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Si chiamano PIWI, sono vitigni resistenti, ma al loro fascino non si resiste e hanno fatto emozionare Milano. Sarà l’anno della definitiva consacrazione dei vitigni Piwi anche al grande pubblico? Non siamo in grado di dare una risposta certa a questa domanda, ma sicuramente un primo riscontro importante è arrivato durante Enozioni, la kermesse sul vino organizzata dall’Associazione Italiana Sommelier di Milano che ha visto, domenica 27 gennaio, un banco di assaggio interamente dedicato ai vitigni Piwi. Ma che cosa sono i vitigni Piwi? Si tratta di varietà di vite resistenti alle crittogame, chiamate appunto Piwi, dal tedesco pilzwiderstandfähig che significa viti resistenti ai funghi, e trovano la loro origine negli incroci effettuati tra le varietà di vite da vino e le varietà di vite americane resistenti alle malattie fungine.
Niente Ogm, la maggioranza delle varietà, che ancora oggi vengono erroneamente chiamate ibrido, furono sviluppate dal 1880 al 1935 in Francia. L’obiettivo era quello di combinare la resistenza delle varietà americane alle crittogame e alla fillossera della vite alla qualità dei vini ottenuti dalle varietà europee.
Ancora una volta, l’Associazione Italiana Sommelier dimostra di essere in grado di intercettare i gusti e i fenomeni emergenti nel mondo del vino, come spiega il presidente di Ais Lombardia Hosam Eldin Abou Eleyoun. “La scelta di organizzare questo appuntamento sui vitigni Piwi in realtà è nata da un’esigenza, quella di farsi conoscere da parte di due aziende della Lombardia che stanno portando avanti un lavoro davvero interessante sul territorio con questi vitigni. Noi abbiamo detto che avevamo in programma un evento come Enozioni, in grado di mettere al tavolo un pubblico attento e desideroso di ascoltare la storia e le potenzialità dei vitigni Piwi, così è nato questo appuntamento che ha riscosso grande interesse da parte dei soci che, ancora una volta, hanno dimostrato profondo attaccamento con un pubblico da record”.
Alla scoperta dei vitigni Piwi e delle aziende che stanno impiantando questa tipologia di vitigni molto più resistenti, in grado di fare abbassare l’impatto del lavoro dell’uomo in vigna. La scelta di impiantare questi vitigni per molti nasce da qui, poi di fatto si entra in una dimensione e in un mondo unico. Gli ettari lavorati per azienda non sono ancora molti, ma le produzioni stanno crescendo a vista d’occhio e in alcune situazioni vediamo una convivenza con vitigni autoctoni del territorio di origine. Ecco una mini selezione degli assaggi di Piwi che ci hanno emozionato.
NOVE LUNE
Alessandro Sala era reduce dall’assemblea della Piwi International. Lui è un vignaiolo che ha creduto fortemente in un evento come questo, ha voluto impiantare i vitigni Piwi in un territorio lombardo dalla tradizione vinicola come la Valcalepio nella sua Cenate e creare nel 2017 l’Associazione Piwi Lombardia. “Fossi stato a Montalcino o a Barolo avrei avuto vita più difficile, il territorio sta rispondendo bene ma soprattutto sta rispondendo bene a livello di interesse verso questi vini che vanno letteralmente a ruba”. Nove Lune rappresenta il punto di arrivo e di partenza del percorso attraverso la viticoltura biologica che ha portato a spostarsi verso qualcosa di ancora più ecologico come i vitigni resistenti. Assaggiamo HeH, un vino frizzante col fondo, metodo ancestrale prodotto da uve Solaris al 100%. Un esperimento: il vino può essere bevuto limpido oppure torbido dopo l’agitazione. Le uve vengono raccolte diraspate per lasciare intatti gli acini; dopo la pressatura soffice e il successivo illimpidimento avviene la fermentazione in acciaio a temperature controllata a 17°, la quale continua anche in bottiglia senza aggiunta di zuccheri e di solfiti. Alternativa adatta alla pizza, un vino da piscina, da bere a secchiate.
TERRE DI CEREALTO
Pioniere della viticoltura Piwi è il Veneto. Come succede in molti casi, si è partiti con delle micro-vinificazioni per poi arrivare, al 2014, con una delibera della Regione Veneto che autorizzava i primi impianti. Oggi, parliamo di una produzione con 1,5 ettari vitati, un’azienda che si trova su un altopiano nel bellunese, l’altopiano di Cerealto. “Veniamo da un’azienda agricola che alleva vacche da latte in Valdagno. L’idea è nata nel 2010 da uno studio agronomico che ha decretato le condizioni per fare vino eccellente”. Un percorso che, ad oggi, ha regalato un bianco con due vitigni. Johanniter 60% e Bronner 40%, in previsione dovrebbe arrivare una bollicina di metodo classico con Bronner in purezza. Basso come sempre l’impatto ambientale, e non potrebbe essere diversamente in un territorio che, con 180 abitanti e 50 ettari di pascoli, è mantenuto da contadini che non sono andati incontro alle sirene del lavoro nella fabbrica Marzotto, azienda che di fatto ha ridisegnato nel dopoguerra il lavoro dell’agricoltura in zona.
HERMAU
Fare Orange Wine in provincia di Sondrio non è un sogno ma poco ci manca. Siamo a Pianazzola, sopra Chiavenna, una zona che un tempo era interamente vitata. Oggi, invece, sono rimasti in pochi a portare avanti la tradizione. Hermau è la creatura di Maurizio Herman, dopo dei corsi Onav e da Sommelier AIS si appassiona al mondo del vino, parte dal Nebbiolo ma poi incontra i Piwi e rimane folgorato. Nell’attesa di assaggiare un Nebbiolo Piwi, su cui assicura che ci stanno lavorando all’Università di San Michele all’Adige, assaggiamo l’Orange in Anfora 2017. 120 giorni di macerazione, un vino ottenuto in purezza da uno dei più nobili vitigni aromatici e da uve scrupolosamente scelte in vendemmia e vinificate naturalmente in anfora. Un vino che sta conquistando il territorio della Val Chiavenna. Tanto per rendere l’idea: alla consueta cena gourmet del maialino, al ristorante stellato Lanterna Verde di Villa di Chiavenna della famiglia Tonola, grandi protagonisti sono stati proprio i vini della cantina Hermau. 2.000 bottiglie prodotte che stanno aumentando, in considerazione anche dei vigneti nella zone delle cascate dell’Acquafraggia, uno dei posti più suggestivi della zona, perché viticoltura fa rima con ambiente e bellezza.
PIWI INTERNATIONAL
Uno dei banchi più interessanti, sicuramente, era quello di Piwi International, in rappresentanza del lavoro che si sta portando avanti nel mondo come piattaforma di scambio dove far confluire tutte le esperienze, le idee e i vini. Un luogo di incontro che consente ai viticoltori di essere informati sull’esistenza di varietà resistenti, così da trovare e utilizzare la varietà più adatta alla zona. Nel banco di Piwi International, l’occasione di assaggiare le bottiglie numero due delle aziende premiate all’Internationaler Piwi Weinpreis, dove vengono premiate ogni anno le migliori varietà Piwi a livello internazionale. Tra i vini assaggiati, ci ha colpito il Galler Kunigunde dell’azienda tedesca Galler, originario della zona di Pfalz. Si tratat di un Satin Noir vino di qualità tedesca, secco con note intense di frutti di bosco concentrati e aromi di spezie e erbe.
MARCEL ZANOLARI
Uno dei personaggi più interessanti del vino valtellinese è sicuramente Marcel Zanolari. Il Vagabondo bianco Le Anfore è un vino che rappresenta al meglio questo vigneron – difficile da descrivere in poche righe – ma si tratta certamente di un uvaggio proveniente da differenti cloni di Riesling vinificati in anfora. Marcel è stato il primo a portare i vitigni Piwi in Valtellina nel ’97, poi le anfore, anche per lo Sforzato. L’azienda, fondata sui principi della biodinamica, ha sede a Bianzone e comprende tutti vigneti della zona, da Tirano scendendo fino a Teglio in Valgella. La logica che guida Marcel nella gestione della cantina di famiglia è legata a tre fattori principali: testa, mani e piedi, per formare le idee, per dargli forma e per condurle verso i traguardi prefissati.
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