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Tira più un calice di vino naturale che un carro pieno di vino (convenzionale). Un vero e proprio boom, negli ultimi anni è aumentata in maniera esponenziale la richiesta e l’interesse per questa tipologia di vino. Complice un effetto moda anche il mondo del vino convenzionale sta strizzando l’occhio a tutto quello è bio, con una fogliolina spesso ci si lava la coscienza e si attirano consumatori assetati del genere. Ma quello che invece si è trovato al Live Wine edizione 2019 è stato un livello in continua crescita di una kermesse punto di riferimento del movimento dei vini naturali. Pubblico più selezionato rispetto ad altre edizioni, complice anche il rincaro dei biglietti che ha visto una platea più attenta e più sensibile a questo fenomeno che sta emergendo in maniera ben definite nelle carte dei vini dei ristoranti, in enoteche e wine bar, oltre che nelle cantine private di chi questo vino lo consuma anche a casa.

Con una crescita anche della qualità. Siamo stati anche noi al Live Wine e ci siamo fatti una bella mappa del vino naturale in Italia e non solo. Assaggi interessanti, dai pionieri che fanno vino in questa maniera da generazioni, a giovani emergenti, a vignaioli che hanno inseguito il sogno di una vita. Oltre 150 produttori italiani ed esteri che lavorano con metodi agricoli rispettosi della terra e della naturale vitalità del vino. Un grande evento dove incontrare i produttori, assaggiare i loro vini e ascoltare i racconti dei loro territori. Ecco come è andata.

BARBACAN

Barbacan è il termine dialettale con cui vengono chiamati i muri di sostegno in zona Valgella, uno dei cru della Docg Valtellina Superiore. 40.000 bottiglie per questa giovane realtà che ha fatto uscire la prima annata nel 2010, tutto bio certificato. Risultato un grande Nebbiolo in purezza nelle tre espressioni: Pizzamej, Sol e Rosso di Valtellina, nel 2021 è attesa anche la prima Riserva di Valtellina Superiore. Il segreto: fare quello che ci piace veramente dice il vigneron Matteo Sega. Buone le risposte anche dall’estero, per una cantina che ha subito alzato l’asticella della qualità e dei prezzi in Valtellina, perché il vino non va svenduto.

VITEDAOVEST

Il far west della Sicilia è geo-localizzato a Marsala. Una zona che vive di vino, come indotto primario e terziario. Vincenzo che di professione fa l’enotecnico, dopo esperienze in giro per l’isola, tra collaborazioni che spaziano dal naturale all’iper convenzionale, nel 2013 decide di partire con la sua produzione, sostenuto moralmente da personaggi come Giovanni Scarfone e Nino Barraco. Oggi produce 20.000 bottiglie, il più tipico il Marsala da tavola come bevevano i suoi nonni, 90 giorni macerazioni fermentazione spontanea impatto basso in vigna, per questo Cataratto in purezza a tutto pasto.

 

 

TENUTA CA’SCIAMPAGNE

Vera chicca marchigiana la Tenuta Ca’ Sciampagne, assaggiamo il Revoluscion, un vino macerato orange con sentori primari. Vitigno bianchella autoctono marchigiano,  si sente il frutto nella doppia macerazione. Un anno in sosta sulle fecce nobili, fa sognare Ca’Sciampagne. Deve il suo nome alla località catastale su cui sono piantumati buona parte dei vigneti. La cantina nasce nel 2008 con il recupero di oltre tre ettari di vecchi vitigni e la piantumazione di altri sei. Dal 2016 è in regime biologico che rispetta anche nella produzione dei vini ritenuti naturali.

 

TERRE DELLA LUNA

Perché un vino con il nome di Plinio? La risposta è molto semplice, 2.000 anni fa Plinio citava le uve dei Colli di Luni come uniche in Italia. Bisognerebbe prendere coscienza del valore del nostro territorio, più che di vini naturali a Terre della Luna mi parlano di vini stagionali. La vendemmia del 2017 è legata alla stagione piovosa, acidità quindi molto bassa dettata dalle precipitazioni, in una zona con terreno argilloso in grado di drenare il terreno, mantenendo radici fresche, un prodotto più sapido e minerale che regala emozione. L’unica azienda ligure presente in Vinnatur. Terra della Luna è stata costruita interamente con materiali bioedili e grazie all’impianto fotovoltaico ha zero emissioni di anidride carbonica. Principi che si rispecchiano nella cantina e nel suo vino: no pesticidi, concimi chimici e diserbanti sistemici e a limitare al minimo i coadiuvanti e i lieviti selezionati, lavorando sempre nel massimo rispetto della natura per offrire vini di alta qualità.

MERVIC JNK

Ogni contadino in Valle Vipacchio al confine tra Italia e Slovenia veniva chiamato con il proprio soprannome. Scontato quindi per la famiglia Mervic chiamare la propria cantina Jnk. Ci troviamo a Šempas, 9 chilometri da Nova Gorica in direzione Ajdovščina sulla strada principale. Vini interessanti e mai banali, basta un dato, il fatto che escano adesso in commercio con una Rebula, tradotto in Ribolla, annata 2011, macerazione dodici giorni, affinamento 15 mesi in vecchie botti da 500 litri. L’interesse e la richiesta per questi vini non manca, l’Italia da sempre un mercato di riferimento non solo per vicinanza geografica.

VILLA JOB

Bella realtà giovane e frizzante questi ragazzi friulani. Quando hanno iniziato la loro avventura hanno viaggiato tra Loira e Italia alla ricerca del loro stile. Una gamma di bianchi da menzionare che rispetto lo stile di tradizione del Friuli, ma quello che più ci ha stupito di tutti è stato senza dubbio il Pinot Grigio. Dimenticatevi del Pinot Grigio classico che sta spopolando in giro per il mondo. Questo è un Pinot Grigio con riflessi ramati, in bocca piacevolezza e beva, davvero una bella scoperta. Suoli diversi conferiscono sfumature differenti, una cuvée proveniente da diversi terreni vinificati separatamente. Un grandissimo ruolo lo gioca anche il microclima unico, con fiume e bosco che assicurano complessità e strutture uniche.

 

 

MAISON MAURICE CRETAZ

Una vigna urbana nel cuore di Aosta, un autoctono valdostano come il Mayolet e un Nebbiolo sotto banco, annata 2016 che uscirà probabilmente il prossimo autunno. Davvero imballato il banco della Maison Maurice Cretaz, un architetto che decide invece di conferire le uve di famiglia, di provare a fare il vino al naturale. “In Val d’Aosta numericamente non siamo molti che stanno seguendo questa filosofia, ancora meno se prendiamo come parametro il numero di bottiglie”. Assaggi effettuati confermano pulizia ed eleganza nel bicchiere, menzione speciale per il Nebbiolo 2016, un tannino bello ruvido in bocca che si stabilizzerà con ulteriore affinamento in bottiglia, mentre il Mayolet regala delle belle sensazioni.

PACINA

Un Sangiovese vero, non cercano l’evoluzione nella botte ma in vigna. A Pacina sono stati tra i pionieri della viticoltura al naturale in Toscana, un movimento nato di pari passo con la nascita di Legambiente nell’87. Un Chianti Colli senesi con bottiglia che rappresentasse la personalità di due persone legate a Legambiente. Si è scelto di partire con vigne vecchie, vinificazione senza solforosa, l’inizio della storia di Pacina è comune a tante storie di chi è partito dal mondo del vino. Il Pacina IGT il vino più conosciuto e bevuto dell’azienda con circa 25.000 bottiglie

CANTINE DELL’ANGELO

Il nonno era impegnato nel lavoro in miniera, ma hanno sempre avuto le vigne, situate proprio sopra una parte della antiche miniere di zolfo nelle quali nell’800 arrivarono a lavorare anche 900 persone. Angelo Muto, è la terza generazione, ha deciso di difendere il reddito agricolo vinificando in proprio. Dalla vendemmia 2008 nella cantina che avrà ragione d’essere per poter lavorare le uve di solo greco piantate in cinque ettari . Il Greco di Tufo è prodotto unicamente con uve di proprietà, raccolta manuale. Scontato manco a dirlo i sentori di mineralità che si trovano in questi vini.

DIANA

Grazie a un’amica che ne sa, facciamo una bella scoperta andando dalle parti Calabria. Il nome della cantina è Diana, che ha riportato in vita un autoctono che stava scomparendo. La Lacrima del Pollino, che abbiamo assaggiato con il vino Mileo. Un vino da invecchiamento, vinificato secondo i metodi tradizionali del paese d’origine Saracena. Gusto intenso, profumato e dal sapore gradevole. Abbinamento indicato ai prodotti tipici della zona di produzione, indicato nell’abbinamento con piatti sofisticati dell’alta cucina Italiana.

 

MAURIZIO FERRARO

Una storia pluricentenaria quella dell’Azienda agricola Ferraro, nata nel 1819 arrivando ai nostri giorni. Impatto ambiente ridotto al minimo, rispettando l’ecosistema e perseguendo in questo modo un bilancio positivo per il nostro pianeta, Nel 2006 la svolta produttiva, senza l’uso di additivi di sintesi chimica primi fra tutti i solfiti e senza l’uso di prodotti di origine animale. La maggior parte dei vini prende la via dell’estero, tra Nord Europa, Usa, Canada e Giappone.

 

+info: livewine.it

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