid nel 2020 non si è fatto sentire negativamente sul fatturato di ben sette aziende su dieci, che hanno dimostrato di avere registrato un aumento del proprio giro di affari mentre oltre la metà ha mostrato ottimismo dichiarandosi fiducioso sulla possibilità di crescere anche nel 2021. I dati hanno poi evidenziato come la situazione a livello di canale sia profondamente cambiata: se la GDO ha segnato un rialzo del 2,2%, l’Horeca al contrario ha subito una pesante contrazione pari al 36,5%, tornando ai livelli del 2002. Da segnalare poi la rinata vitalità dei negozi di prossimità, che hanno usufruito dei vari lockdown per riposizionarsi e incrementare la propria quota di mercato al 18,9%. Sul fronte e-commerce, lo scorso anno le vendite sul web del settore food&grocery hanno contato solo per l’1,7% del totale acquisti, ma con una crescita nel 2020 del 56%. Complice le chiusure degli esercenti del fuori casa, il food delivery ha generato un valore pari a 706 milioni di euro, con l’obiettivo quest’anno di compiere un ennesimo balzo in avanti e registrare un giro di affari di 1 miliardo di euro. Da notare che il servizio di delivery ha raggiunto il 100% nei Comuni con almeno 50 mila abitanti e che i pagamenti sette volte su dieci sono stati effettuati con modalità cashless.

Valerio De Molli Ceo e Managing Partner The European House – Ambrosetti

EXPORT E BREXIT “Se solo vendessimo 4 euro di agrifood a ogni cinese avremmo un grande slancio in un grande mercato inesplorato come quello cinese”. La battura di Valerio De Molli fa riflettere sul piano del potenziale, in un mercato strategico come quello cinese che non vede ancora tra i primi dieci destinatari di prodotti agroalimentari italiani, rispetto a quanto accade ad altri competitors dove il Dragone è tra i principali approdi a livello internazionale. In un quadro export sostanzialmente positivo il Rapporto ha evidenziato l’attenzione sul gap che l’Italia sconta come export nei confronti di altri paesi europei. Nonostante il Bel Paese nel decennio 2010-2020 sia cresciuto a valore più degli altri, segnando un incremento medio annuale del 5,2%, l’incidenza delle vendite fuori confine del settore agroalimentare ha inciso nel 2020 solo per l’11% sul dato totale, contro il 20% della Spagna e il 15% della Francia. Focus sull’Italian Sounding, con una stima del valore di 100 miliardi di euro, un aspetto delicato quello della vendita di prodotti nostrani all’estero, necessario trovare un rimedio e investire con azioni concrete e risolutorie. Nella classifica delle contraffazioni alimentari in testa Parmigiano Reggiano, seguito da Mozzarella di Bufala e dalle bollicine di Prosecco. Una potenza culturale della cucina italiana che secondo l’analisi del rapporto di Ambrosetti si evince anche dalla ricerca del numero di ristoranti italiani presenti in alcune capitali europee nelle grandi capitali dove si fondano le opinioni, con una dinamica relativa in crescita che vede di riflesso l’Italia come destinazione eno-gastronomica al primo posto. Nel Rapporto analizzata anche l’incognita Brexit, con una quota del 12% sul totale, il Regno Unito è il quarto mercato per l’export di prodotti alimentari italiani. I primi dati sono però preoccupanti dopo la Brexit sancita alla fine del 2020, nel mese di gennaio e di febbraio 2021 le esportazioni sono risultate in calo del 15% rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente, un tema che deve essere gestito.

RIPARTENZA E M&A Con l’obiettivo di approfondire l’impatto del Covid-19 e delineare le linee guida per una ripartenza post-pandemica, Ambrosetti ha condotto una survey online diretta ai vertici manageriali e imprenditoriali di una selezione di imprese, un insieme campione significativo che in forma aggregata fattura 20 miliardi di euro all’anno. Dalla ricerca sono emersi indicatori strategici sul futuro del comparto agroalimentare, nonché un sentiment che lascia ben sperare se si guarda avanti. Le 8 regole per aumentare la competitività del settore secondo The European House – Ambrosetti di cui si è discusso nel corso della prima giornata del Forum di Bormio sono sburocratizzare per sbloccare investimenti, rafforzare la dimensione media delle imprese per renderle più competitive a livello internazionale, valorizzare le filiere nazionali e locali per dare più valore al Made in Italy, combattere l’Italian Sounding e promuovere le eccellenze nazionali, creare un ‘sistema Italia’ per gestire i regolamenti UE che potrebbero risultare penalizzanti, maggiore collaborazione con i retailer per favorire managerializzazione e più efficaci strategie di branding, adottare politiche di sostegno per rilanciare l’Horeca e finanziare campagne di sensibilizzazione a favore di stili di vita corretti grazie a sport e sana alimentazione. C’è anche una frammentazione delle aziende del F&B, composto per l’89,5% da imprese che generano un fatturato annuale inferiore ai 10 milioni di euro e contribuiscono ai ricavi per una quota del 15,2%, a differenza delle grandi imprese (con un giro di affari superiore ai 50 milioni di euro) che, pur essendo solo il 2,6% delle realtà complessive, contribuiscono da sole a generare circa il 60% dei ricavi totali del settore. La dimensione ridotta, sostiene lo studio, ritarda e crea più resistenze a investire. Secondo il rapporto è evidente che la capacità di produrre reddito cresce a crescere dimensione, così come la solidità patrimoniale e la propensione a investire. “Piccolo non è per niente bello, ma è fragile e richiama rischi competitivi, se riuscissimo a consolidare di più faremo grandi numeri- continua De Molli- sul piano delle operazioni di M&A qualcosa si è mosso ma siamo ancora distanti da paesi come Germania e Francia dove il valore delle operazioni di consolidamento è più alto come il numero di grandi imprese”.

Bagni Nuovi di Bormio, sede del Forum Food&Beverage Ambrosetti

MODELLO VALTELLINA La scelta della sede del Forum non è stata casuale, ma è stata individuata la Valtellina perché è un territorio ricco di eccellenze agroalimentare, in un contesto strategico dove le aziende del territorio della provincia di Sondrio hanno fatto del legame virtuoso tra ambiente, enogastronomia e turismo il fattore chiave di crescita “felice” e che si candida a diventare un modello per l’agroalimentare italiano di domani. Un angolo della Lombardia, famoso per le sue montagne e i suoi gioielli turistici, che ospiterà alcune tra le più importanti gare delle prossime Olimpiadi invernali del 2026. Un territorio unico, qui si trova qui la più vasta area terrazzata d’Italia, che produce ben 42 prodotti a denominazione territoriale , la prima provincia della Lombardia, dalla Bresaola della Valtellina IGP (80% di tutta la bresaola nazionale), al Casera DOP, dal Bitto DOP ai Pizzoccheri IGP, dai vini DOCG alle mele IGP. Il settore agroalimentare in provincia di Sondrio, “capoluogo” della Valtellina, genera infatti un valore rilevante sul territorio, con un’incidenza superiore alla media nazionale e di altre regioni italiane. Positivo anche l’andamento dell’export che, lo scorso anno, ha generato un giro di affari di 96,3 milioni di euro, di cui 89,8 milioni di euro ottenuto attraverso il commercio di prodotti F&B, nonostante il Covid. Sul fronte del turismo, facendo leva su un’offerta in continua evoluzione, capace di intercettare molteplici esigenze. Basti pensare che nel triennio 2017-2019 le presenze turistiche hanno avuto un exploit di oltre il 30% (1° provincia del Centro-Nord Italia per crescita), contro una media nazionale del +3,8%.

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SPORT, SALUTE E SOSTENIBILITA’ Nel rapporto spazio anche al rapporto tra salute e cibo, con una sessione dedicata il 5 giugno con la partecipazione del nutrizionista Giorgio Calabrese. I dati vedono il nostro Paese in una dimensione sulla quale bisogna intervenire per migliorare alcune dinamiche critiche. Un italiano su tre conduce una vita sedentaria, mentre il 45,5% risulta sovrappeso, con una quota di bambini delle scuole primarie, pari al 29,7%, risultata in condizione di eccesso ponderale (il 9,4% è obeso). Consapevolezza ma anche necessità di mettere in pratica le indicazioni e dare il buon esempio, il Forum Ambrosetti si chiuderà domenica 6 giugno, con una gara ciclistica non competitiva che attraverserà luoghi suggestivi intorno a Bormio, sfidando i campioni delle due ruote Ivan Basso e Alberto Contador che intervengono sabato anche al Forum con la loro testimonianza insieme a Francesco Gavazzi e Deborah Compagnoni, ex campionessa di sci e Ambassador dell’Olimpiade Milano- Cortina 2026. Salute che fa rima con sostenibilità e sicurezza alimentare, due pilastri del progetto europeo Farm To Fork, il 76,5% delle aziende intervistate nella survey condotta da Ambrosetti ha riconosciuto che questa strategia servirà a rendere le filiere agroalimentari più resilienti e sostenibili. L’Italia è tra i top 5 Paesi UE per il raggiungimento, entro il 2030, di una quota pari al 25% dell’intera superficie agricola da dedicare completamente alla coltivazione biologica (oggi al 15,2%).

INFO: www.ambrosetti.eu/Forum-food-2021/

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