Nel 2011, sono state prodotte 81 milioni di bottiglie di Asti Docg (+12% sul 2010) e 25 milioni di Moscato (+29%). Con l’export, che ha compensato abbondantemente il -15% di vendite sul mercato italiano, grazie soprattutto al +30% in Asia e al +7% in Europa, senza dimenticare gli Stati Uniti, dove si stima che il 10% di vini di tipo “moscato” consumato sia proprio di Moscato d’Asti Docg. L’Asti docg ha avuto un boom nella Russa, ma la Germania resta il primo consumatore, con una quota del 25% sul totale e un trend di crescita del 14%. Questi i principali numeri sul settore dei vini tutelati dal Consorzio dell’Asti docg diffusi in occasione degli stati generali delle bollicine astigiane tenutosi di recente a Cossano Belbo, nella cantine Fratelli Martini.
Ad un mercato più forte della crisi e’ stato dedicato una conferenza, condotta da Bruno Vespa, a Cossano Belbo (Cuneo) alla quale hanno partecipato numerosi produttori. ”Il settore vitinicolo – ha osservato Mario Guidi, presidente nazionale della Confagricoltura – regge meglio la crisi”, un successo ”che non dipende dalle aree di produzione, ma dalle capacità organizzative, da chi gestisce il prodotto finale”. “Le opportunità del mercato sono più che positive, lo abbiamo visto al Vinitaly e lo hanno dimostrato le esportazioni del 2011 – ha detto in videoconferenza il presidente della Commissione Agricoltura al Parlamento Europeo, Paolo De Castro – certo il mercato interno dimostra consumi in calo, ma il comparto ha una capacità di penetrazione dei nuovi mercati molto elevata, e l’Europa gioca un ruolo importante e i contributi della Comunità Europea non vanno frammentati ma ben orientati sui nuovi progetti. Dobbiamo guardare ai mercati in maniera più mirata, oltre alla qualità del prodotto è necessaria una forte organizzazione per cogliere le vere opportunità che i nuovi mercati offrono e che a volte le nostre imprese non sono in grado di cogliere”.
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