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Stringiamoci in un forte abbraccio: a tutti noi, almeno una volta nella vita, è capitato di provare un ingiustificato imbarazzo, in un’enoteca o in un ristorante, al momento della scelta del vino. Termini e nozioni sconosciute, siamo addirittura magari arrivati a scusarci per la nostra ignoranza. Tranquilli, siamo in tanti. Non vi farà diventare sommelier in una notte, ma quella che segue è una serie di concetti che vi faranno capire qualcosa in più, e magari non odierete voi stessi al prossimo temibile incontro con la lista dei vini.

Non si dovrebbe certo provare vergogna: i professionisti del vino dovrebbero essere capace di fare le domande giuste per arrivare al suggerimento perfetto. Per essere voi a dare una mano a loro, e ottenere un consiglio ancora più accurato, potrebbe essere una buona idea avere qualche conoscenza terminologica, per comunicare le vostre preferenze. Partiamo dai piccoli dettagli, per descrivere i vini che vi sono piaciuti in passato.

SECCO O DOLCE (O UNA VIA DI MEZZO) – Questo è un punto di partenza importante: secco non significa per forza buono. Un vino secco è un vino non troppo dolce, ma non per questo tannico, che è invece quel vino che causa secchezza al palato (vedi in basso). In realtà, il 90% dei vini in qualsiasi carta, senza però considerare i vini da dessert, sono secchi, quindi dire di preferire questa categoria non è un aiuto clamoroso. È ben più utile segnalare se si preferiscono vini non secchi.

TANNICO O MORBIDO – Come detto, spesso si confonde il concetto di secco con quello di tannico. Questo perché il tannino, la componente astringente che si trova nel vino rosso, può effettivamente dare un senso di secchezza al palato. Una sensazione molto simile a quella che deriva dall’assaggio di un tè infuso troppo a lungo. I tannini conferiscono al vino corpo e struttura, e sono generalmente più aggressivi nei vini più giovani: tendono infatti ad ammorbidirsi con l’invecchiamento, e alcune uve sono più predisposte a contenere un livello di tannino più alto. Se vi piace, segnalatelo. Altrimenti, la parola di cui siete alla ricerca è morbido. 

ACIDITÀ – Se vi piace quel leggero pizzicore dietro la lingua, chiedete un vino con un’acidità pronunciata. Se al contrario è una sensazione che rifuggite, ovviamente specificate il contrario. L’acidità si estende naturalmente in uno spettro, i vostri gusti potrebbero assestarsi nel mezzo: poca acidità potrebbe anche coincidere con poco carattere, in un vino piatto e a volte eccessivamente alcolico. Al contrario, troppa acidità può significare addirittura asprezza.

CORPO – C’è chi preferisce una bevuta leggera e vivace, qualcun altro ricerca un sorso più sostanzioso. I vini leggeri hanno una struttura simile all’acqua, quelli di corpo medio sono come latte scremato, quelli più corposi somigliano quasi a una panna. Quanto maggiore il corpo, tanto più impatto alcolico avrà il vino.

LEGNO – Far fermentare o invecchiare il vino in botti nuove (cioè mai utilizzate prima) conferisce al prodotto un profilo legnoso, accompagnato da una serie di caratteristiche organolettiche come sentori di cocco, vaniglia, spezie. Se vi piacciono, richiedete un vino che ha fatto legno. Se invece preferite assaporare la purezza del frutto, sarà meglio propendere per un vino che non è stato in botte. Botti già utilizzate una o due volte perdono l’influenza aromatica, ma contribuiscono a dare struttura e ammorbidire i tannini.

FRUTTA E FIORI – Vini con sentori fruttati sono generalmente più semplici da approcciare e facili da bere. Ogni uva presenta diversi sentori di frutta, i vini bianchi si rifanno spesso a frutti tropicali o agrumi, i rossi virano più sui frutti di bosco. Esistono anche vini con richiami alla terra, più avvolgenti e in qualche modo saporiti, che presentano note di tabacco o erbe secche. Se volete provare qualcosa di diverso, potreste propendere per i vini naturali, che storicamente descrivono aromi e sapori alternativi, e generalmente più impegnativi.

PREZZO – Qui di solito le cose si complicano, soprattutto se si è in compagnia di qualcuno che non si conosce così bene. Se proprio non volete specificare il criterio di selezione, potreste indicare sul menu il prezzo che ritenete ragionevole, e disinvoltamente chiedere qualcosa di simile. Capiranno.

UVE – Se conoscete e apprezzate i prodotti di una determinata regione, parlarne con il vostro sommelier può rivelarsi un ottimo strumento per arrivare a una selezione eccellente. Un’affermazione semplice (“Mi piace il Malbec argentino”, “Sauvignon Blanc è la mia uva preferita”) rivela in realtà un’enorme mole di informazioni sulle vostre preferenze, specialmente se non vi sentite pronti a descrivere le qualità del vino che volete. Sapendo che vi piace il Sauvignon Blanc, il vostro sommelier capirà di dovervi proporre un vino leggero, acido con sentori floreale e citrici.

fonte: liquor.com

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