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Se l’annata 2017 è stata tra le più scarse degli ultimi cinquant’anni, dove gli eventi climatici si sono accaniti con un’inusuale ed eccezionale portata, quest’anno siamo tornati ai valori medi riferiti ad annate di piena produzione. Anche il periodo della raccolta risulta nella norma, con circa 7/15 giorni di ritardo rispetto allo scorso anno. Ciò che però ha caratterizzato questa inusuale annata sono state le punte di caldo alternate a forti precipitazioni che hanno creato un’elevata umidità.

 

Andamento climatico. In generale in tutt’Italia, dopo un mese di gennaio mite e poco piovoso, a partire da febbraio si sono registrare precipitazioni anche di molto superiori alla norma che hanno contribuito a riequilibrare le riserve idriche del terreno, dopo la siccità dello scorso anno. L’inizio di marzo è stato caratterizzato da aria gelida che ha portato abbondati nevicate anche in pianura. Aprile invece è risultato siccitoso e molto caldo con temperature massime tra le più elevate degli ultimi decenni. Anche nei mesi di maggio e giugno i valori termici e le precipitazioni sono state superiori alla media del periodo. Tutto ciò ha creato una notevole umidità che ha favorito, in particolare, gli attacchi di peronospora e di oidio che hanno impegnato seriamente i viticoltori con diversi trattamenti.

I mesi di luglio e agosto sono stati caratterizzati da tempo instabile con picchi di temperature al di sopra della media, interrotte da perturbazioni temporalesche e qualche grandinata. Eventi comunque circoscritti a specifiche aree, dove si rilevano abbattimenti quantitativi. Il ciclo vegetativo della vite, che inizialmente registrava un ritardo di alcuni giorni, è rientrato nella norma grazie al caldo di aprile, tanto che le fasi fenologiche (germogliamento, fioritura e allegagione) hanno avuto un andamento regolare, producendo pertanto un elevato numero di grappoli con un peso decisamente superiore rispetto allo scorso anno, dovuto all’ingrossamento degli acini.

In alcune aree del Centro Sud la situazione nel mese di agosto è stata caratterizzata da precipitazioni abbondanti e continue. In diversi areali violenti temporali e bombe d’acqua hanno provocato defogliazioni e lacerazioni sviluppando marciume acido e botrite. Da rilevare, in particolare nel sud della Puglia e nella Sicilia occidentale, l’assenza di venti caldi e la presenza di precipitazioni continue, che ha determinato un notevole ristagno di umidità, con conseguente incremento delle malattie fungine. Fortunatamente, come detto, la situazione è circoscritta e, nel complesso, molte zone sono state favorite da migliori condizioni meteo e quindi possono ottenere ottimi prodotti.

 

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Il 31 agosto è stato raccolto circa il 15% dell’uva. La prima regione a staccare i grappoli è stata la Sicilia nell’ultima settimana di luglio, seguita dalla Puglia e dalla Lombardia (Franciacorta) nella prima decade di agosto, mese in cui, nella maggior parte delle regioni italiane, sono avvenute le operazioni di raccolta per le varietà precoci (Chardonnay, Pinot, Sauvignon). In tutta la penisola si riscontra un ritardo dell’inizio delle operazioni vendemmiali che varia dai 7 ai 10 giorni rispetto allo scorso anno, ma in linea rispetto ad un’annata normale. Il pieno della raccolta, in tutt’Italia, avverrà tra la seconda decade di settembre e la prima di ottobre, per concludersi verso la fine dello stesso mese con i conferimenti degli ultimi grappoli di Nebbiolo in Valtellina, di Cabernet in Alto Adige, di Aglianico del Taurasi in Campania e dei vitigni autoctoni sulle pendici dell’Etna.

2018: produzione abbondante. Le prime previsioni di Assoenologi indicano una produzione di vino e mosto superiore di circa 10 milioni di ettolitri rispetto al 2017. Tutte le regioni italiane evidenziano consistenti incrementi produttivi con punte anche del 30/35% soprattutto nel centro Italia, la cui produzione lo scorso anno era stata però falcidiata dalla siccità. Con 55,8 milioni di ettolitri il 2018 si colloca al secondo posto nella produzione degli ultimi vent’anni. Bisogna infatti risalire al 1999 per riscontrare un quantitativo maggiore (58,1 milioni di HL).

L’elaborazione di Assoenologi fa infatti ipotizzare che la produzione di uva possa oscillare fra i 76 e i 78 milioni di quintali che, applicando il coefficiente di trasformazione del 73%, danno tra i 55 e i 57 milioni di ettolitri di vino, un quantitativo superiore del 21% rispetto a quello dello scorso anno (46,1 milioni di ettolitri di vino – dato Istat) e del 16% se riferito alla media quinquennale (2013/2017).

Le stime quantitative sono riferite alla situazione riscontrata dai colleghi enologi delle 17 Sedi periferiche dell’Assoenologi tra la seconda e la terza settimana di agosto, vale a dire quando la quasi totalità dell’uva era ancora sulle piante. Se i mesi di settembre e ottobre decorreranno positivamente, soprattutto nell’Italia centro meridionale, le stime qui riportate potranno essere confermate.

La Puglia, in base alle prime stime di Assoenologi, diventa la regione più produttiva. La Puglia con 11,9 milioni di ettolitri, dopo diversi anni, ritorna al primo posto nella classifica delle regioni più produttive, seguita dal Veneto (10,3), dall’Emilia Romagna (7,8) e dalla Sicilia (5,8). Queste quatto regioni insieme nel 2018 produrranno circa 36 milioni di ettolitri, ossia circa il 65% di tutto il vino italiano.

 

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Qualità eterogenea in tutt’Italia soprattutto al centro-sud. L’andamento climatico prima descritto ha messo a dura prova l’opera dei viticoltori, che hanno dovuto effettuare molti trattamenti per mantenere la sanità delle uve. Di conseguenza, al nord la qualità risulta più che buona, con diverse punte di ottimo alcune di eccellente. I primi dati analitici indicano acidità inferiore alla norma, tipiche di condizioni climatiche variabili. Per quanto concerne i vini bianchi ottenuti dalle prime uve vendemmiate, si riscontra un buon quadro aromatico e un’interessante intensità.

È chiaro che in un’annata come questa, dove la pressione delle malattie fungine è stata maggiore rispetto alla norma, l’opera dell’enologo, attraverso le proprie competenze ed esperienze, risulta determinante e fondamentale per il livello qualitativo dei futuri vini. A seguire,  viene riprodotta la tabella riassuntiva sulla situazione al 31 agosto 2018, regione per regione, sulla produzione di mosti e vini. Successivamente vengono illustrate le previsioni riferite alle principali regioni vitivinicole italiane, a cui seguono alcune tabelle che riassumono i dati di produzione degli ultimi anni.

Tutte le informazioni, i dati e le tabelle contenuti in questo dossier non possono essere riportati, utilizzati o trasmessi in alcun modo o forma senza che venga indicata la seguente dicitura: fonte Assoenologi.

 

PIEMONTE

Quantità: +25% rispetto vendemmia 2017

La stagione invernale, non particolarmente fredda, è stata ricca di precipitazioni soprattutto piovose. La vite ha concluso il ciclo vegetativo con il giusto periodo di riposo e la ripresa vegetativa è risultata nella norma con lo sviluppo dei germogli che è avvenuto tra la metà aprile e l’inizio maggio, che è risultato un mese decisamente piovoso (diciotto i giorni di pioggia). Ciò ha favorito un veloce sviluppo vegetativo creando parecchi problemi nella gestione dei lavori nel verde (spollonatura, palizzatura, scacchiatura) alternati ai trattamenti fitosanitari, spesso urgenti per il controllo della peronospora. La fioritura è iniziata tra la fine di maggio e, tendenzialmente, ha avuto un decorso abbastanza regolare, tanto che la fertilità della vite è risulta elevata, con un numero di grappoli maggiore rispetto allo scorso anno che risultano compatti con acini grandi e ricchi di mosto.

In diversi vigneti, si è intervenuto con il diradamento per ridurre in modo efficace il numero grappoli/piante. Dal punto di vista meteorologico l’estate è stata caratterizzata da molta umidità e da frequenti temporali spesso devastanti. Diverse anche le grandinate, in particolare nel cuneese e nell’astigiano. La difesa fitosanitaria è stata piuttosto impegnativa per contrastare le infezioni di peronospora e di oidio. L’epoca vendemmiale presenta un ritardo di 10/15 giorni rispetto al 2017 ma in linea con un’annata normale. Le prime uve Pinot Nero e Chardonnay basi per lo spumante Alta Langa sono state raccolte nell’ultima decade di agosto. Si proseguirà poi con il Brachetto e il Moscato.

Verso la metà di settembre saranno conferite le uve di Cortese, Dolcetto e Freisa, mentre per la Barbera e i Nebbioli la raccolta è prevista alla fine del mese di settembre per concludersi ad ottobre. Quantitativamente si prevede un aumento della produzione di circa il 25% rispetto al 2017, mentre dal punto di vista qualitativo si stimano livelli buoni/ottimi con alcune punte di eccellente ma, ovviamente, tutto dipenderà dall’andamento del mese di settembre. Le scorte di vino nelle cantine si presentano inferiori rispetto al 2017, mentre le contrattazioni non sono ancora iniziate, ad accezione per il Moscato e il Brachetto i cui prezzi risultano stabili.

 

LOMBARDIA

Quantità: +20% rispetto vendemmia 2017

L’annata si è contraddistinta per un inverno non eccessivamente freddo e una primavera regolare. Alcune temperature piuttosto basse, dopo giornate di relativo caldo, sono state molto utili per abbattere la carica iniziale di malattie (peronospora in particolare) e di insetti. Il germogliamento ha avuto un decorso abbastanza regolare, buona/ottima l’allegagione, mentre l’invaiatura è risultata molto lenta e difficile in particolare per Pinot nero. Ottimo è risultato invece il carico produttivo. Dal punto di vista sanitario il 2018 è stato caratterizzato da una bassa infezione, ad eccezione di alcune zone in cui la peronospora all’inizio maggio ha creato qualche problema sebbene limitato. Le buone condizioni climatiche in generale e le escursioni termiche tra notte e giorno non hanno accelerato l’invaiatura e le maturazioni, seppur costanti, sono risultate lente con un ritardo medio di 5-6 giorni rispetto al 2017.

In generale la maturazione sta seguendo gli sviluppi di una annata normale. Per i vitigni bianchi o più precoci si assiste ad un sensibile abbassamento delle acidità con il pH sopra la norma e un lento, ma regolare accumulo di zuccheri. Interessante lo sviluppo delle varietà a bacca rossa, in particolare per i Merlot, che presentano un carico molto importante di grappoli. La vendemmia in Franciacorta è iniziata nella seconda settimana di agosto, in Oltrepò il pieno dei conferimenti è previsto verso la metà di settembre, mentre in Valtellina si dovrà attendere il mese di ottobre.

In generale, considerata l’annata più fresca e non precoce rispetto al 2017, l’epoca di raccolta è ritardata di circa una settimana, fatto salvo un leggero anticipo per i vitigni per base spumante e rosati dove è d’obbligo preservare l’acidità. In Oltrepò si ipotizza una produzione superiore rispetto al 2017 di oltre il 20%, in Franciacorta del 40%, in Valcalepio e nella zona di Scanzo si stima una crescita del 15%, mentre nel Garda e in Valtellina si riscontrano quantità pari allo scorso anno. Pertanto in tutta la Lombardia si produrranno circa 240.000 ettolitri in più rispetto al 2017 pari a 1.420.000 ettolitri di vino di qualità buona con diverse punte di ottimo.

 

TRENTINO ALTO ADIGE

Quantità: +23% rispetto vendemmia 2017

L’annata 2018 si è caratterizzata per un inverno freddo ed umido che si è protratto sino a metà aprile. Il germogliamento è avvenuto regolarmente con un ritardo di circa 10 giorni rispetto al 2017. Dopo la metà di aprile le temperature oltre la norma stagionale hanno consentito un veloce recupero. Anche nei mesi di maggio e giugno i valori termici e le precipitazioni sono state superiori alla media del periodo (in Vallagarina sono caduti circa 250 mm di pioggia, il doppio dei millimetri riscontrati a nord di Trento). Tutto ciò ha favorito gli attacchi di peronospora che ha impegnato seriamente i viticoltori con diversi trattamenti. Alla fine di agosto la situazione sanitaria risulta ottima, i grappoli sono integri e sani, grazie anche al clima asciutto delle ultime settimane.

L’epoca della vendemmia in Trentino è leggermente anticipata, mentre in Alto Adige ricalca i tempi dello scorso anno. In provincia di Trento la raccolta delle uve base spumante è iniziata il 17/18 agosto, in anticipo rispetto all’avvio ufficiale avvento il 20 agosto. I primi riscontri di cantina evidenziano per lo Chardonnay concentrazioni di zucchero ed acidità totali regolari. La ripresa vegetativa ritardata, aveva lasciato ben sperare in una vendemmia spostata verso settembre, ma la stagione favorevole e le notti di agosto molto calde hanno accelerato la maturazione, in particolare per le uve base spumante che sono state raccolte già in agosto per salvaguardare la freschezza dei mosti e in particolare l’acidità malica. Buona anche la situazione relativa al Pinot grigio di fondovalle, la cui raccolta è iniziata nell’ultima settimana di agosto.

In Alto Adige i conferimenti inizieranno nei primi giorni di settembre con le varietà precoci a bacca bianca (Pinot grigio, Chardonnay, Pinot bianco), per proseguire poi con i grappoli delle fasce collinari (Sauvignon, Müller Thurgau e Pinot nero). In tutta la regione la maggior parte delle uve sarà raccolta tra il 10 settembre e i primi giorni di ottobre con i bianchi di alta collina, la Schiava, il Lagrein e il Merlot. Le operazioni vendemmiali si chiuderanno con le ultime uve di Cabernet verso la metà di ottobre. Il quadro complessivo dell’annata 2018 è decisamente positivo. Dal punto di vista quantitativo si ritorna alla normalità, in tutto il Trentino Alto Adige è previsto il 23% in più rispetto allo scorso anno pari a 1.250.000 ettolitri di vino. Qualitativamente i presupposti per un’annata da incorniciare ci sono tutti, con ottimi livelli e diverse punte di eccellenza.

 

VENETO

Quantità: +22% rispetto vendemmia 2017

L’inizio del ciclo vegetativo è avvenuto con un leggero ritardo rispetto allo scorso anno, che è stato poi recuperato grazie al positivo andamento meteorologico, tanto che la maturazione, in particolare per le uve precoci, è rientrata nella norma. Fino alla prima quindicina di luglio le piogge si sono alternate con giornate soleggiate, favorendo un’ottimale ciclo vegetativo. Buona anche l’escursione termica tra il giorno e la notte. Il germogliamento ha avuto un decorso regolare ed omogeneo. Rari e di limitata entità i fenomeni grandinigeni. La post-fioritura si è evoluta in modo quasi perfetto. Il mese di agosto è stato caratterizzato da un forte balzo termico con temperature che hanno superato stabilmente i 32-34°C fino alla metà del mese.

Nel Veneto Centro Orientale, prima di Ferragosto, alcune perturbazioni atmosferiche hanno creato fenomeni anche di forte intensità che, però, non hanno determinato perdite significative di produzione. In tutto il Veneto, anche in seguito alle temperature ottimali, la raccolta delle uve precoci (Chardonnay e Pinot) è iniziata nella seconda settimana di agosto, con un anticipo di circa una settimana rispetto al 2017. Per le uve Glera coltivate in pianura i conferimenti sono iniziati negli ultimi giorni di agosto, nelle settimane successive seguiranno quindi quelli delle uve Glera di collina e a seguire le varietà a bacca rossa (Merlot e Cabernet). Nel Trevigiano la vendemmia si chiuderà in ottobre con la raccolta delle uve Raboso. Nelle province di Verona e Vicenza risulta buona la situazione delle uve per i vini dei Colli Euganei, così come per le Doc Vicentine.

Ottimi i presupposti per le uve Garganega e la Corvina. Attualmente le condizioni risultano ottimali per le uve destinate all’appassimento, con grappoli sani e di dimensioni adeguate. Qualitativamente i primi riscontri di cantina evidenziano dei prodotti di tutta considerazione e i presupposti per ottenere vini di qualità con con molte punte di ottimo ed alcune di eccellenza ci sono, soprattutto per le varietà a bacca bianca, molto comunque dipenderà anche dal decorso del mese di settembre. Quantitativamente in tutta la regione si prevede un aumento tra il 20% e il 25% rispetto allo scorso anno, il che fa prevedere una produzione di 10,3 milioni di ettolitri.

 

FRIULI VENEZIA GIULIA

Quantità: +22% rispetto vendemmia 2017

Dopo un mese di gennaio mite e poco piovoso, da febbraio è iniziata una lunga fase fredda dove si sono registrate temperature di cinque gradi inferiori rispetto alla media stagionale. Anche a marzo è continuata la straordinaria ondata di freddo continentale, contraddistinta da intense precipitazioni in pianura (fino a +250% di acqua caduta rispetto allo scorso anno) ed eccezionali nevicate in montagna. Il clima invernale, particolarmente rigido, ha rallentato la ripresa vegetativa, tanto che il germogliamento è iniziato con oltre due settimane di ritardo rispetto al 2017. Con il mese di aprile le temperature si sono improvvisamente rialzate registrando, soprattutto nella terza decade, valori decisamente estivi. Questo eccezionale clima di tipo estivo, associato a scarse precipitazioni, è continuato anche nel mese di maggio, dove si sono sfiorate temperature vicine ai 30°C.

Un andamento climatico che ha decisamente accelerato le fasi fenologiche della vite decretando, a partire dalla seconda decade di maggio, l’inizio della fioritura e recuperando appieno le due settimane di ritardo. La fioritura e l’allegagione sono proseguite, per tutte le varietà, con ottime condizioni ambientali. Per quanto riguarda invece lo stato sanitario della vite, sia in collina che in pianura, non si sono registrati particolari problemi se non alcuni sporadici attacchi di peronospora e oidio. Il caldo record della prima decade d’agosto ha fortemente condizionato il processo di maturazione dell’uva, costringendo i vignaioli ad intervenire con abbondanti irrigazioni di soccorso ai vigneti. Questo andamento climatico, tutto sommato ottimale per la vite, ha permesso di ottenere un’uva perfettamente sana.

Quest’anno si prevede un quantitativo superiore di oltre il 20% rispetto alla produzione dello scorso anno, pari a circa 2.000.000 ettolitri di vino di qualità più che buona con diverse punte di ottimo. La vendemmia è iniziata qualche giorno prima di Ferragosto, soprattutto per alcuni vigneti di prima produzione e per le nuove varietà “resistenti alle crittogame”, che si sono dimostrate particolarmente precoci. Per le uve destinate alle basi spumante, per il Pinot Grigio, Pinot Nero e alcuni cloni di Sauvignon, la vendemmia è iniziata nella seconda decade d’agosto. Sarà poi la volta delle uve di Traminer aromatico, Chardonnay, Pinot bianco, Glera e Ribolla gialla. Solo dopo il 10 di settembre dovrebbero iniziare i primi conferimenti di uve a bacca rossa (Merlot e Cabernet Franc). La raccolta si chiuderà con le varietà tardive (Verduzzo, Refosco e Picolit). Per quanto riguarda le contrattazioni, sul mercato delle uve bianche, si registra una certa stagnazione dei prezzi, mentre per quelle rosse un certo interesse è rivolto al Refosco, al Merlot, al Cabernet Sauvignon e al Pinot Nero.

 

EMILIA ROMAGNA

Quantità: +30% rispetto vendemmia 2017

Il 2018 è stato caratterizzato da una diffusa piovosità a partire da febbraio, mese in cui sono state registrate precipitazioni molto superiori alla norma (tra 100 e 200 mm). L’inizio di marzo è stato caratterizzato da un’anomala irruzione di aria gelida siberiana (Burian) con punte -8/-11°C in pianura e -12/-20°C sui rilievi. Dopo un intervallo caratterizzato da temperature miti, nella terza decade di marzo si sono registrate forti gelate tardive e le precipitazioni sono state in generale superiori alle attese. Aprile è risultato siccitoso e molto caldo, con temperature massime tra le più elevate degli ultimi decenni (25/29°C). Maggio è stato invece caratterizzato dal ritorno delle piogge. Giugno ha fatto registrare tempo variabile o lievemente instabile con frequenti precipitazioni, particolarmente nella prima metà del mese. In luglio si sono verificati diversi eventi temporaleschi, accompagnati anche da alcune grandinate che hanno creato forti danni in aree però circoscritte.

Le fasi fenologiche (germogliamento, fioritura e allegagione) hanno avuto un andamento regolare. Solo in alcune zone di pianura, soprattutto romagnole, si evidenziano grappoli spargoli che potrebbero aver risentito delle basse temperature primaverili. Per quanto concerne il quadro fitosanitario, la situazione risulta difficile in diversi areali a causa dell’elevata piovosità dell’ultimo periodo, che ha creato le condizioni per lo sviluppo della peronospora, in particolar modo nelle zone di pianura delle province di Modena e Reggio-Emilia e in alcune della Romagna. Si segnala anche una recrudescenza importante del mal dell’esca. La vendemmia è iniziata in tutta la regione intorno al 20 di agosto con le uve precoci (Pinot bianco, Pinot grigio e Chardonnay). I primi riscontri analitici indicano acidità e gradazioni più basse, tipiche di un anno di produzione abbondante.

In Emilia i conferimenti delle uve di Pignoletto, Malvasia e Ancellotta inizieranno a settembre mentre per i Lambruschi bisognerà attendere l’ultima decade dello stesso mese. In Romagna nei primi giorni di settembre si staccheranno le uve Albane e Cagnina. Nella seconda decade dello stesso mese sarà la volta del Trebbiano, mentre per il Sangiovese, grazie ad una buona produzione e ad un evidente ritardo della maturazione fenolica, la raccolta avrà inizio nella seconda metà del mese di settembre. La produzione regionale in termini quantitativi sarà più abbondante rispetto allo scorso anno di circa il 30% pari a 7.800.000 ettolitri di vino e mosto. Per quanto concerne il mercato, vista la stima produttiva, si prevede un ribasso dei prezzi delle uve che inciderà anche su quelli dei futuri vini.

 

TOSCANA

Quantità: +25% rispetto vendemmia 2017

L’andamento climatico dell’annata 2018 è stato caratterizzato da un inverno di- namico, con correnti settentrionali a dicembre e febbraio, zonali e miti a gennaio. Il comun denominatore che ha unito i tre mesi dello scorso inverno sono state le abbondanti precipitazioni, sia nevose che piovose, grazie alle quali si è riusciti a colmare il grave deficit idrico. La primavera ha fatto registrare temperature al di sopra della media stagionale, anch’essa è stata caratterizzata da abbondanti precipitazioni, tanto che è risultata la stagione più piovosa degli ultimi trent’anni. Il germogliamento è iniziato con una settimana in anticipo rispetto alla norma, ma ha poi registrato un rallentamento a causa dei numerosi sbalzi termici. Le condizioni di umidità hanno favorito la proliferazione di malattie fungine, in modo particolare si segnalano importanti attacchi di peronospora che hanno messo a dura prova i viticoltori toscani che, con tempismo e professionalità, sono riusciti a limitare danni più ingenti.

Si evidenziano poi anche alcuni danni da ungulati e mal dell’esca. L’invaiatura è iniziata con una settimana di ritardo, ma ha avuto un andamento lineare ed omogeneo con maturazioni scalari. Nei vigneti a conduzione cordone speronato colpiti dalla gelata tardiva dello scorso anno si evidenziano produzioni inferiori. La seconda metà di agosto è stata caratterizzata da alte temperature, intervallate da diversi fenomeni temporaleschi accompagnati anche da alcune ma isolate grandinate, che hanno interessato tutta la regione. Ovviamente risulterà fondamentale, per la maturazione delle uve e il loro stato sanitario, l’andamento meteorologico che caratterizzerà il mese di settembre.

Le prime analisi delle uve hanno evidenziato una maturazione tecnologica nella norma, tanto che l’inizio della vendemmia è avvenuto nella seconda decade di agosto con la raccolta delle cultivar bianche precoci, quali Chardonnay, Pinot e Viognier. Nei primi giorni di settembre sarà la volta delle uve a bacca rossa (Merlot, Syrah). La vendemmia delle uve Vernaccia e Vermentino è prevista per il 15-20 settembre a cui seguirà la raccolta di Sangiovese, uva base per la produzione di Chianti, Chianti Classico e Brunello di Montalcino. Quantitativamente quest’anno si stima un aumento di circa il 25% rispetto alla scorsa campagna (1,9 milioni di ettolitri – dato Istat), pari ad una produzione complessiva di circa 2.400.000 di ettolitri di vino. Per quanto concerne invece la qualità si prevede un’annata non omogenea, ma molto interessante con diverse punte di ottimo.

 

MARCHE

Quantità: +15% rispetto vendemmia 2017

Anche nelle Marche l’inverno è stato caratterizzato da diverse perturbazioni piovose e nevose intorno a fine febbraio, che hanno rimpinguato le riserve idriche. Nel mese di marzo flussi depressionari, soprattutto atlantici, hanno provocato valori termici bassi e frequenti piogge. Al contrario, in aprile, quando a prevalere sono state le masse d’aria di natura anticiclonica, il clima è risultato molto caldo ed in gran parte secco, mentre frequenti piogge sono invece cadute nel mese di maggio. Per il quinto anno consecutivo il mese di giugno è stato più caldo rispetto alla norma con alti tassi di umidità. In seguito, fino alla metà di luglio, si sono verificati flussi più freschi dall’Atlantico, dando luogo a diverse precipitazioni e a qualche grandinata che, solo in qualche raro caso, hanno causato danni.

L’estate, in generale, è stata caratterizzata da un tempo variabile e con temperature al di sopra della media, qualche volta interrotte da perturbazioni temporalesche. Tale andamento ha comunque apportato le giuste dotazioni idriche nei terreni, ponendo le basi per il regolare proseguimento delle maturazioni delle uve. Il germogliamento è stato abbondante ed omogeneo, mentre la fioritura ha fatto registrare un anticipo di circa una settimana, così come l’invaiatura dei vitigni a bacca rossa (Montepulciano e Sangiovese). Dal punto di vista fitosanitario la stagione vegetativa è stata caratterizzata da diversi attacchi di peronospora, a causa delle frequenti precipitazioni, che sono stati ben contenuti con i trattamenti preventivi. Le varietà leggermente più colpite sono risultate la Passerina e il Montepulciano. Più contenute ed isolate sono state, invece, le infezioni da Oidio.

In generale si registra un anticipo sull’epoca di maturazione di 7/10 giorni. Dalla seconda decade di agosto è iniziata la vendemmia delle varietà precoci, base spumante (Pinot Nero), a cui è seguita la raccolta di varietà tipo Incrocio Bruni e Chardonnay, quindi è stata la volta del Pecorino nell’ultima decade di agosto, primi di settembre. Nella prima decade di settembre inizieranno i conferimenti di Verdicchio e di Passerina, a metà dello stesso mese seguiranno quelli di Sangiovese, mentre per il Montepulciano si dovrà attendere la fine di settembre. Se le condizioni climatiche delle prossime settimane decorreranno favorevolmente si potranno ottenere vini bianchi molto equilibrati, ricchi in aromi primari (tioli su Verdicchio e Pecorino) e dotati di notevole freschezza. Lo stesso dicasi anche per i vini rossi per i quali si prevede un buon accumulo di antociani e prodotti espressivi negli aromi ed equilibrati al palato. Quantitativamente si stima una produzione superiore allo scorso anno del 15% pari a circa 1 milione di ettolitri di vino.

 

LAZIO UMBRIA

Quantità: +35% rispetto vendemmia 2017

I mesi di ottobre e novembre dello scorso anno si sono contraddistinti per le condizioni tipicamente autunnali, anche se la piovosità è stata scarsa nelle due regioni, nel complesso al di sotto della media. Al contrario, il mese di dicembre, ha fatto registrare precipitazioni nella norma. Le piogge dei primi mesi del 2018 hanno consentito poi il processo di ricarica delle falde, anche alla luce della scarsità di precipitazioni che ha afflitto il Lazio e l’Umbria nel 2017. L’avvio della primavera è stato caratterizzato da un frequente predominio di condizioni di tempo perturbato con nuvolosità diffusa, precipitazioni abbondanti e temperature inferiori alla media stagionale. Queste ultime hanno rallentato sensibilmente il germogliamento e le prime fasi fenologiche della vite.

Il caldo di fine aprile, tuttavia, ha compensato il ritardo iniziale e addirittura ha favorito un leggero anticipo del ciclo vegetativo della vite. A maggio sono riprese le precipitazioni, anche copiose, che hanno causato colature durante la fioritura influendo negativamente sulla produzione. Le piogge sono continuate anche nel mese di giugno favorendo lo sviluppo della peronospora. La stagione si è mantenuta comunque promettente, la buona escursione termica, che si è protratta fino all’inizio di agosto, ha assicurato un’eccellente maturazione fenolica delle uve rosse e la conservazione del profilo acido nelle uve bianche, garanzia di un buon potenziale qualitativo. Si registrano le immancabili grandinate sia in Umbria che nel Lazio, negli ultimi anni sempre più frequenti e diffuse rispetto al passato in cui erano più circoscritte e meno estese. Purtroppo il mese di agosto è stato costellato da violenti temporali, accompagnati da vere e proprie trombe d’aria, che hanno notevolmente danneggiato i vigneti provocando defogliazioni e lacerazioni e favorito lo sviluppo di marciume acido e botrite.

La vendemmia è cominciata in media dopo Ferragosto ed ha coinvolto le varietà internazionali, precoci, a bacca bianca (Chardonnay e Sauvignon). A seguire è stata la volta delle uve bianche autoctone e con i primi Merlot. Le analisi di cantina evidenziano mosti con gradazioni leggermente al di sotto della media, interessante invece il contributo acido, aromatico e azotato. Dal punto di vista quantitativo, nonostante i cali dovuti ad uno stato sanitario mediocre, in alcuni casi anche grave, complessivamente si registra un aumento medio del 35% rispetto alla vendemmia 2017, che aveva fatto registrare il minimo storico con una produzione 1,7 milioni di ettolitri.

 

ABRUZZO

Quantità: +15% rispetto vendemmia 2017

Il clima, a partire dall’inverno, è stato regolare con piogge abbondanti e nevicate che hanno ricostituito una buona riserva idrica nei vigneti, considerata l’annata 2017 che era stata carente di precipitazioni e con temperature al di sopra della norma. La ripresa vegetativa è iniziata con condizioni meteorologiche favorevoli. Il germogliamento ha avuto un decorso regolare ed è stato uniforme con la schiusura di tutte le gemme fertili, cosa che non si verificava da molti anni. Nel periodo compreso tra i primi di maggio, tutto giugno e parzialmente il mese di luglio si sono verificate copiose precipitazioni, quasi settimanalmente, con temperature comprese nella media stagionale. Dal punto di vista sanitario, dalla fioritura all’allegagione, il caldo estivo e le piogge hanno creato qualche problema sul controllo delle fitopatie (peronospora e oidio) che, nella maggior parte dei casi, sono state controllate, solo in pianura e a fondo valle hanno creato problemi di perdita di prodotto.

A tutt’oggi la produzione si presenta, comunque, più equilibrata; infatti a parità di numero di grappoli si riscontra un peso maggiore dovuto all’ingrossamento degli acini. La raccolta delle varietà precoci (Chardonnay, Pinot grigio) è iniziata il 20 di agosto nelle zone più costiere, mentre per quelle più interne e collinari tra la fine di agosto e i primi di settembre. Per le altre uve bianche (Trebbiano, Malvasia, Passerina e Pecorino) l’inizio dei conferimenti avverrà dalla prima settimana di settembre. Per le varietà a bacca rossa, principalmente Sangiovese e Montepulciano, la vendemmia si prevede che possa incominciare a partire dall’ultima settimana di settembre per protrarsi sino agli ultimi giorni di ottobre, rientrando quindi in un’epoca più che normale.

Si stima una quantità superiore del 15% rispetto al 2017 con una buona resa uva/vino. Si produrranno oltre 3.6 milioni di ettolitri di vino, contro i 3,2 della passata campagna. Dai primi controlli analitici effettuati sulle varietà precoci, sia l’acidità che il pH rientrano nella norma, mentre per il Montepulciano, anche se è ancora presto per esprimere un giudizio, le prospettive sono buone. Per questa tipologia di uva, sarà comunque importante l’andamento climatico delle prossime settimane. Per quanto riguarda il mercato dei prodotti a monte del vino bianco e rosso, gli scambi risultano nella norma con quotazioni, alla data attuale (31 agosto) stabili.

 

CAMPANIA

Quantità: +20% rispetto vendemmia 2017

L’inverno è decorso mite, ma è stato caratterizzato da abbondanti precipitazioni, soprattutto in febbraio e marzo, che hanno costituito una buona riserva idrica. Dal mese di febbraio si sono registrate temperatura piuttosto rigide, con precipitazioni nevose anche a bassa quota. Marzo e aprile sono proseguiti con piogge frequenti e livelli termici al di sotto della norma, fatta eccezione dell’ultima decade di aprile dove la colonnina di mercurio ha fatto registrare valori al di sopra della media del periodo. Il germogliamento è iniziato in maniera ottimale, leggermente in ritardo rispetto all’annata precedente. I trattamenti antiparassitari, soprattutto contro virulenti attacchi di peronospora, sono stati accompagnati da continue e frequenti piogge per tutto il mese di maggio, rendendo complessa la gestione e la tempestività degli interventi.

All’inizio e alla fine dello stesso mese si sono verificate due violente grandinate che hanno interessato rispettivamente l’area del Sannio e diverse zone della regione. Nel mese di giugno le piogge hanno dato un po’ di tregua, favorendo una fioritura decorsa in modo regolare ed in tempi piuttosto brevi. A seguire l’allegagione che ha costituito una produzione decisamente abbondante rispetto al 2017. Il caldo costante e l’assenza di piogge dell’ultima decade di luglio hanno poi favorito un recupero delle fasi fenologiche della vite. I tempi di raccolta rientrano nella norma. Si è iniziato con le uve per le basi spumante e i vitigni a bacca bianca nel Cilento tra la fine di agosto e i primi giorni di settembre. Nell’Agroaversano, nella prima metà di settembre, sarà la volta delle uve di Asprinio e del Fiano nel Cilento.

Successivamente, nel Beneventano, si proseguirà con la Falanghina, per continuare nell’Avellinese, tra la fine di settembre e i primi giorni di ottobre, con il Fiano di Avellino e il Greco di Tufo. Nei Campi Flegrei la raccolta del Piedirosso è prevista nella prima decade di ottobre. L’ultima varietà ad essere vendemmiata sarà quella di Aglianico per la produzione della Docg Taurasi, nell’Avellinese, tra la fine di ottobre e i primi giorni di novembre. Attualmente le condizioni in vigna, salvo limitate eccezioni, fanno ben sperare per la qualità, mentre dal punto di vista quantitativo si stima un aumento rispetto allo scorso anno di circa il 20%, pari ad oltre 1,5 milioni di ettolitri di vino.

 

PUGLIA

Quantità: +20% rispetto vendemmia 2017

In Puglia lo scorso inverno è stato caratterizzato da un clima abbastanza mite. Le temperature di gennaio e febbraio, in linea con la media stagionale, e la bassa umidità hanno favorito le fasi vegetative della vite (germogliamento, fioritura e allegagione). Le ripetute precipitazioni, da febbraio a fine aprile, sono risultate continue e caratterizzate da frequenti fenomeni temporaleschi accompagnati da violenti acquazzoni misti a grandine che, a macchia di leopardo, si sono abbattuti su tutto il territorio. In generale, in tutta la regione, le temperature non troppo elevate hanno favorito il vigore vegetativo della vite e di conseguenza l’incremento della produzione. Con il persistere di fenomeni temporaleschi, che hanno caratterizzato in maniera importante sia la primavera che l’inizio dell’estate (soprattutto in Valle d’Itria e nel nord del Tavoliere) e anche la seconda parte di agosto (in particolare nel Salento), le date di inizio della vendemmia risultano generalmente posticipate di circa una settimana rispetto alla norma.

Le prime ad essere vendemmiate sono state le uve base spumante (Chardonnay, Sauvignon e Pinot) nella prima decade di agosto. Successivamente è stato il turno delle uve bianche autoctone quali Verdeca, Fiano, Bianco d’Alessano e Bombino. Il posticipo riguarderà anche le uve rosse tardive come Nero di Troia, Susumaniello, Aglianico e Bombino Nero. Da evidenziare poi il forte vento di scirocco che in diversi areali ha creato una rugiada che, associata alle alte temperature diurne, ha bagnato abbondantemente l’apparato fogliare provocando la formazione di malattie fungine. Inoltre i continui acquazzoni pomeridiani hanno incrementato le criticità per una ottimale maturazione fenolica. Una situazione quindi non semplice per le uve di Primitivo e Negramaro, il cui inizio di raccolta è previsto nella prima settimana di settembre.

Dal punto di vista qualitativo molto dipenderà dall’andamento climatico del mese di settembre. Complessivamente in tutta la regione si prevede un aumento quantitativo del 20% rispetto al 2017, pari a una produzione complessiva di vino e mosto di 11,9 milioni di ettolitri, che pone la Puglia come primo produttore in Italia. Il mercato evidenzia contrattazioni con prezzi in leggero calo rispetto allo stesso periodo dello scorso anno.

 

SICILIA

Quantità:+8% rispetto vendemmia 2017

L’inverno e la primavera sono decorsi normalmente, mentre i mesi di giugno e luglio sono stati particolarmente ricchi di piogge con ondate di calore mai troppo intense che hanno favorito un giusto processo di maturazione impedendo severi stress idrici alle piante. Le fasi fenologiche della vite hanno avuto un processo regolare. Quest’anno il vero flagello della Sicilia, come del resto un po’ in tutta l’Italia meridionale, è stata la pioggia che ha creato non pochi problemi alla vite. Il 2018 sarà ricordato come l’annata più piovosa e umida che si sia mai registrata. Un situazione capovolta a quella del 2017, quando a farla da padrone fu il caldo e la siccità. La zona più colpita dell’Isola è stata quella occidentale e del Trapanese, dove l’umidità, le piogge record, i temporali, gli allagamenti e la grandine hanno provocato danni spesso devastanti ai vigneti.

Quest’anno, praticamente, nei mesi di luglio e agosto sono mancate le giornate di scirocco che favoriscono la maturazione dell’uva, mentre un’eccessiva umidità ha facilitato, già in primavera, l’insorgere di molti focolai di peronospora e oidio. Di conseguenza, per chi non è intervenuto drasticamente con opportuni interventi di difesa ha visto compromessa, in alcuni casi anche totalmente, la propria produzione. Diversa invece la situazione nella Sicilia Orientale dove, grazie ai limitati eventi meteorologici e ai minori attacchi fungini, la qualità delle uve risulta ottima con diverse punte di eccellente, così come la quantità è decisamente superiore a quella del 2017. Qualitativamente, comunque, la situazione è alquanto eterogenea; generalmente si riscontrano livelli medio/buoni, grazie anche alle ideali escursioni termiche giorno/notte.

Buono, al momento, anche l’equilibrio acidità/zuccheri come pure l’aspetto aromatico. In ogni caso risulteranno fondamentali le condizioni climatiche del mese di settembre che, se decorreranno favorevolmente, potrebbero in parte rimediare sulle performance produttive. La vendemmia è iniziata nell’ultima settimana di luglio con la raccolta delle uve Pinot grigio e Chardonnay basi spumante. Nella prima decade di agosto si sono staccati i grappoli di Sauvignon blanc, Chardonnay, Moscato bianco, nonché le uve base spumante di Catarratto e Grillo. Nella seconda metà di agosto è iniziata la raccolta del Nero d’Avola, del Merlot, dello Syrah e del Grillo, a seguire è stata la volta dello Zibibbo, del Catarratto, dell’Inzolia e del Grecanico. La produzione complessiva in tutta la regione risulta superiore mediamente dell’8% rispetto al 2017, in linea con la media decennale (5,7 milioni di ettolitri). Attualmente le contrattazioni delle uve fanno registrare un aumento dei prezzi anche con punte del 20% (Grillo, Nero d’Avola, Zibibbo) rispetto allo stesso periodo dello scorso anno.

 

SARDEGNA

Quantità: +20% rispetto vendemmia 2017

In Sardegna l’andamento climatico, a partire dall’inverno, si è ribaltato rispetto all’anno precedente. Infatti copiose piogge e qualche discreta nevicata hanno permesso di rimpinguare gli invasi oramai quasi vuoti. L’andamento metereologico è proseguito con abbondanti piogge (in particolare nei mesi di maggio e di giugno) e caratterizzato da qualche evento grandinigeno anche nei mesi primaverili. Luglio invece è decorso regolarmente rispetto alle annate precedenti. Eventi che hanno favorito, anche in Sardegna, il diffondersi della temuta peronospora, che ha falcidiato soprattutto quelle piccole aziende viticole quasi prive di mezzi tecnici e meccanici idonei a combattere questa crittogama. La cacciata delle viti è stata omogenea per la presenza di un’ottima soluzione circolante nel suolo. Ad oggi i vigneti non stanno patendo nessun stress idrico, anzi si presentano con una vegetazione rigogliosa e lussureggiante, tanto che si è dovuto intervenire per gestire al meglio l’eccesso della chioma.

L’invaiatura è iniziata nella terza decade di luglio facendo registrare un leggero ritardo rispetto allo scorso anno. L’epoca di vendemmia quest’anno risulta nella norma. I primi grappoli sono stati staccati dopo il 10 agosto e hanno riguardato le uve base spumante (Chardonnay e Pinot), per poi proseguire nell’ultima decade di agosto con le uve bianche autoctone coltivate a livello del mare, in primis Vermentino e Torbato. Nella prima decade di settembre sarà la volta delle uve Nuragus a cui seguiranno le varietà a bacca rossa. Nell’ultima decade di settembre inizieranno i conferimenti di Cannonau e Carignano. La raccolta si concluderà con le uve Malvasia e Nasco per vini da dessert.

Nonostante gli attacchi di peronospora, soprattutto per i vitigni più rappresentativi dell’isola (Cannonau, Vermentino, Monica, Nuragus e Carignano), quantitativamente parlando si prevede una produzione complessiva di circa 560.000 ettolitri, pari al 20% in più rispetto ai 466.000 ettolitri fatti registrare da un drammatico 2017 per le note gelate e la siccità che lo hanno caratterizzato. Le previsioni qualitative attuali (31 agosto) sono generalmente buone e potranno essere confermate solo se la fase finale della maturazione delle uve beneficerà di adeguate escursioni termiche giorno/notte, fondamentali per la fragranza, la freschezza, la ricchezza aromatica e i polifenoli dei futuri vini.

 

LE SINTESI E I DATI DELL ULTIME 10 VENDEMMIE

La sintesi di seguito riportata è tratta dai dati ogni anno elaborati su scala nazionale dall’Assoenologi. I riscontri quantitativi sono armonizzati con le risultanze dell’Istituto nazionale di statistica di cui i dati dell’Assoenologi (resi noti già a fine vendemmia) differiscono di solo il 4% rispetto alla media pluriennale parametrata con quella dell’Istat.

2008 qualitativamente. Le più che positive condizioni climatiche verificatesi in tutt’Italia nei mesi di settembre e di ottobre hanno prolungato il periodo di raccolta e permesso un forte recupero qualitativo al Centro-Nord, in particolar modo per quei vini ottenuti da uve vendemmiate dopo la metà del mese di settembre. Il 2008 sarà ricordata come un’annata eterogenea, ma complessivamente buona con alcune punte di ottimo.

2008 quantitativamente. Si sono prodotti 46.245.000 di ettolitri di vini e mosti con un aumento di quasi il 9% rispetto al 2007 e praticamente uguale alla media del triennio 2006/2008. Gli incrementi produttivi più rilevanti si sono verificati in Abruzzo (+38%), in Sicilia (+35) e in Puglia (+23%), mentre la Sardegna (-32%), il Piemonte (-9%) ed il Trentino Alto Adige (-7%) sono state le regioni che hanno fatto registrare le maggiori carenze rispetto alla presedente annata.

2009 qualitativamente. La qualità ha maggiormente premiato il Centro-Nord d’Italia, dove, in molte regioni, è stata ottima con diverse punte di eccellente. Nel Centro-Sud il bizzarro andamento climatico e meteorico, caratterizzato prima da temperature elevate, poi da piogge di durata inconsueta, ha mantenuto l’eterogeneità inizialmente ipotizzata determinando una qualità a macchia di leopardo, dove il mediocre si scontra con l’ottimo e il buono con il discreto.

2009 quantitativamente. Si sono prodotti 45,8 milioni di ettolitri, l’1% in meno della campagna 2008. Il decremento è stato dovuto all’andamento climatico o a quello meteorico che hanno caratterizzato soprattutto, nel mese di settembre, le regioni del Sud d’Italia e in particolar modo: Marche, Abruzzo, Puglia e Sicilia. Il Veneto (8,2 milioni di ettolitri) si conferma, per il terzo anno consecutivo, la regione più produttiva. Veneto, Emilia Romagna, Puglia e Sicilia insieme producono oltre il 50% di tutto il vino italiano.

2010 qualitativamente. L’eterogeneità qualitativa di fine agosto è stata confermata a fine campagna, con un’Italia vinicola a macchia di leopardo, ove in una stessa regione il buono si è scontrato con l’eccellente e l’ottimo con il mediocre. Complessivamente la qualità della produzione 2010 è risultata buona con diverse punte di ottimo, ma con assenza di eccellenze.

2010 quantitativamente. Si sono prodotti 46.737.000 di ettolitri di vino, circa 1 milione di ettolitri in più rispetto al 2009. Il Veneto si conferma la regione italiana più produttiva con 8.351.000 di ettolitri, seguita dalla Puglia (7.169.000 HL), dall’Emilia Romagna (6.601.000 HL) e dalla Sicilia (5.676.000 HL), quest’ultima in calo di mezzo milione di ettolitri di vino rispetto al 2009.

2011 qualitativamente. Poteva essere un’annata abbondante. Purtroppo le ultime due settimane di agosto e il mese di settembre, che per temperature hanno polverizzato tutti i record, hanno lasciato il segno. Complessivamente il 2011 per i vini bianchi è risultato alquanto interessante con punte di ottimo e di eccellente. Meno per quelli rossi.

2011 quantitativamente. A causa del gran caldo la produzione si è sensibilmente ridimensionata, facendo segnare 42,7 milioni di ettolitri di vino e mosti, un quantitativo inferiore dell’8,5% a quello del 2010 (46.737.000 HL dato Istat). La vendemmia 2011 risulta quantitativamente la terza più scarsa degli ultimi sessant’anni preceduta da quelle del 1950 (41.049. 000 HL) e del 2007 (42.514.000 HL).

2012 qualitativamente. L’annata è stata caratterizzata da una forte eterogeneità. Aspetto ancor più rimarcato in quelle regioni e per quelle denominazioni in cui l’irrigazione di soccorso non è diffusa o ammessa. Complessivamente la qualità del vino 2012 è stata buona con qualche punta di ottimo ma pochissime di eccellente.

2012 quantitativamente. L’annata ha fatto registrare una produzione complessiva di 41,1 milioni di ettolitri di vino e mosti. Il calo è da imputare soprattutto alle regioni del Nord fino alla Toscana, mentre dalle Marche e in tutto il Meridione, Isole comprese, i valori sono stati pressoché uguali o superiori rispetto alla precedente annata.

2013 qualitativamente. La qualità è risultata interessante, grazie ad una maturazione che, a differenza degli anni precedenti, è stata graduale e distribuita nel tempo, permettendo l’accumulo di importanti sostanze, tipo quelle aromatiche nei vini bianchi e fenoliche in quelli rossi.

2013 quantitativamente. L’annata ha fatto registrare una produzione complessiva di 48 milioni di ettolitri di vino e mosto. Un quantitativo superiore a quanto stimato a fine agosto 2013 (44 milioni di ettolitri). Le regioni più produttive sono risultate Veneto, Sicilia, Emilia Romagna e Puglia che da sole hanno prodotto circa 30 milioni di ettolitri, pari al 61% del vino italiano.

2014 qualitativamente. Qualità alquanto eterogenea, complessivamente buona con punte di ottimo, ma anche con diverse criticità. Il positivo andamento dei mesi di settembre e di ottobre hanno migliorato la qualità, senza però riuscire a capovolgere la situazione creatasi precedentemente a causa di un non favorevole andamento meteorologico.

2014 quantitativamente. Si sono prodotti 42,1 milioni di ettolitri di vino e mosto. Un quantitativo che pone il 2014 al terzo posto tra le annate meno produttive dal 1950. Le regioni che hanno fatto registrare i maggiori cali rispetto alla precedente annata sono state: Sicilia (-37%), Campania (-28%), Trentino Alto Adige (-24%) e Lazio (-20%).

2015 qualitativamente. Ottima/eccellente la qualità. L’andamento della primavera ha favorito le fasi fenologiche, mentre un’estate calda, mitigata nella seconda metà di agosto, ha permesso una positiva maturazione dei grappoli. In particolare ne hanno beneficiato le uve rosse raccolte alla fine di un mese di settembre decorso in modo perfetto che a memoria non se ne ricordano al pari.

2015 quantitativamente. Si sono prodotti 50.935.000 ettolitri di vino, ossia 8,8 milioni di ettolitri in più rispetto al 2014. Bisogna risalire al 2001 per trovare un’annata con un quantitativo più alto. Il Veneto, la Puglia, l’Emilia Romagna si confermano le regioni più produttive con 25 milioni di ettolitri pari al 50% di tutto il vino prodotto in Italia.

2016 qualitativamente. Ottima con diverse punte di eccellente in tutto il Centro Nord e nelle Isole, che hanno potuto beneficiare di un ottimo andamento climatico dei mesi di settembre e ottobre. Complessivamente buona la qualità per il Centro Sud peninsulare che ha dovuto fare i conti con un mese di settembre alquanto piovoso.

2016 quantitativamente. Si sono prodotti 54.138.000 ettolitri di vino e mosto, ossia 7,2 milioni di ettolitri in più rispetto al 2014. Bisogna risalire al 1999 per trovare un’annata con un quantitativo più alto quando si produssero 58,1 milioni di ettolitri. Il Veneto è risultata la regione più produttiva (10,1 milioni di ettolitri), seguita dalla la Puglia (9,6 milioni di ettolitri) e dall’Emilia Romagna (7,9 milioni di ettolitri).

2017 qualitativamente. Produzione alquanto eterogenea, complessivamente abbastanza buona, ma con diverse varianti che evidenziano ottime punte qualitative e altre, dove il clima si è particolarmente accanito, di livello inferiore. Le uve sono state conferite alle cantine perfettamente sane, ma spesso con differenti maturazioni anche all’interno di uno stesso vigneto e, talvolta, con grappoli molto disidratati.

2017 quantitativamente. Si sono prodotti 46.100.000 ettolitri di vino e mosto, ossia ben 8 milioni ettolitri in meno rispetto al 2016. Un quantitativo in linea con la media decennale (2008/2017). Le regioni più produttive risultano la Puglia, il Veneto, l’Emilia Romagna e la Sicilia che, insieme, hanno prodotto complessivamente circa 30 milioni di ettolitri di vino e mosto.

 

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Associazione Enologi Enotecnici Italiani: Assoenologi

La più antica organizzazione nazionale di categoria al mondo dei tecnici vitivinicoli

Prima dell’aprile 1991 il tecnico del vino in Italia era rappresentato dall’enotecnico, una qualifica professionale conferita da pochi Istituti superiori statali con ordinamento per la viticoltura e l’enologia. Con la legge 10 aprile 1991 n.129, voluta caparbiamente dalla nostra Organizzazione nazionale di categoria, il Parlamento italiano ha riconosciuto il titolo di enologo, fissandone la preparazione a livello universitario, l’attività professionale e attribuendolo a tutti gli enotecnici con almeno tre anni continuativi di attività nel settore vitivinicolo. L’enotecnico e l’enologo sono quindi persone altamente qualificate, tecnicamente e scientificamente preparate che, dalla coltivazione della vite alla raccolta dell’uva, dalla vinificazione all’imbottigliamento, curano ogni operazione, sovrintendendo e determinando tutto quanto serve a garantire, sia pure nei diversi livelli, la qualità del prodotto.

L’Associazione Enologi Enotecnici Italiani (Assoenologi) è l’Organizzazione di categoria che nel nostro Paese raggruppa e rappresenta oltre l’85% dei tecnici vitivinicoli attivamente impegnati nel settore, di cui il 45% ha mansioni direttive in cantine sociali e private, il 16% svolge l’attività di libero professionista, mentre la rimanente percentuale è impegnata con incarichi diversi. Essa si propone la tutela professionale dell’enologo e dell’enotecnico sotto il profilo sindacale, etico, giuridico ed economico, nonché di rappresentare la categoria a tutti i livelli e di curarne l’aggiornamento tecnico scientifico. Inoltre garantisce ai suoi associati una serie di servizi professionali di tutta considerazione. Fondata nel 1891, è la più antica organizzazione di categoria al mondo del settore vitivinicolo. La Sede centrale dell’Associazione Enologi Enotecnici Italiani è a Milano, in via Privata Vasto 3, mentre ben 17 Sedi periferiche garantiscono la rappresentatività e l’operatività della categoria nelle diverse zone vitivinicole italiane.

 

+info: www.assoenologi.it 

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