C’è ancora l’innovazione al centro della strategia della Distilleria Castagner, uno dei marchi di grappa capace di imporsi sul mercato negli ultimi vent’anni. Tra svecchiamento del prodotto, cambiando volto e pelle alla grappa con una nuova impostazione e packaging, strizzando l’occhio alle nuove generazioni e alle donne, un distillato sempre più utilizzato nei cocktail, questa volta si guarda al caro energia, allo studio un impianto di biogas dagli scarti della produzione.
Come dichiarato dall’imprenditore trevigiano Roberto Castagner in una recente intervista sul quotidiano locale “La Tribuna”, per calmierare l’ascesa record dei costi energetici, si sta pensando a un ambizioso progetto. “Investiamo due milioni di euro per realizzare un impianto che produca biogas dagli scarti della produzione, con un digestore anaerobico. Produrrà l’equivalente di due milioni di metri cubi di metano, oggi ne consumiamo poco meno di tre milioni l’anno”. Una scelta anche sostenibile nel dna della grappa, bisognerà solo cercare di vincere la battaglia contro la burocrazia che in questi casi rappresenta la minaccia maggiore. “Sono ottimista, spero di farcela entro gennaio 2023- le dichiarazioni di Castagner alla Tribuna di Treviso- E che i burocrati capiscano che le aziende con questi costi rischiano di morire. Spero che col Pnrr arrivino fondi anche per sfruttare le biomasse, qui nella terra dei vigneti sarebbe l’ideale”. Un caro energia che pesa non poco sul prezzo finale di una bottiglia di grappa, in cui non si può combattere una guerra al ribasso. “Con i rincari attuali, su ogni bottiglia di grappa il costo dell’energia va da 1,50 a 4,50 euro- prosegue Castagner- Con i vari passaggi rischiano di diventare dieci euro in più a bottiglia nella grande distribuzione: così si perde metà del mercato”.
Una realtà familiare Castagner entrata nel novero dei principali player del settore, registrando non solo numeri significativi, con una produzione di 350 mila quintali di vinacce per una produzione di quattro milioni di bottiglie al ritmo di ventimila bottiglie al giorno. Un business capace di imporsi in Italia e nel mondo, con una quota export che per Castagner pesa circa il 30% del fatturato da 15 milioni all’anno di ricavi, con la Germania che fa la parte del leone mentre il mercato russo rappresenta un valore marginale. Una grappa che continua ad essere apprezzata e conosciuta specialmente nelle fasce medio-alte dei consumatori, un prodotto capace di invecchiare fino a 23 anni e custodito gelosamente in un caveau come un vero e proprio tesoro da tremila botti. Tradizione e arte della distillazione dove non manca però anche la ricerca e l’evoluzione continua per apportare miglioramenti al processo produttivo, come nel caso del brevetto per conservare le vinacce all’interno di sacche-tunnel alimentari, pressate a cento atmosfere, con un pH attorno a quota tre e lieviti selezionati che le mantengono in perfette condizioni per sei-otto mesi. Intanto in vista del prossimo Vinitaly, Castagner anticipa la nuova referenza che verrà presentata a VeronaFiere, “Goccia di collina”, una grappa proveniente dalle colline Unesco, un omaggio alla sua terra biologica, purissima e naturale.